3. Foniatria

3.1 Disfonie

La voce è l’espressione di una funzione integrata fra il corpo e la mente e rappresenta una componente emotiva, scarsamente codificata, della comunicazione. In natura esistono innumerevoli varietà di voce. Nell’ambito di questa variabilità appare difficile stabilire uno standard di normalità, poiché alcune voci, solo lievemente alterate, possono risultare normali, oppure rappresentare un segno clinico da non sottovalutare a seconda dei casi.

Definizione: la voce eufonica è priva di componenti di rumore in relazione all’età, al sesso, all’intenzione comunicativa. Lo standard di normalità di voce non è però determinato solo dalla qualità del suono.

La disfonia consiste in un’alterazione della voce derivante da un disordine organico o funzionale del tratto vocale (Fig. 1) o di altri organi coinvolti nella regolazione pneumo-fonica.


Fig. 1. Schema dell’apparato fono-articolatorio.


La voce è quindi definita disfonica se risulta alterata in uno dei seguenti aspetti:

– le caratteristiche fisiche acustiche del suono vocale: intensità, frequenza dominante (frequenza fondamentale Fo), frequenze armoniche (timbro), durata nel tempo (in secondi), presenza di una componente di rumore aggiunto, ecc.

– i meccanismi fisiologici della produzione vocale: presenza di movimenti espiratori ‘da sforzo’, tensione a carico dei muscoli laringei estrinseci, alterazione della dinamica cordale intrinseca, scarso accoppiamento pneumo-fonico, ecc.

– il bilancio funzionale, inteso come equilibrio nel rapporto costo/beneficio fra la spesa energetica (pressione sottoglottica, tempo di contatto cordale, ecc.) e la qualità del prodotto vocale.


In base ai meccanismi eziopatogenetici coinvolti, si individuano entità nosologiche distinte:

1) disfonia disfunzionale semplice

2) disfonia disfunzionale a evoluzione organica

3) disfonia organica benigna

4) disfonia nell’ambito di malattie sistemiche che intaccano l’apparato fonatorio.


(Le disfonie conseguenti a neoplasia laringea non saranno trattate in questa sede).


Le forme organiche e quelle funzionali si trovano in contrapposizione spesso solo in teoria. Nella manifestazione clinica esse appaiono spesso legate al meccanismo fisiopatologico del ‘circolo vizioso’ indotto dallo sforzo vocale: le forme disfunzionali all’esordio, evolvono verso la modificazione della struttura anatomica cordale, mentre le forme organiche primitive generano adattamenti parafisiologici oppure scompensi nella dinamica cordale.

Sulla base del tipo di alterazione fisiopatologica che si instaura, i quadri clinici differiscono nel corteo sintomatologico, nella prognosi e nelle possibilità terapeutiche.


Fig. 2. (a) Piano glottico in abduzione e (b) in adduzione.