Naming test (Goodglass e Kaplan 1972), o il test di F. Fanzago, che valutano la denominazione.
L’analisi fonetico - fonologica, qualitativa delle forme e delle funzioni, si effettua in seguito alla trascrizione del campione di linguaggio ricavato dalla denominazione o descrizione di oggetti o illustrazioni, dalla ripetizione di frasi e, se possibile, dal racconto spontaneo davanti ad una vignetta in successione. L’analisi quantitativa riguarda la forma fonologica dei suoni sillabici coarticolati nella parola, il lessico, l’uso della sintassi, le funzioni usate dal bambino, l’uso interpersonale e metalinguistico, gli scambi di turno, la coerenza e coesione del contenuto di un racconto.
L’analisi della produzione linguistica comporta un confronto tra le aree analizzate in relazione al grado evolutivo del bambino, la sua autonomia pratica, il contenuto di pensiero, il comportamento cognitivo e l’autostima, le eventuali disarmonie settoriali.
Fenotipo cognitivo
Un ritardo mentale di grado variabile, solitamente medio, presente nel soggetto Down, compromette la capacità di discriminazione percettiva, la risoluzione dei problemi, l’astrazione, la memorizzazione e la generalizzazione degli apprendimenti (10).
Tuttavia l’insufficienza non è mai da considerarsi un dato statico ma una condizione dinamica suscettibile di cambiamento e di evoluzione, in rapporto alle occasioni e alle interazioni affettive e ambientali nonché alla precocità della presa in carico.
Il bambino tra i 4 e i 5 anni può iniziare a presentare problemi relativi al comportamento, allo scambio verbale e comunicativo, all’apprendimento e alla socializzazione.
il comportamento dimostra scarsa intenzionalità ed iniziativa, il soggetto persevera e ripete azioni, gesti, suoni e in generale tarda a gestire i rapporti con i coetanei e le persone. Fatica a comprendere ed ad adeguarsi alle regole sociali dell’ambiente familiare e scolastico, la sua autonomia è ritardata perché fatica a gestirsi, non segnala i propri bisogni, non è autonomo nella pulizia personale, non si veste da solo, partecipa con fatica alle routine di gestione familiare e presenta un ritardo generalizzato di tutte le condotte imitative.
Il gioco per questa serie di motivi rimane ad un livello di manipolazione più o meno ordinata della realtà e non evolve nella fase simbolica, indice del suo livello di rappresentazione della realtà conosciuta.
Quasi tutti i soggetti Down presentano lentezza o riduzione della capacità di attivare i meccanismi neuropsicologici di base (che sono l’attenzione e la focalizzazione, la memoria di lavoro, l’elaborazione percettiva intra e intermodale e la motivazione) e ciò si manifesta con un comportamento poco o male organizzato.
L’attenzione superficiale rende il soggetto Down facilmente distraibile, accanto ad una memoria percettiva ed episodica sufficiente si rileva una memoria verbale scarsa, l’immaginazione e la creatività sono contestuali ad argomenti di interesse personale specifico, ma difficilmente espandibili. La difficoltà a percepire, raccogliere ed organizzare le informazioni ritardano operazioni mentali quali la classificazione, la seriazione, la generalizzazione, l’inferenza, la deduzione e le analogie.
La valutazione neuropsicologica integra e completa l’osservazione logopedica valutando la capacità del soggetto di variare e mantenere l’attenzione in compiti con modalità di presentazione diverse nelle diverse aree:
- propriocettiva, per osservare le abilità motorie,
- visiva, per valutare la coordinazione oculo - manuale,
- uditiva, per differenziare suoni ambientali e fonologici.
La memoria di lavoro è influenzata dai tempi di attenzione e può essere valutata con la riproduzione di sequenze sul piano motorio, visivo o verbale all’interno delle diverse scale di intelligenza; a tal riguardo è necessario sottolineare che non ci sono batterie di test precostituiti e specifici.
La lettura e la scrittura possono essere conquistate in tempi relativamente più lunghi, spesso sono abilità non limitate alla sola codifica e decodifica dei segni grafici ma possono arrivare ad essere strumento funzionale, così da permettere di integrare informazioni essenziali come quelle dei titoli dei giornali, di piccoli testi, di avvisi e comunicazioni. La scrittura può superare l’abilità del dettato ed essere usata per lasciare messaggi, scrivere note, indirizzi e saluti, firmare (11).
L'intervento riabilitativo
Gli obiettivi specifici dell’intervento logopedico vanno calibrati secondo la compromissione intellettiva e del linguaggio del soggetto.
