LE TECNICHE DI CONTROLLO DELLA TENSIONE MUSCOLARE

La prima tecnica che viene utilizzata è chiamata Balbuzie Volontaria 100% (H. Gregory), nella “versione” per i bambini il termine che usiamo di solito è Parla Bum Bum (per evidenziare l’intensità dello sforzo e della tensione muscolare). Il paziente deve cercare di riprodurre la propria balbuzie volontariamente, facendo apposta a balbettare.


Gregory riteneva prognosticamente significativa la maggiore o minore capacità del paziente di riprodurre volontariamente le caratteristiche fisico-muscolari della propria balbuzie. Maggiore è questa capacità più favorevole sarà la prognosi (Evanston 1990, comunicazione personale).


Il focus va posto sulla capacità di riprodurre l’intensità della tensione muscolare, la sua localizzazione nel canale verbale-fonatorio, le sue caratteristiche visibili ed udibili in modo da rappresentare ed imitare il più fedelmente possibile la balbuzie della persona stessa.


Le indicazioni sono:


  1. Riprodurre la propria balbuzie senza esagerarla o ridurla eccessivamente
  2. Lo sforzo: è presente, è di pari intensità, è percepito uguale, “nello stesso posto (gola, bocca, ... )” di quando balbetto spontaneamente?
  3. La frequenza: il numero di parole balbettate deve corrispondere a quanto mi capiterebbe normalmente, spontaneamente
  4. Le caratteristiche della mia balbuzie volontaria devono essere simili alla mia balbuzie naturale

Nel caso in cui, mentre la persona lavora con la balbuzie volontaria, accadano episodi di balbuzie spontanea e naturale, occorre:


  • Fermarsi
  • Ripetere immediatamente lo stesso episodio di balbuzie
  • Facendolo apposta, volontariamente, imitandolo
  • Nello stesso identico modo che prima c’è capitato spontaneamente ed in modo casuale

IL RAZIONALE TERAPEUTICO È


Non si può cambiare qualcosa che non si conosce o che non ci piace osservare e conoscere, o che ci fa soffrire quando succede e per questo evitiamo di comprenderlo ed analizzarlo.

In questo ambito trovano spazio i concetti di desensibilizzazione, controcondizionamento, controllo motorio orale, gestione e controllo della intensità dello sforzo muscolare, adattamento e allenamento emotivo alla balbuzie, favorendo la riduzione della risposta emozionale negativa.


La balbuzie si trasforma da comportamento da evitare a comportamento da studiaremodificandosi conseguentemente atteggiamenti ed idee sproporzionate ed irrazionali che limitano le possibilità di controllo da parte della persona.


In questo modo si favorisce il cambiamento di pensiero, di atteggiamento da parte della persona e dei suoi familiari: la balbuzie diventa un argomento di discussione, analisi, osservazione, non è più solo una preoccupazione è un punto di incontro


Si favorisce un Cambiamento di Tipo 2(Watzlawick) per cui si definiscono nuovi

comportamenti ed obiettivi da raggiungere ma soprattutto il sistema relazionale comunicativo della persona che balbetta si colloca in una posizione “metacomunicativa” su un livello superiore nella struttura relazionale perché si inizia (di fatto) a

“PARLARE DEL PARLARE”


Il metodo di lavoro è tipicamente comportamentale:

  1. Inizialmente lettura e/o descrizione di semplici immagini per i bambini prescolari
  2. Brevi frasi durante la terapia
  3. Sperimentazione della balbuzie volontaria con alcuni interlocutori (che ascoltano o interagiscono minimamente)
  4. Brevi conversazioni in contesti favorevoli che man mano aumentano e/o si complicano
  5. La persona è anche invitata a spiegare la sua balbuzie, a chiedere ai familiari di “commentare tecnicamente” la sua balbuzie volontaria, di confrontare le proprie percezioni fisiche su come si balbetta (es. : assomiglia a come balbetti tu….)

La Balbuzie Volontaria ha un impatto del tutto speciale sulla persona che balbetta, ed il logopedista deve essere attento a spiegarne le ragioni, e le modalità applicative.


Certamente ciò che prima era evitato ad ogni costo … ora viene prodotto, cercato, analizzato e capito. Ciò che prima tutti volevano ignorare, il nondetto di molte famiglie, quello di cui non si parlava, ora viene discusso tecnicamente, descritto.


