Importanza dell'ascolto
L’adolescenza è identificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come il periodo di crescita e di sviluppo umano che si verifica dopo l’infanzia e prima dell’età adulta, dai 10 ai 19 anni.
In particolar modo, si tratta di un momento di assunzione di rischi e sperimentazione sessuale, ma anche di vulnerabilità.
Gli adolescenti differiscono dagli adulti rispetto al modo in cui risolvono problemi, prendono decisioni, questo perché alcune zone del cervello, in particolar modo la corteccia prefrontale, area deputata al ragionamento, in questo periodo di vita, si trova ancora in una fase di cambiamento e di sviluppo che dura fino all’età adulta. A causa di queste differenze neurofisiologiche, gli adolescenti sarebbero meno capaci di comprendere la relazione tra comportamento e conseguenze considerando spesso loro stessi “a prova di proiettile”.
Sono più inclini a subire le pressioni sociali, soprattutto dei pari, ciò comporterebbe una maggiore possibilità di sperimentare il consumo di alcol, o di altre sostanze, come anche rapporti sessuali precoci. Sebbene molte relazioni sessuali adolescenziali possano essere sane e appaganti, altre, potrebbero invece strutturarsi all’interno di un rapporto impari, in cui uno dei due soggetti potrebbe non essere del tutto consenziente rispetto allo stesso.
Alcuni giovani, infatti, non riescono a comprendere pienamente l’importanza di esprimere/accogliere il consenso in tutte le situazioni, comprese quelle di natura sessuale, parte essenziale e imprescindibile della relazione.
Sfruttamento sessuale, gravidanze non pianificate e malattie sessualmente trasmissibili (MST), sono i rischi maggiori che bisogna prevenire attraverso un “processo curricolare di insegnamento e apprendimento degli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali della sessualità” (ITGSE – UNESCO 2018).
I modelli di comportamento appresi durante questo periodo di vita sono fondamentali: educazione, formazione e ascolto sono 3 elementi essenziali affinché si possano prevenire comportamenti a rischio. Lo sviluppo di adeguate conoscenze e competenze riguardo la sessualità e l’affettività nell’adolescenza, rappresenta quindi un fil rouge che permetterebbe ai giovani di oggi di diventare adulti più consapevoli e responsabili, nel rispetto di sé stessi e degli altri.
In Italia, l’età media in cui si ha il primo rapporto sessuale è di circa 17 anni (Carella, Garcìa e Pace 2020), in alcuni casi, però, possono iniziare già a 12 anni.
In considerazione di ciò, un’agenzia educativa come la scuola, dovrebbe porsi come obiettivo principe, quello di intraprendere un adeguato percorso educazionale rispetto alla sessualità, che tenga conto del contesto familiare, culturale e sociale dei ragazzi, attraverso un tipo di approccio tarato rispetto all’età degli stessi.
Comprendere l’importanza di temi quali l’orientamento sessuale, l’identità di genere, il diritto ad avere o meno figli, ad essere o meno sessualmente attivi e tanto altro ancora, rientra nel più grande programma di Educazione Globale alla Sessualità (Comprehensive Sexuality Education, CSE). Globalità, che deve tener conto non solo dei diversi aspetti della sessualità (biologico, sociale, emotivo, relazionale, culturale ecc.), ma anche delle diverse età, delle capacità di apprendimento, dei diversi orientamenti sessuali e delle diverse identità di genere, delle diverse provenienze culturali, delle tante agenzie che possono realizzare l’educazione alla sessualità (Panzeri m., Fontanesi L.).
Nell’articolo 10 della Dichiarazione dei diritti sessuali della WAS (World Association for Sexual Health, 2014) si legge: “Ogni individuo ha il diritto all’istruzione e il diritto a un’educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità e al piacere” [OMS 2014]. In Italia ancora oggi, non è presente alcuna Legge nazionale che vada a regolamentare un adeguato programma di educazione alla sessualità che sia comune in tutte le scuole. L’attuale L. n. 405, risalente al Luglio 1975, ha previsto, infatti, solo l’istituzione di consultori familiari che avrebbero l’onere di divulgare le conoscenze di natura sessuale e riproduttiva senza specificare, per altro, il luogo deputato a tale divulgazione.