Il progetto riabilitativo prevede interventi che possono iniziare dai primi mesi di vita e si differenziano in moduli dipendenti dalle fasi evolutive del singolo bambino, di conseguenza l’intervento si articolerà in cicli di intensità diversificata rispetto ai periodi critici dello sviluppo:
- fase comunicativa non linguistica: comprende le problematiche della masticazione e deglutizione, la gestione dell’alimentazione;
- fase di accelerazione della produzione verbale: si possono evidenziare problematiche dell’articolazione, della fluenza e degli aspetti organizzativi della struttura dell’enunciato;
- periodo precedente l’inserimento in scuola elementare: possono comparire le difficoltà legate alla corrispondenza tra aspetti creativi, struttura espressiva del soggetto e la trasmissione dei contenuti di pensiero fino alla riflessione sulle parole e all’analisi dei suoni che le compongono;
- accompagnamento nel primo ciclo delle elementari: implica l’apprendimento della codifica e decodifica della lingua scritta, gli aspetti descrittivi e narrativi.
La prima stimolazione riguarderà il distretto orobuccale e le vie sensoriali: se necessario, saranno trattate le problematiche di feeding conseguenti alla tipologia morfologica, le difficoltà di suzione, morso, masticazione e deglutizione. il programma comprende stimolazioni sensoriali, la manipolazione della muscolatura periorale, le esercitazioni bucco-linguo-facciali, la masticazione passiva e attiva, il potenziamento della respirazione e del soffio fino al gioco articolatorio, accanto all’organizzazione di situazioni - stimolo che facilitano e rinforzano l’uso dei gesti performativi e referenziali, la produzione di onomatopee.
Quando il bambino inizia a parlare le sedute saranno caratterizzate da situazioni - stimolo organizzate in modo da riprodurre la realtà circostante e favorire l’interazione bambino-mediazione verbale dell’adulto.
Il bambino SD è poco portato a riformulare gli enunciati che ascolta e ha difficoltà a generalizzare gli apprendimenti; scopo della rieducazione sarà, pertanto, quello di offrirgli prototipi comunicativi semplici e stabili, legati al contesto d’uso e alla funzione sociale, insieme alla integrazione in domini diversi delle diverse competenze: motoria per l’organizzazione degli oggetti nello spazio, della successione temporale delle azioni, della memoria a breve termine, dell’utilizzo delle conoscenze linguistiche e dell’uso delle strutture sintattiche.
In questa fase l’intervento riabilitativo deve avere una valenza cognitiva: le situazioni di gioco saranno finalizzate anche al raggiungimento delle categorie di permanenza dell’oggetto per differenziare mezzi-scopi ed attività manipolatorie base di schemi specifici e di procedure semplici, come apparecchiare la tavola per la colazione o per il pranzo, preparare lo zaino per andare a scuola, ricostruire l’evoluzione dal seme al fiore, ecc.
Scriveva Levi nel 1989 “….il linguaggio, infatti, (nella SD) si sviluppa sufficientemente nella sua funzione comunicativa ma in modo scisso dalla sua funzione di verifica e di controllo delle azioni del pensiero” (12).
L’interazione avviene giocando insieme, ripetendo le azioni familiari e quelle del vissuto del bambino, l’adulto rimodella la realtà attraverso proposte verbali che puntualizzano il lessico specifico, le azioni, le qualità delle cose e dei personaggi, le relazioni d’uso, di materia, forma, colore, le procedure necessarie per fare cose ed azioni e le espressioni d’uso comune.
Queste azioni hanno proprio lo scopo di completare le conoscenze, organizzare i contenuti, lavorare sul confronto e le differenze permettendo l’assimilazione delle strutture linguistiche proposte.
La funzione narrativa risulta carente soprattutto quando diminuisce il supporto contestuale e diventa necessario un aumento dell’impiego lessicale e sintattico e la capacità di trarre inferenze. Il trattamento logopedico sarà incentrato sull’ampliamento e la generalizzazione della comprensione dei messaggi verbali in situazioni decontestualizzate, sul controllo della coordinazione fono - articolatoria, sull’ampliamento del patrimonio fonetico, sulla produzione di parole e di frasi, sulla stabilizzazione e generalizzazione del significato e dei concetti in contesti differenziati.
L’inserimento scolastico necessita di un lavoro di preparazione che contempli la programmazione di attività finalizzate a conoscere e rendere familiari le lettere, il loro valore sonoro convenzionale, il segno grafico, la conoscenza stabile del proprio nome come inizio del percorso degli “atti di scrittura e di lettura” (13).