In molti casi viene richiesto alla persona o al bambino che balbetta ed ai suoi familiari di “balbettare tutti quanti durante la cena” cercando tutti di imitare la balbuzie del paziente stesso. Soprattutto nei bambini, anche piccoli, l’effetto di desensibilizzazione è enorme:


“se tutti balbettano e si divertono pure, ed io sono il capo che controlla se lo fanno bene, se balbettano giusto, ...allora io sono OK, non sono più io il problema!”


Condividere un’esperienza fisica, annullare o ridurre i comportamenti di giudizio sulla fluenza vs balbuzie, trasformare un problema in una cosa con quasi giocare, che si può studiare e capire, in cui la persona con cui il problema diventa “l’esperto per esperienza”, diventare pari cioè similiperché tutti interessati a sperimentare – capire – studiare – cambiare...

tutto ciò chiama in causa concetti quali:

  • Desensibilizzazione
  • Controcondizionamento
  • Risposta emozionale alla balbuzie
  • Evitamento
  • Propriocezione e studio dei comportamenti muscolari di sforzo
  • Identificazione della balbuzie e delle sue caratteristiche
  • Comportamento non giudicante
  • Modificazione delle idee irrazionali
  • Cambiamento 2
  • Un tentativo di riequilibrare l’ambito emotivo e cognitivo modificando l’ambito motorio

Le stesse modalità applicative sono previste per la Balbuzie Volontaria 50 % (H. Gregory). Nella “versione” per i bambini il termine che usiamo di solito è Parla Bim Bum Bam(per evidenziare che qui l’intensità dello sforzo e della tensione muscolare sono ridotte e meno intense). Il paziente deve cercare di riprodurre la propria balbuzie volontariamente, facendo apposta a balbettare ma ogni parametro ed ogni caratteristica della balbuzie è ridotto, modificato, rimpicciolito di circa la metà (50%). Lo sforzo, la durata, il numero di ripetizioni sono minori, più piccole, leggere ma strutturalmente e fisicamente simili alla balbuzie naturale della persona.

Si procederà come per la balbuzie 100% o Parla Bum Bum introducendo livelli di complicanza, durata, numero di frasi, interlocutori, ecc. sempre più articolati.


In ogni caso il modello prevederà sempre:

  • Variazioni in quantità consecutiva di parole
  • Variazioni in frequenza (quante volte al giorno) Variazioni in qualità degli interlocutori e nel loro numero
  • Variazioni nei contesti e nelle variabili sociali

Ma per i bambini, soprattutto con meno di 7 – 8 anni come si fa?

Le proposte attuali, (che per altro già S. Meyers aveva presentato negli anni 90 !!!) prevedono l’utilizzo di materiali in grado di rappresentare concretamente , ed in accodo con la fase preoperazionale di Piaget, i concetti di maggiore o minore tensione muscolare, l’identificazione delle caratteristiche della balbuzie, ecc.


NEL DETTAGLIO:

  1. Il veloce cavallo da corsa (S. Meyers) che corre veloce, parla veloce, fa tutto veloce …
  2. La foca che striscia e alllll…unga i suoni (S. Meyers) e spinge e sforza mentre lo fa
  3. Il sssssserpente che (a seconda di quanto è lungo) prolunga di più i suoni
  4. Il co-co-co coccodrillo che spinge e sforza forte ad ogni passo, ad ogni sillaba ripetuta
  5. La rana che salta e ri-ri-ri-ripete ve-ve-ve-veloci le sillabe o i suoni con la sua amica più piccola da usare quando lo sforzo e le ripetizioni sono più leggere
  6. Il Mostro del Blocco (qui è Spongebob ma potrebbe essere qualunque altro personaggio) che compare quando ci blocchiamo e lo sforzo è forte
Guardiamo insieme alcuni video:

 

VIDEO MP4 Balbuzie Volontaria 100% e 50% : alcuni esempi in vivo

 

VIDEO MP4 Modificare la balbuzie modificandone... la forma. Un esempio di real stuttering modification

 

VIDEO MP4 Esempi di balbuzie volontaria in vivo

 

VIDEO MP4 Balbuzie volontaria: un caso di particolare interesse

 

VIDEO MP4 Come lavorare sulla stuttering modification e descrivere la balbuzie in un bimbo prescolare

Il lavoro sulla balbuzie volontaria viene proposto anche nei bambini pre-scolari. In alcuni casi è preferibile iniziare con un lavoro sulla fluenza verbale vera e propria (attacco dolce, rallentamento della parola, ecc.) in altri si inizia il lavoro con la balbuzie volontaria. In molti casi la scelta è legata all’età o al livello di risposta emozionale negativa al sintomo sviluppato dal bambino stesso e/o dai familiari 

Ovviamente altre metodiche prevedono approcci diversi e questi saranno presentati in seguito.

