STRESS DA TECNOLOGIA

CAVARSELA NELL’ERA DIGITALE

Siamo nell’epoca di internet e l’essere umano non è mai stato così interconnesso. L’utilizzo delle tecnologie della comunicazione h24 in ogni ambito richiede nuovi metodi di gestione dello stress.

Fai una pausa
Ridurre l’uso della tecnologia e lo stress da multitasking è possibile (pp. 64-65). Se per te passare da un social all’altro è diventata un’abitudine malsana, puoi trarre benefici da un piano a lungo termine per smettere.
Nell'immediato, lo psicologo ed esperto di tecnologie Larry Rosen consiglia delle “pause tecnologiche”, cioè di spegnere i dispositivi mentre lavori e concederti delle finestre di tempo limitate per guardare i social media.
Riducendo la distrazione risulterai più efficiente a lavoro.

Attaccato allo smartphone? Uno studio americano del 2014 ha dimostrato che chi usa lo smartphone la sera tardi dorme peggio ed è più stressato dal lavoro il giorno seguente. Le possibili cause sono due:
■ La luce abbagliante dello schermo inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che facilita il sonno.
■ La natura invasiva e sempre attiva dei telefoni rende difficile distinguere tra il lavoro e il riposo.

CAOS TECNOLOGICO

Il caos digitale può rendere l’uso del computer inutilmente stressante. Ecco i consigli degli esperti:

Mantieni il desktop pulito e ordinato, evita l’eccesso di icone.

Cancellati da newsletter e blog che non ti interessano.

Elimina gli account che usi poco.

Organizza i segnalibri per semplificare la navigazione.

Salva i documenti con criterio e cancella quelli che non servono.

Scegli come pagina un motore di ricerca senza pubblicità e gossip.

Non seguire troppi “amici” virtuali. Limita le amicizie sui social alle persone a cui tieni davvero.

Uno studio olandese del 2014 ha scoperto che per i soggetti che usano spesso lo smartphone è più difficile staccare dal lavoro, aumentando il rischio di esaurimento nervoso. Lo studio ha però individuato un’eccezione: chi è abituato all’interrelazione tra lavoro e vita privata è meno stressato se può controllare il telefono: lo rassicura il fatto di non perdersi niente di essenziale.
Insomma, l’uso ottimale dello smartphone ci fa sentire connessi, ma non invasi. Lo stesso vale per tutti i dispositivi: la cosa importante è tracciare dei confini, come vedremo.

Serve una pausa offline?
Stare sempre connessi può non essere positivo. Nel 2012 la British Psychological Society ha rilevato il fenomeno delle “vibrazioni fantasma”: i soggetti erano talmente stressati dalle interazioni social da sentire vibrare il telefono anche se non avevano ricevuto messaggi. Il ricercatore, Richard Balding, ha notato che lo smartphone potrebbe ridurre lo stress aiutandoci a gestire i flussi di lavoro, ma che la pressione di dover essere sempre in contatto con famiglia e amici in realtà può aumentarlo.
Le notizie minuto per minuto possono essere particolarmente problematiche: uno studio americano del 2013 ha dimostrato che le persone esposte ai notiziari dopo l’attentato alla Maratona di Boston avevano un livello di stress maggiore di chi lo aveva vissuto in prima persona.
Come suggerito nel 2016 dall’American Psychological Association, è meglio leggere quanto basta per tenersi aggiornati: seguire i notiziari può fare peggio che meglio, la priorità va data alla propria salute e stabilità emotiva.

CONSIGLI PER LE FAMIGLIE

I genitori si preoccupano che un uso eccessivo della tecnologia limiti lo sviluppo sociale dei figli. Uno studio inglese del 2011 ha fatto una scoperta incoraggiante e consiglia una “Dieta Comunicativa Bilanciata”:

1
Tieni traccia dell’uso che fai della tecnologia per conoscere le tue abitudini.


2
Pensa alla collocazione della tecnologia in casa.
Computer nelle zone comuni invitano all’utilizzo perché non richiedono la separazione dagli altri.