Il disegno e lo sviluppo grafico
Le attività rappresentative del gioco simbolico, del disegno e del grafismo possono presentare difficoltà specifiche di organizzazione ma anche presentarsi per il bambino come una sfida, un rifiuto, un desiderio di riuscire che deve essere riconosciuto come ulteriore ambito di intervento.
Il disegno è una delle prime manifestazioni delle attività rappresentative, conquista di un lungo processo, che dalle prime esperienze di tracciati grafici casuali diventa scarabocchio, inizialmente con valore rappresentativo e non figurativo, ma che permette comunque al bambino di rappresentare la realtà.
La trasformazione delle immagini in grafismo è la risultante dell’attività integrata dei vari apparati neuro-psicologici:
- gli apparati neuro-motorio, senso-motorio e visivo: assicurano continuamente il controllo della dimensione spaziale, dell’esecuzione e della coerenza tra la realtà ed il modello interno;
- l’apparato acustico: mantiene una base semantica comune tra gli elementi percettivo -motori e grafici mediante l’isolamento delle componenti sonore;
- lo schema corporeo: come rappresentazione di sé nel movimento;
- l’organizzazione spaziale: come rappresentazione dell’insieme delle immagini e di sé nei loro reciproci rapporti;
- l’organizzazione temporale: come rappresentazione dei ritmi dentro i quali si trovano interiorizzati immagini e vissuti;
- le funzioni superiori del sistema limbico: assicurano il nesso tra immagini, stati affettivi ed emozioni;
- le funzioni corticali superiori.
Naturalmente, l’espressione grafica segue lo sviluppo neuromotorio, cognitivo, affettivo e linguistico come, infine, la strutturazione delle esperienze relazionali e, quindi, varia a seconda dell’età e l’ambiente. Di conseguenza, il processo grafico diviene l’indicatore dello sviluppo del pensiero infantile, attività intenzionale e non soltanto dell’atto motorio.
I bisogni, le mancanze, le rigidità del bambino devono essere riconosciuti e devono essere rispettati i suoi tempi: ad esempio può essere necessario mantenere il carattere maiuscolo o minuscolo per il tempo necessario a rinforzare le basi psicomotorie e grafo - motorie, il bambino potrà utilizzare in seguito il suo movimento come funzione reale che riconosce e rappresenta le cose così come sono.
Egli, allora, sarà in grado di disegnare ed in seguito di scrivere secondo le regole comuni di apprendimento (14).
Le funzioni cognitive carenti
L’intervento deve estendersi alle componenti trasversali del funzionamento cognitivo, come la qualità dell’attenzione nei processi di raccolta delle informazioni, il controllo del comportamento impulsivo con passaggio all’azione che porta il bambino a procedere per tentativi ed errori, l’abitudine a selezionare e ordinare gli elementi necessari a risolvere un compito, un’azione, un gioco, prima di iniziare a fare, la coordinazione oculo - manuale necessaria a realizzare, nel disegno, la rappresentazione mentale di elementi della realtà circostante. La prima abilità fondamentale per ogni tipo di apprendimento consiste nella capacità di fornire e mantenere l’attenzione agli stimoli rilevanti qualunque sia la proposta; quando questo processo è carente ne conseguono deficit a livello senso - percettivo: l’individuo non riesce a capire con chiarezza qual è la richiesta e cosa deve fare, non riesce a raccogliere le informazioni necessarie e sufficienti e conseguentemente non ha i termini funzionali per organizzare e pianificare le strategie necessarie a risolvere il compito. L’integrazione sensoriale delle nuove informazioni e delle esperienze risulta, pertanto, compromessa (15). Queste difficoltà si evidenziano quando il bambino accede agli apprendimenti formali scolastici, che coinvolgono una serie di attività di organizzazione simbolica e rappresentazione mentale tipiche della lettura e della scrittura, quali la riproduzione di forme geometriche, la capacità di stabilire relazioni topologiche, la capacità di muoversi sulla striscia dei numeri, di riconoscere relazioni di corrispondenza biunivoca tra elementi, di definire un giudizio di quantità, uguaglianza e differenza.
È molto importante analizzare realisticamente lo sviluppo e la crescita del bambino, valutare i suoi progressi in modo oggettivo, verificarne i cambiamenti nelle varie aree; in questa ottica è meglio programmare interventi a rotazione diretti sul bambini, counselling ai genitori, agli educatori e alla scuola; infatti interventi troppo lunghi cronicizzano i rapporti, gli elementi metodologici diventano ripetitivi e la routine rende noiose le sedute.
