Capitolo 14
La famiglia: lupi bianchi o lupi neri?

O

ra, per questo particolarissimo argomento, cercherò di non offendere nessuno, anche se so già che sarà improbabile che ci riesca, ce la metterò tutta. Perché? Beh, perché mi auguro che questo libro capiti anche tra le mani di qualche genitore che vuole aiutare i propri figli a trovare una strada, a chiarirsi i dubbi più che normali e fisiologici in quest’età complicata, fatta di ormoni fuori controllo e scelte difficili. E purtroppo per qualche genitore non sarà facile leggere e rendersi conto che è proprio lui causa – volontaria o no – del problema. C’è però una grande attenuante: se sei un genitore e stai leggendo questo libro, e sei arrivato fin qui (anche se hai tagliato passando dal sommario / famiglia / pag ... va bene lo stesso, ti capisco) dicevo, e stai dedicando del tempo a capire come poter aiutare tuo figlio, o anche solo a capire che cosa gli mette in testa un coach, bene, sei a buon punto. Significa che ti stai interessando a lui o a lei e alle sue scelte. Vedrai continuando a leggere che, se hai commesso qualche errore, c’è sempre modo di rimediare. Quindi, cari studenti, eccoci al dunque: la famiglia è uno degli ambienti più forti che ci “condiziona” nel bene e nel male. È una delle stanze più importanti della nostra casa invisibile, una casa di cui ti parlerò nel dettaglio fra qualche capitolo, che è la rappresentazione di tutti i condizionamenti esterni che subiamo. Per farla breve, la famiglia è uno degli ambienti che più ci influenzano, come è giusto che sia. Come tutti gli ambienti però, non è detto che ci influenzi nel modo migliore PER NOI. Ci sono in generale due tipi di famiglie, con mille sfumature diverse, ma in genere due tipi più importanti: Famiglie che ci supportano; Famiglie che ci frenano. Entrambe possono avere qualche controindicazione, ma ci basta ragionare come per tutto il resto, con gli strumenti che ti ho dato e ti darò fino alla fine del libro, per cavarsela. Punto primo, vale sempre il “senti chi parla”, e vale lo stesso discorso dei due lupi. I genitori hanno lo stesso istinto del lupo nero: proteggerti. Per questo, tutto quello che è novità, diverso da quello che conoscono, per loro è pericoloso. Può voler dire vedere il proprio figlio o la propria figlia cambiare, cambiare città, allontanarsi da loro. Non lo fanno apposta, fa parte degli istinti dei genitori (più solitamente quelli materni, ma non solo). Molti genitori vorrebbero che prendessimo il loro posto, continuassimo ciò che loro hanno iniziato. Può essere una attività, un’azienda, uno studio professionale, anche solo una passione. Qualsiasi cosa. Beh, questo tipo di genitori ha un problema di ego da risolvere. Un problema di ego. Non lo fanno apposta, magari ci dicono che hanno creato questo, fatto questi sacrifici per noi, risparmiato per noi, costruito per noi. Potrebbero anche usarlo per ricattarci moralmente. In questi casi, “NO GRAZIE”! Io da questo punto di vista sono stato molto molto fortunato. I miei genitori mi hanno lasciato fare cosa volevo (prima il liceo anche se a mio padre sarebbe piaciuto più facessi il geometra), poi l’università lontano da casa, anche se voleva dire abbandonare la campagna (anche perché quando mi piaceva andare in campagna... non me lo ricordo). Hanno accettato le mie scelte, si sono preoccupati per me, sicuramente (gliene ho dato motivo più di una volta), ma non mi hanno mai frenato o consigliato/imposto riguardo le mie decisioni di studio e lavorative. Sono stato molto, molto fortunato. (Grazie papà, grazie mamma. Vi voglio bene). Torniamo a noi, quindi l’istino di sopravvivenza che fa “funzionare” il nostro paperino malefico è lo stesso che nel nucleo familiare fa “funzionare” i genitori come dei bei freni a mano, per non dire come delle palle al piede. Basta capire che è naturale, e poi fare come si vuole. “Grazie mamma, capisco che ti preoccupi per me, grazie. Comunque la vita è la mia e credo sia arrivato il momento di sbagliare con la mia testa, spero tu mi capisca e mi sostenga”, (altrimenti dovrò usare il potere magico del NO GRAZIE!). Ci siamo capiti? Consiglio mio personalissimo: a volte non ha senso far preoccupare i nostri genitori senza motivo, solo per il gusto nostro (ego sabotatore) di voler a tutti i costi “imporre” ai nostri genitori le nostre idee. Chiediamoci sempre: “il fatto che dica loro questa cosa (ad esempio che mi licenzio per aprire una P.IVA) li farà stare più sereni o meno sereni? È proprio necessario che lo sappiano adesso o posso dirglielo una volta fatto tutto? Se lo dico adesso, sono pronto/a a sentirmene di ogni, e non perdere la pazienza con loro? Possono aiutarmi a prendere questa scelta con cognizione di causa o non hanno idea a cosa andrò incontro e parlerebbero per sentito dire? Ragiona su queste cose e decidi. Ma mi stai dicendo di mentire? Ti sto dicendo che ogni tanto, in alcune situazioni, possiamo anche tenerci la lingua in bocca. Poi, ripeto, questo è un mio personalissimo consiglio, non arriva da nessuna ricerca, nessuno studio, nessun corso di formazione, nessun libro. A te la scelta.

Voglio fare l'imprenditore

Diciamo che ho bisogno di consigli per diventare un imprenditore. Metto tutto in prima persona perché, ti giuro, mi sto proprio immedesimando in te. Voglio fare l’imprenditore e... 


