La prima tecnica che viene utilizzata è chiamata Balbuzie Volontaria 100% (H. Gregory), nella “versione” per i bambini il termine che usiamo di solito è Parla Bum Bum (per evidenziare l’intensità dello sforzo e della tensione muscolare). Il paziente deve cercare di riprodurre la propria balbuzie volontariamente, facendo apposta a balbettare.
Gregory riteneva prognosticamente significativa la maggiore o minore capacità del paziente di riprodurre volontariamente le caratteristiche fisico-muscolari della propria balbuzie. Maggiore è questa capacità più favorevole sarà la prognosi (Evanston 1990, comunicazione personale).
Il focus va posto sulla capacità di riprodurre l’intensità della tensione muscolare, la sua localizzazione nel canale verbale-fonatorio, le sue caratteristiche visibili ed udibili in modo da rappresentare ed imitare il più fedelmente possibile la balbuzie della persona stessa.
Le indicazioni sono:
- Riprodurre la propria balbuzie senza esagerarla o ridurla eccessivamente
- Lo sforzo: è presente, è di pari intensità, è percepito uguale, “nello stesso posto (gola, bocca, ... )” di quando balbetto spontaneamente?
- La frequenza: il numero di parole balbettate deve corrispondere a quanto mi capiterebbe normalmente, spontaneamente
- Le caratteristiche della mia balbuzie volontaria devono essere simili alla mia balbuzie naturale
Nel caso in cui, mentre la persona lavora con la balbuzie volontaria, accadano episodi di balbuzie spontanea e naturale, occorre:
- Fermarsi
- Ripetere immediatamente lo stesso episodio di balbuzie
- Facendolo apposta, volontariamente, imitandolo
- Nello stesso identico modo che prima c’è capitato spontaneamente ed in modo casuale