1.3.2 Diagnostica strumentale
1.3.2.1 Diagnostica strumentale “test soggettivi” (rilievi psicoacustici-comportamentali)
1.3.2.1.1 Audiometria tonale
L’esame audiometrico tonale è il test più comunemente eseguito per valutare la sensibilità uditiva. Esso permette di misurare la soglia di percezione uditiva per i toni puri nel campo di frequenze da 0.125 a 8 kHz, in intervalli di ottava (un ottava = raddoppio della frequenza). Il test viene eseguito tramite un generatore di segnali acustici, l’audiometro, tarato in decibel “hearing level” (dB HL) secondo standard internazionale (ISO 1975).
In generale si considera clinicamente normoudente un soggetto con una soglia entro i 20 dB HL. Un livello di soglia pari a 95 dB HL è considerato invece il limite oltre il quale un paziente ha un utilizzo praticamente nullo del canale uditivo. La Tabella I riporta una classificazione funzionale, in ragione di diversi livelli di soglia come media fra 0,5 e 4 kHz.
A partire dalla VI-VII decade di età gli individui presentano un innalzamento progressivo di soglia alle alte frequenze. Non è immediatamente chiaro se ciò rappresenti un normale fenomeno di senescenza dell’apparato uditivo (presbiacusia) o piuttosto la conseguenza dell’accumularsi nel tempo di fattori lesivi aspecifici (socioacusia).
Il rilievo separato delle soglie inviando gli stimoli per via aerea (in cuffia) e per via ossea (con un vibratore all’osso della mastoide o della fronte) permette di distinguere due tipi principali di sordità: le ipoacusie trasmissive e le ipoacusie neurosensoriali. Nelle prime la soglia per via ossea è normale e quella per via aerea è innalzata, nelle seconde le due soglie, innalzate, dovrebbero coincidere. Nelle forme di tipo “misto” l’innalzamento di soglia è determinato dal sommarsi di una quota neurosensoriale e una quota trasmissiva. Nel caso vi sia una grande differenza tra le soglie delle due orecchie, si rendono indispensabili procedure di mascheramento consistenti nell’utilizzo di un rumore inviato nell’orecchio non in esame, allo scopo di rendere più preciso il rilievo delle soglie dell’orecchio testato. Nella Figura 1 sono riportati tre esempi di ipoacusia ed i simboli che per norma internazionale indicano nell’audiogramma l’orecchio esaminato ed il tipo di soglia con o senza mascheramento, tenendo presente che convenzionalmente il colore rosso è usato per il lato destro ed il blu per il lato sinistro.
Livello uditivo (dB HL)
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Grado della sordità
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<20
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Assente
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20-39
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Lieve
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40-69
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Moderato
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70-94
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Severo
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>95
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Profondo
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Tab. I. Classificazione delle perdite uditive.

La diagnosi audiometrica tonale di ipoacusia trasmissiva indica una disfunzione localizzata nell’orecchio esterno o medio, l’origine della quale non può essere precisata in carenza di un esame otoscopico, micro-otoscopico ed impedenzometrico. La diagnosi di ipoacusia neurosensoriale indica una disfunzione a carico della coclea o del nervo o delle vie uditive centrali, la cui sede non può essere precisata senza ulteriori indagini. Particolari profili della soglia audiometrica tuttavia possono essere più frequentemente associati ad alcuni fattori lesivi (Fig. 2), anche se tali reperti non consentono di per sé di porre una precisa diagnosi causale.
Anche l’entità della perdita uditiva è con una certa approssimazione associabile a particolari condizioni patologiche come riportato nella Tabella II. La sordità trasmissiva non può manifestarsi con un’ipoacusia di oltre 70 dB HL, perché i suoni ad intensità superiore benché inviati per via aerea vengono trasdotti alla coclea dalle vibrazioni delle ossa craniche. Le sottoclassi nelle ipoacusie neurosensoriali hanno un valore indicativo, perché in realtà le lesioni possono essere distribuite in proporzione diversa e non prevedibile, rispettivamente a cellule cigliate esterne, interne, neuroni cocleari.
L’esecuzione dell’esame audiometrico tonale, così come dei test “sovraliminari” in seguito descritti, essendo basata su un modello operativo stimolo-risposta, richiede una collaborazione attiva e un certo grado di attenzione da parte del paziente.