Con tutte le persone che balbettano (minori e adulti) prevediamo alcune metodiche propedeutiche al lavoro sulla balbuzie volontaria. Esse sono:

  1. Tutti utilizzano un Quaderno di Lavoro (anche i bambini pre-scolari) in cui riportiamo per iscritto le cose fatte e/o da fare come lavoro a casa. Per i bambini che non leggono saranno i genitori a “ripassare i giochi da fare insieme” usando il quaderno
  2. Per prima cosa chiediamo, direttamente ed in modo aperto, alla persona: “spiegami come e cosa fai quando balbetti”
  3. Quindi: “spiegami come e dove sforzi, dove senti che le parole si bloccano”
  4. Ogni aspetto viene descritto in dettaglio, facendo, in terapia, esempi fisici, provando e dimostrando concretamente le cose dette  
  5. Facciamo quindi un elenco (meglio utilizzabile se applicato con le persone con più di 7 anni) su 2 colonne dove indichiamo
Cose, fatti, comportamenti, 
modi di fare o di parlare, 
persone, tutte le cose o situazioni che...
Mi aiutano nel parlare Mi peggiorano nel parlare
   
   

Con questo lavoro iniziale la persona che balbetta viene “predisposta, abituata” a ragionare sulla propria balbuzie, a descriverla ed ad osservare cosa gli/le accade quando balbetta spontaneamente.
  1. Quindi poniamo la domanda fondamentale nella fase iniziale della terapia: “ma tu/lei sa/sai perché balbetta/i? Secondo lei/te tu balbetti perché…?” che ci permette di riepilogare cognitivamente i contenuti espressi dalla persona e soprattutto ci aiuta a …  
  2. Ristrutturare cognitivamente la persona introducendo una “spiegazione della balbuzie” derivata dal modello di Brutten Shoemaker (vd. Carando “Balbus ergo sum” ed. Omega) che al di là della sua presunta validità scientifica, è terapeuticamente utile.

In un interessante lavoro di Boyle e Blood del 2009 i ricercatori studiando la causalità percepita della balbuzie (l’opinione sulla causa della balbuzie) presso un gruppo di controllo di persone non balbuzienti trovarono che:

“i partecipanti che credevano che la balbuzie avesse una spiegazione psicologica esprimevano contemporaneamente dei punti di vista molto più negativi verso le persone balbuzienti rispetto a quanti consideravano la balbuzie come un problema genetico o di natura sconosciuta. Questi ultimi avevano un’attitudine più positiva verso le persone che balbettano”.


Indurre un diverso atteggiamento nella persona che balbetta dimostrandole come l’intelligenza, l’emotività, la debolezza psicologica, la timidezza, ecc. non sono la causa della balbuzie e spesso, quando sono presenti, sono una conseguenza della balbuzie significa RISTRUTTURARE cognitivamente la persona rendendola più adatta a reagire al proprio problema

IL TRATTAMENTO LOGOPEDICO DELLA BALBUZIE
IL TRATTAMENTO LOGOPEDICO DELLA BALBUZIE
LIBRO accessibile multimediale

Contenuti demo

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Alcune pagine dimostrative del volume

Area 1

Area 1

Le conoscenze di base - La Valutazione ed i Modelli Interpretativi più conosciuti

Area 2

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Fisiopatologia della Comunicazione - Prassie e Motricità di Base - Comportamentismo - Terapia Razionale Emotivo Comportamentale

Area 3

Area 3

L’Assertività - Pragmatica della Comunicazione Umana - Le Linee Guida per il trattamento

Area 4

Area 4

La terapia, note generali - Le tecniche di Controllo della Tensione Muscolare - Le Tecniche di Controllo della Fluenza

Area 5

Area 5

Note sul trattamento - Trattamento nei bambini prescolari - Plain Parent Child Interaction

Area 6

Area 6

Demand and capacities model - Lidcombe Program - G.A.L.M.

Area 7

Area 7

Confrontiamo per capire - Terapia in età scolare, adolescenziale ed adulta - Metodi di terapia

Area 8

Area 8

L’associazionismo - Per concludere... - Ringraziamenti - Bibliografia