Programma di arricchimento strumentale
Un intervento metacognitivo come il PAS basic o classic (Programma di Arricchimento Strumentale) del Prof. R. Feuerstein aiuta ad affrontare l’intervento specifico sulle funzioni cognitive carenti e la possibilità di generalizzare i concetti appresi. Questo metodo propone esercizi graduati da risolvere in pagine di lavoro organizzate e suddivise in 14 strumenti, ognuno con un titolo inerente all’argomento trattato: Organizzazione Punti, Organizzazione Spaziale 1 e 2, Relazioni Temporali, Sillogismi, Illustrazioni e altri.
Gli strumenti non hanno contenuto didattico e non sostituiscono le materie del programma scolastico, educano il bambino a costruire abitudini di lavoro per affrontare i compiti nelle varie fasi: prima, durante e dopo la risoluzione.
Caratteristiche peculiari di questo metodo sono la rilevazione e la discussione sull’errore, la generalizzazione e il “bridging” (ponte) con la realtà circostante, attraverso esempi pratici: le piccole abilità imparate nella pagina devono essere ritrovate nelle esperienze familiari, scolastiche, affettive in situazioni specifiche: preparazione dello zaino, organizzare il diario, scrivere la lista della spesa, usare mezzi di controllo come la bilancia, il righello (15).
Gli individui che non sviluppano sufficientemente le abilità comunicative e linguistiche necessitano di un rinforzo delle possibilità aumentative e alternative alla lingua orale, che privilegiano aspetti figurativi significativi, potenziano la comprensione e la produzione del si \ no, utile per uno scambio minimale.
Il progetto riabilitativo deve prevedere uno scambio coordinato tra una figura di tipo educativo e il logopedista. L’educatore dovrebbe avere il compito di estendere l’utilizzo delle procedure nelle situazioni socio-ambientali legate all’esperienza del bambino, esplicitando le regole d’uso, il significato pragmatico e l’utilizzazione sociale, sostenendo le problematiche di adattamento alla realtà.
Training parentale
Un comportamento scarsamente comunicativo del bambino può indurre nella madre e negli altri adulti un comportamento più direttivo, didattico e staccato invece che tutoriale e di mediazione. L’adulto finisce per usare un maggior numero di enunciati con funzione di controllo limitando la creatività e la spontaneità del bambino e finendo per incrementare stili cognitivi rigidi e ripetitivi. (10,16) I genitori devono imparare ad essere i mediatori dei loro bambini, non devono delegare agli insegnanti o ai logopedisti in quanto conoscendo gli interessi, i desideri ed i bisogni dei loro figli dovrebbero sapere meglio di chiunque altro ciò che può rinforzare, piacere, essere necessario.
Innanzitutto è determinante far venire al bambino la voglia di imparare a parlare, senza una buona motivazione non è possibile insegnare niente a nessuno. Il bambino deve scoprire che il linguaggio è qualcosa di piacevole e divertente, che si può modulare la voce, cambiare il tono, urlare e sussurrare.
Il linguaggio deve essere ricco di significati, deve accompagnare le azioni più comuni e l’uso degli oggetti di tutti i giorni e si impara ascoltandolo, associandolo alla realtà conosciuta: il bambino deve comprendere ciò che dice, non basta conoscere il nome delle persone, degli oggetti e delle loro parti, le azioni, le qualità. L’adulto, perciò, deve accompagnare al nome il contesto, l’uso, le qualità usando frasi complete e chiare, non troppo lunghe e ricche di particolari.
Il bambino parla quando ha raggiunto un certo controllo dei suoi mezzi vocali e sa stabilire la corrispondenza fra posture articolatorie (le prassie) ed i suoni prodotti: il linguaggio migliora con l’esercizio, cioè parlando, ma anche grazie ad un pensiero più organizzato.
Nei primi tempi bisogna dimostrare interesse per qualsiasi suono che il bambino riesce a produrre, affinché ripeta per il piacere di esporsi e di sentirsi ed utilizzare la correzione indiretta, che si attua quando l’adulto, invece di fermare il bambino e chiedergli di ripetere meglio, gli fornisce il modello adeguato dell’intera frase che avrebbe dovuto dire. Il bambino, in questo modo, non si accorgerà di essere corretto e non si sentirà frustrato.
Espandere il linguaggio, infatti, favorisce l’organizzazione del pensiero, aiuta il bambino ad ampliare il vocabolario usando parole nuove più appropriate. Bisogna partire sempre dalle idee che il bambino vorrebbe esprime aggiungendo altri dettagli; è importante aiutarlo a classificare, a scoprire le relazioni fra le cose, ad usare i termini sovraordinati (colore, forma, misura, uso, ecc.) per descrivere, trovare differenze ed uguaglianze.