Ipoacusie trasmissive
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Soglia uditiva
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Patologia orecchio medio
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Fino a 35 dB HL
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Perforazione timpanica
Fissità catena ossicini
Versamento endotimpanico
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35- 50 dB HL
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Disgiunzione catena
Grave fissità della staffa
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60-70 dB HL
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Orecchio medio escluso (gravi malformazioni)
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Ipoacusie neurosensoriali
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Soglia uditiva
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Patologia orecchio interno
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Fino a 55 dB HL
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Lesione cellule cigliate esterne
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Oltre 55 dB HL
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Lesione cellule cigliate esterne e Cellule cigliate interne
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Anacusia
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Orecchio interno/nervo esclusi
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Fino a 30-40 dB HL
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Possibilità di lesione limitata al nervo acustico
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Tab. II. Classificazione delle più frequenti cause di ipoacusia.
I simulatori, gli individui con livelli di vigilanza abbassati, o con ridotte capacità attentive possono produrre risultati falsi o inaffidabili, per es.: soglie più elevate del reale. Nei bambini un esame audiometrico tonale convenzionale può essere eseguito con sufficiente attendibilità solo a partire dai 3-4 anni di età; in età precedenti si utilizzano procedure particolari tendenti a motivare il piccolo paziente a dare risposte attendibili.
Per tutti gli esami audiometrici una controindicazione relativa è rappresentata dalla presenza di cerume nel condotto uditivo esterno. Questa condizione talvolta responsabile di un notevole fastidio soggettivo, può causare un’ipoacusia trasmissiva di 20-30 dB. Se l’indagine audiometrica è richiesta nel sospetto di un’ipoacusia da rumore (tecnoacusia), il paziente dovrebbe essere esaminato 16 ore dopo la fine del turno di lavoro, per evitare che un innalzamento temporaneo di soglia dato da fenomeni di affaticamento uditivo (TTS), falsi i risultati.
Si ritiene che i rilievi di soglia per via aerea abbiano un margine di errore (test-retest) di ± 5 dB e di ± 10 dB per via ossea. È consigliabile tuttavia una certa cautela qualora si confrontino i dati ottenuti in centri diversi, in quanto non sempre la taratura degli strumenti e le condizioni di rumorosità degli ambienti d’esame sono ottimali. Tali fattori possono condizionare in modo talvolta rilevante le misure di soglia. La durata dell’esame audiometrico tonale è variabile fra 10 e 20 min.
1.3.2.1.2 Test sopraliminari
La finalità di questi test è di definire la sede della lesione responsabile di un’ipoacusia neurosensoriale, se cocleare o retrococleare. L’importanza di individuare lesioni retrococleari sta nel fatto che molto spesso queste sono sostenute da una patologia espansiva (ad esempio neurinoma del n. 8°, tumori del tronco cerebrale, dell’angolo ponto-cerebellare) per la quale sono necessari precoci e specifici approfondimenti neuroradiologici.
I test sopraliminari si suddividono in indagini per rivelare il fenomeno del recruitment (tipico delle lesioni cocleari) e indagini per svelare un adattamento neurale patologico (tipico delle lesioni del n.8°). Nella Tabella III sono riportati i test oggi più utilizzati; la scelta dipende dalla configurazione audiometrica e dalla strategia globale dell’esaminatore.
Comunemente questi test vengono somministrati in una batteria costituita da almeno 2 test per tipo, in modo da avere un controllo incrociato dei dati: ad esempio recruitment presente ed adattamento normale, o adattamento patologico e recruitment assente.
A) Test per svelare il fenomeno
del “recruitment”
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B) Test per svelare la presenza
di “adattamento patologico”
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- S.I.S.I. (Short Increment Sensitivity Index)
- A.B.L.B. (Auditory Binaural Loudness
Balance)
- Test di Fowler-Reger
- Test di Luescher - Soglia soggettiva del fastidiooglia soggettiva del fastidio
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- S.T.A.T. (Supra Threshold Adaptation Test)
- Test di Carhart
- Test di Rosenberg
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Tab. III. Test sopraliminari.
I risultati combinati di questi test permettono l’identificazione corretta di lesioni del n.8° nell’ordine del 45-65% con percentuali di “falsi allarmi” nell’ordine del 20-25%. La sensibilità diagnostica nei confronti delle cocleopatie è più elevata, pari a circa il 70-90%.
L’esecuzione di questi test richiede un’attenzione maggiore che non il semplice esame audiometrico tonale, poiché al paziente sono richieste prestazioni più complesse come ad esempio individuare minime variazioni di sensazione uditiva che si succedono nel tempo o durante varie prove. Poiché la maggioranza di questi test si avvale di stimoli d’intensità superiore alla soglia del paziente, la loro esecuzione è subordinata all’esistenza di residui uditivi almeno nell’ordine di 70-80 dBHL. Risultati di incerta interpretazione possono talvolta verificarsi indagando ipoacusie monolaterali con una differenza di soglia maggiore di 50-60 dB rispetto all’orecchio migliore.
