Abbandonarsi all’“essere”
La modalità “essere” non appartiene solo a chi è incline alla spiritualità: quella consapevolezza di base, non giudicante, che arriva in primo piano quando si entra in questa modalità, è stata un’importante risorsa interiore fin dall’inizio delle nostre vite coscienti, e soprattutto è sempre a nostra disposizione. Può regalarci nutrimento e calma nella nostra frenetica vita del “fare”. Ciò che possiamo ricavarne non è tanto la saggezza spirituale, quanto un modo pratico per vivere in maniera più piena la quotidianità.
La sfida dell’“essere”
Abbinando la modalità “essere” con l’attenzione alle sensazioni, ai pensieri o ai sentimenti, entri in uno stato di pura consapevolezza, con i benefici fisici e psicologici che ne conseguono. Raggiungere questo stato richiede pratica; se provi a “stare” (nel momento presente) per qualche secondo, ti accorgerai che non è semplice, perché sarai subito preso da una moltitudine di pensieri che la tua mente avrà difficoltà ad abbandonare.
Che aspetto ha quindi l’“essere”? Questo esercizio mentale potrà dartene un’idea. Immagina di essere seduto nel parco e di guardare intensamente una rosa. Hai lasciato uscire tutto dalla mente tranne la percezione della rosa; nei tuoi pensieri non c’è spazio per il passato o per il futuro, per l’ansia o per qualsiasi altra emozione. Se un pensiero s’intrufola, lascia semplicemente che scivoli fuori dalla tua mente nello stesso modo in cui vi è entrato. Non combattere contro quel pensiero perché ti farebbe ripiombare nella modalità del “fare”. Scegli la consapevolezza.