In ottemperanza a quanto dichiarato dall’OMS, allora, dovremmo riconsiderare un nuovo tipo di approccio alla sessualità tutta, in un’ottica inclusiva e rispettosa delle diversità degli individui e non eteronormativa, basata cioè su una concezione degli individui il cui genere biologico, identità sessuale e di genere e orientamento sessuale si sviluppino in senso esclusivamente maschile o femminile.
Il concetto di sessualità, deve quindi essere concepito e trasmesso come quanto di più naturale e fluido ci possa essere, nell’esplorazione dei propri desideri e fantasie e nel pieno rispetto delle differenze. L’ascolto, qui da intendersi per lo più rispetto ai temi della sessualità e dell’affettività è sempre elemento imprescindibile in una relazione, non solo tra adulti, ma anche e soprattutto quando ci si trova a doversi confrontare con i più giovani, che spesso, per nostra mancanza, si convincono che gli adulti non sono in grado di cogliere e accogliere i loro dubbi, i loro problemi, perché si tratta solo di “sciocchezze”. Tutto quello che ne consegue lo conosciamo bene, e il più delle volte è solo un modo di attirare la nostra attenzione rispetto ad un bisogno di essere considerati, compresi, aiutati. È importante allora dare spazio ai più giovani di esprimersi rispetto alle emozioni e ai dubbi, attraverso il dialogo con gli adulti di riferimento, in particolare nel periodo di età che va dagli 11 ai 15 anni, dove le emozioni vissute risultano particolarmente intense e possono facilmente generare paura e perdita di controllo rispetto alle sensazioni provate.
L’amore, per esempio, è un sentimento che in questo periodo di vita, inizia ad assumere particolare importanza, ed essendo piuttosto complesso come sentimento, che include aspetti fisici, cognitivi ed emotivi, è fondamentale che l’adulto esprima la propria disponibilità e apertura rispetto ad eventuali situazioni di vita del ragazzo/a, che magari in quel momento non è in grado di gestire autonomamente e che provocano in lui/lei particolare stress e sofferenza.
Un tipico esempio, potrebbe essere quello che riguarda la loro “prima volta”, una di quelle esperienze che per i giovani, risulta essere un momento molto importante, unico, che porta con sé tante incertezze, paure, sia dal punto di vista emotivo e affettivo, che dal punto di vista più strettamente sessuale. Bisogna dire loro, che non esiste un momento perfetto o specifico per poterlo fare, che ognuno di noi deve donarsi all’altro solo quando si sente pronto nel farlo, e soprattutto, con chi si ha desiderio di farlo, senza alcuna costrizione, cercando di far capire l’importanza del consenso proprio e altrui. Questo aspetto risulta particolarmente problematico da affrontare, soprattutto quando si ha uno sviluppo della propria identità sessuale che procede in una direzione “diversa” rispetto a quell’eteronormatività che comunemente siamo purtroppo abituati a concepire.
Spesso, può essere davvero difficile accettarsi, e questo avviene già durante il “normale” percorso adolescenziale, pensiamo quanto può esserlo in questi casi.
L’accettazione della propria identità sessuale, passa proprio dall’incontro con l’altro, dalla sua approvazione e da come si vorrebbe essere riconosciuti, per questo motivo il momento in cui si svela il segreto, il cosiddetto coming out, risulta essere molto difficile, ma allo stesso tempo liberatorio. Di solito è proprio all’interno del contesto scolastico che avviene il primo tentativo di comunicare i propri interessi sessuali, e il più delle volte, da parte dei compagni, non solo c’è una matura accoglienza e apertura, ma, in alcuni casi, gli atteggiamenti rivolti al compagno/a risultano essere ancora più vicini, affettuosi. Purtroppo, non mancano certo episodi di bullismo omofobico, ovvero quella forma di prevaricazione, insolenza, violenza, nei confronti delle persone omosessuali che può generare nelle vittime gravi stati di disagio e malessere con conseguente depressione, ansia e ideazione suicidaria (Pace, D’Urso e Fontanesi, 2020).