La somministrazione di una batteria di 4 test può durare da 10 a 20 minuti a seconda dei test impiegati.
1.3.2.1.3 Audiometria vocale
I test di audiometria vocale oggi sono prevalentemente usati per valutare l’efficienza del sistema uditivo nei confronti di stimoli verbali. I risultati quindi vengono per lo più utilizzati in chiave funzionale in vista di una riabilitazione, o per misurare l’efficacia di un trattamento sul piano delle funzioni comunicative, ad esempio un trattamento chirurgico o protesico, della sordità.
La stimolazione è costituita da liste di parole o frasi, solitamente 10-20 per lista, che sono inviate al paziente ciascuna a una determinata intensità, in cuffia o in campo libero. I materiali verbali che sono utilizzati nelle prove di audiometria vocale sono stati scelti con procedure particolari in modo che ogni test, standardizzato e inciso su supporto magnetico (nastro o CD), rappresenti un “campione” della lingua italiana. Il paziente deve ripetere le parole o le frasi, mentre le risposte, giudicate dall’esaminatore, sono espresse in % di riposte corrette. I dati permettono di definire una funzione d’intelligibilità (% risposte corrette sulle varie intensità cui viene inviata ogni lista). Come per ogni funzione psicometrica i punteggi variano da 0 a 100% con un tipico andamento sigmoidale. All’interno di questa variazione è invalso l’uso di identificare sulla funzione tre tipici punti: l’intensità di stimolazione in cui si raggiunge il 100% (definita “soglia di intellezione”), l’intensità in cui si raggiunge il 50% (“soglia di percezione”), l’intensità in cui si raggiunge lo 0% (“soglia di detezione”). Nei normoudenti, nei soggetti con ipoacusia trasmissiva, o neurosensoriale da lesione cocleare, l’intensità corrispondente al 50% di risposte corrette coincide, entro ± 10 dB, con la soglia audiometrica media per i toni fra 0,5 e 2 kHz. Nelle cocleopatie l’andamento complessivo della funzione di intelligibilità, permette di valutare l’effetto delle distorsioni percettive di intensità e frequenza, che, tipiche di queste patologie, possono avere una rilevante influenza sulla discriminazione dei messaggi verbali, ad esempio impedendo il raggiungimento del 100% di risposte corrette. Anche con elevate intensità di stimolazione (Fig. 5).
Individui con disfunzione del nervo cocleare, della via uditiva centrale localizzate al tronco o con lesioni alla corteccia uditiva, possono avere invece prestazioni notevolmente peggiori rispetto a quelli prevedibili in base alla soglia uditiva per toni puri. Tali risultati sono meglio evidenziati con reattivi vocali particolari (audiometria vocale a bassa ridondanza) o inviando il materiale contestualmente a livelli prefissati di rumore. Queste prove hanno la finalità di porre il paziente in condizioni degradate di ascolto, quali si verificano usualmente nell’ascolto negli ambienti naturali.

Benchè il materiale verbale sia costituito da parole e frasi che fanno parte del patrimonio linguistico comune, occorre tener presente che le prestazioni di ogni paziente possono essere influenzate dalle sue capacità mnemoniche, dalla conoscenza della lingua, e da scelte casualmente corrette. Perciò la variabilità (test-retest) delle percentuali di intelligibilità, dipendente anche dal numero di parole o frasi che costituiscono la lista può essere elevata.
Mentre un tempo si assegnava all’audiometria vocale un rilevante potenziale diagnostico nell’individuare lesioni retrococleari o centrali, oggi quest’utilizzo ha subito un ridimensionamento a favore delle tecniche di diagnosi per immagine (TAC, RMN) e dei potenziali uditivi evocati. L’audiometria vocale conserva tuttavia la sua importanza come strumento per valutare le capacità di comunicazione del paziente. Come tale, trova un largo utilizzo in campo riabilitativo (cfr. audiometria protesica) e nelle situazioni di sordità in cui la percezione uditiva residua compromette specialmente le capacità di comunicazione verbale (sordità infantile, presbiacusia).
L’audiometria vocale è eseguibile nei bambini a partire da 6-7 anni di età. Risultati sufficientemente attendibili si possono ottenere a età inferiori, ricorrendo a una tecnica di rilevamento detta “a scelte multiple per immagine”, dove il bambino deve indicare tra 4-5 figure l’immagine corrispondente alla parola stimolo inviata.
Nell’adulto, la durata dell’esame, limitato alla sola funzione di intelligibilità è di 10-15’. La somministrazione di prove con rumore può prolungare i tempi fino a 40-50’.