3
Trovate regole condivise tra genitori e figli sugli orari online e quelli offline.


4
Date il buon esempio: se state tutto il tempo sul telefono, non potete aspettarvi che i vostri figli facciano diversamente.


5
Trovate il giusto equilibrio: ogni famiglia ha la propria zona di comfort.

La posta in gioco
Il rapporto 2017 sullo stress dell’American Psychology Association afferma che la relazione con i social media cambia da generazione a generazione. Più si è giovani, più ci definiamo attraverso i social e ci sentiamo stressati dalle esperienze negative sugli stessi, come negli esempi descritti a destra. Più si è anziani, meno ci si preoccupa dell’impatto dei social sul nostro benessere. Se la vita online ti stressa, prova a integrarla con degli elementi significati nella vita offline (pp. 44-45).
Secondo uno studio del 2011 della Cambridge University, una persona su tre si sente sopraffatta dalla tecnologia. Che tu sia giovane o vecchio, la tecnologia è un’arma a doppio taglio per quanto riguarda lo stress, ma equilibrio e moderazione sono l’approccio migliore.

COME TI PERMETTI!

Se ti piace socializzare su internet, conoscerai lo stress di essere attaccato da gente sgradevole. Anche tu a volte sarai stato più aggressivo di quanto non voglia ammettere. In un suo famoso studio del 2004, lo psicologo John Suler cita il fenomeno tra i sei fattori “dell’effetto disinibizione online”:

1 Anonimato dissociativo.
“Ciò che faccio online non è riconducibile alla mia persona.”

2 Invisibilità. “Nessuno può vedermi o giudicarmi.”

3 Asincronia. “Non accade nel tempo reale, quindi non devo preoccuparmi del suo impatto.”

4 Introiezione solipsistica.
“Non vedo queste persone, per cui posso immaginarle come voglio.”

5 Immaginazione dissociativa. “Non è il mondo reale, per cui non sto facendo male a persone reali.”

6 Minimizzazione dell’autorità. “Nessuno può fermarmi.”

In alcuni casi l’aggressività online è frutto di genuina ostilità, ma ricorda che se uno sconosciuto ti attacca, non sta parlando davvero con te. Se ti senti stressato da un’offesa, ricorda che rispondendo non fai che aumentare l’aggressività e che i commenti parlano dei loro autori più di quanto non possa fare tu.

STRESS
STRESS
Diane McIntosh, Jonathan Horowitz
Una guida preziosa per capire cos’è lo stress e imparare ad affrontarlo e trasformarlo in energia positiva in ogni ambito della vita: lavoro, studio, amore, questioni finanziarie, relazioni sociali. Basandosi su ricerche all’avanguardia, questo libro aiuta a identificare le cause di stress nella nostra vita e a liberarci dagli schemi mentali, offrendoci soluzioni pratiche, semplici ed efficaci da applicare ogni giorno. Diane McIntoshLa dott.ssa McIntosh è assistente clinico universitario presso la Facoltà di Psichiatria dell’Università della British Columbia, Canada. Conduce un’intensa attività clinica privata, oltre a dedicarsi alla formazione di medici connazionali e internazionali, soprattutto nell’ambito dell’appropriatezza prescrittiva in psichiatria. Il suo interesse clinico-scientifico si concentra sui meccanismi neurobiologici del tono dell’umore nei disturbi d’ansia. Fa parte del consiglio direttivo del CANMAT (Canadian Network for Mood and Anxiety Treatments). Tiene anche una rubrica sulla salute mentale per The Huffington Post. Jonathan HorowitzPsicologo clinico e terapeuta cognitivo certificato, il dott. Horowitz è specializzato nel trattamento dei disturbi d’ansia. Ha contribuito a progetti di ricerca finanziati dal governo canadese nell’ambito dello stress e dell’ansia, dell’abuso di sostanze e in progetti di psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Come clinico ha esperienza decennale nel trattamento dei disturbi d’ansia. È fondatore e direttore del San Francisco Stress and Anxiety Center, che fornisce programmi di gestione dello stress e dell’ansia a individui, coppie e organizzazioni.