Questa ostilità perpetrata nei confronti dei “diversi”, spesso, può verificarsi contemporaneamente in svariati contesti: sociale, familiare e scolastico. Ciò, faciliterebbe lo strutturarsi nell’individuo, del cosiddetto stigma sessuale interiorizzato, ovvero un’introiezione dello stigma sessuale percepito a danno del proprio sistema di valori e della propria concezione di sé, che include autosvalutazione, vergogna, segretezza, portando gli individui ad un rischio maggiore di insorgenza di psicopatologie (Herek e coll. 2009). Affinché ci sia un vero cambiamento della forma mentis delle persone rispetto alla capacità di comprendere e accogliere la “diversità”, è necessario che famiglia e scuola lavorino congiuntamente per poter fornire ai ragazzi e alle ragazze conoscenze adeguate in materia di sviluppo dell’identità sessuale e dei diversi orientamenti sessuali, così da creare un ambiente in cui ci si possa sentire accettati e liberi di esprime sé stessi come portatori di un’unicità tipica di ogni uomo.
Il modo più efficace per poter ottenere concreti cambiamenti in un ambiente scolastico, oltre ai necessari corsi di formazione, potrebbe essere quello di organizzare incontri con persone che appartengono a comunità LGBT+ così da poter entrare in contatto con realtà diverse attraverso l’ascolto delle loro storie di vita, condividendo le emozioni rispetto al rifiuto provato, all’emarginazione e a come sono poi riuscite a superare tutto quanto.
Come già scritto precedentemente, il concetto di globalità dell’educazione all’affettività e alla sessualità, include in sé, la necessità di educare, appunto, l’intero sistema sociale, includendo quindi, anche gli adulti, i genitori, ma soprattutto gli insegnanti.
Com’è possibile pensare di creare un sistema sociale dove tutti rispettano le scelte sessuali altrui, dando la possibilità a chiunque di esprimere la propria sessualità in linea con i propri valori, se tali valori non vengono riconosciuti dalla comunità?
È imprescindibile un’adeguata formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado, che dia agli stessi l’opportunità di cogliere e accogliere, ribadisco, ancora una volta, le principali conoscenze sulla sessualità nella sua totalità e diversità, sottolineando l’individualità di cui ognuno di noi è portatore sano! Perché è proprio questa unicità che ci permette di cogliere la bellezza dell’altro.
D’altronde, se ci pensiamo, il concetto di “diverso” vale per ognuno di noi ed è proprio questo che ci rende allo stesso tempo straordinariamente “uguali”.
Educazione all'affettività e alla sessualità
Affrontare il tema della sessualità in adolescenza
A cura di: Carlo Rosso, Antonella Contarino, Massimo Bartoli, Marco Corica, Simone Magno, Marcello Paltrinieri, Sofia Minni, Domiziana Ponticelli, Veronica Tatti, Erica Cosentino, Daniele Di Meglio, Elena Santucci, Maura Garombo
La richiesta di interventi educativi rivolti ad adolescenti in merito all’infinito crogiulo della loro sessualità tesa traemozioni, modi di pensare, bisogni di essere, capacità di desiderare e modi di godere, è in rialzo. A sollecitarlisono spesso insegnanti o genitori in difficoltà verso l’esplosione quasi epidemica delle nuove espressioni divarianza di genere dei loro allievi e figli. Gender fluid, Genderqueer, Agender, Bigender, Transgender,Greygender, Crossdresser, Drag Queen, Drag King, sono terminologie che, oltre ad indicare particolari posizioniassunte dall’adolescente rispetto al tradizionale binarismo di genere, incombono enigmaticamente su genitoridisorientati. In questo confuso contesto di bisogni e aspettative accade pure che si confonda l’agire educativo conl’atto terapeutico. Si auspica che il primo operi anche nella direzione del secondo, ma è bene tenere distinti icampi.