A. i miei genitori NON sono imprenditori e NON mi supportano: in questo caso, sarebbe proprio senza senso chiedere a loro cosa fare per aprire un’azienda o un’attività e poi seguirne i consigli. Ha senso chiedere consigli, sì se ti supportano, perché ai genitori piace sapere cosa facciamo ed esserne partecipi (almeno, così dovrebbe essere, in caso contrario, un bel dito medio) ma non sempre sono persone indicate per darci consigli sensati, in questo particolare argomento, come in questo caso. Loro possono seguire quello che per loro ha senso, ma non essendo imprenditori, non vi indicheranno strade che hanno già loro percorso, a meno che non abbiano già provato ad aprire un qualche tipo di attività in proprio. In questo caso potrebbero riempirti di paure (se a loro non è andata bene) o riempirti di paure lo stesso (se a loro è andata bene ma poi sono tornati a fare altro), perché in caso contrario dovrebbero ammettere di essersi fatti fregare da qualche paura più o meno infondata e hanno dovuto, per questo, “ridimensionare” – se non cancellare – i propri sogni di gloria (almeno dal punto di vista del business). Ti ho sentito: hai pensato “perché dici che le paure erano più o meno infondate?” Ottima osservazione. Complimenti. In effetti non posso dirlo con sicurezza ma se avevano un tipo di attività che esiste ancora, cioè se c’è ancora qualcuno che con un tipo di attività simile continua a lavorare, a esistere, allora le loro paure erano infondate. Se invece quel tipo di attività non c’è più (esempio: negozi di sigarette elettroniche di prima generazione, nate esplose e scomparse nell’arco di qualche anno), idem. La paura fondata li ha portati a chiudere, ma la paura infondata li ha portati a non cercare un altro business, cosa che invece hanno fatto molti che erano nello stesso business spazzato via da leggi o regolamenti o semplicemente da big player che sono arrivati e si sono presi tutto il mercato. Chi è un vero imprenditore non molla, cambia, si adatta (ringrazia Darwin) e riparte in un altro mercato, con un altro prodotto, torva altri capitali ecc. Quindi, sì, mi sembra di poter dire con una buona probabilità di aver ragione, che se hanno smesso, comunque hanno delle paure che ti riverseranno addosso. Il punto qual è? Non è non starli a sentire, anzi, il punto è fare tesoro dei loro errori (se vorranno condividerli) e andare oltre. Cosa significa andare oltre? Andare a cercare chi non ha mollato e che ci possa dare opinioni più funzionali al nostro obiettivo, al nostro sogno. Ricordati una cosa: “se passerai la vita a capire che errori non commettere, non arriverai mai dove vuoi andare, e finirai per lo scoraggiarti. Concentrati invece su dove vuoi andare e sulle strade che qualcuno ha già percorso per arrivarci. È molto più facile e veloce. Sarai stupito da quanto le persone di successo non vedano l’ora di insegnare a qualcuno quello che hanno fatto”. Se non ci credi, vai a leggere il capitolo “Scarsità vs Abbondanza”. I miei genitori non sono imprenditori e mi supportano. 


B. Ottimo, il supporto dei genitori è un ottimo turbo, un ottimo boost per costruire il futuro che voglio. Purtroppo però non sono imprenditori. Quindi? Chiedo comunque consigli? Sì, certo, perché loro faranno del loro meglio. Poi non dovrò tralasciare il fatto che comunque, per loro esperienze dirette (o meglio, per la mancanza di esperienze dirette), tutto ciò che mi diranno riguardo l’argomento libera professione/imprenditoria andrà pesato, e verificato con fonti più autorevoli in materia. I miei genitori sono imprenditori ma NON mi supportano 


C. Può essere che lo facciano per mettermi alla prova? O sono semplicemente un po’ stronzi? Ho provato a chiedere perché non mi supportano? Le motivazioni possono essere molte. Per esempio, se loro sono imprenditori ma lavorano più dei loro dipendenti, non hanno vita sociale, vita privata, mi ha cresciuto la nonna o la tata... forse non sentono che sia un’ottima strada, quella della libera impresa. Il punto è che loro hanno ragione in un senso e torto in un altro. Hanno ragione se non mi augurano di fare la vita che stanno facendo loro. Si sbagliano se credono che ci sia solo quel modo di fare impresa/libera professione. E probabilmente se sono un po’ orgogliosi non vorranno ammettere che non lo fanno nel modo giusto, perché sicuramente ci saranno esempi di persone nello stesso mercato, con le stesse risorse, che riescono a lavorare meno e meglio. Altro argomento da lupo nero/paperino stronzo: “quelli hanno successo perché non pagano le tasse, quelli rubano, quelli hanno il cugino in comune o in parlamento, quelli hanno ereditato... quelli hanno una zona più ricca, una zona con meno concorrenza... ecc. ecc. ecc. bleh bleh bleh! (sì, non Bla, Bleh... mi viene il rigurgito a risentire queste scuse!).22 Attenzione: supportarti NON vuol dire imprestarti soldi. Sono due cose diverse. Anzi, se ti supportano sul serio e ci tengono che tu cresca come imprenditore, sono obbligati a NON imprestarti soldi. Perché una delle capacità che dovrai affinare alla svelta, se vorrai fare l’imprenditore, è proprio quella di trovare il capitale che ti serve. Quindi? Caso estremo in cui non vogliano darmi consigli perché sono stronzi? Middle fingher e via, a cercarmi pareri più costruttivi e istruttivi. 


D. I miei genitori sono imprenditori e mi supportano. Faccio le seguenti cose: vado da mamma e papà, li abbraccio (si non fare la timida o il timido), stringo forte e ringrazio. Secondo abbraccio, ringrazio da parte di Coach Claudio. Terza cosa: torno a fare domande come quando ero ragazzino e ascolto, ascolto, ascolto e prendo appunti. Se sono imprenditori e condividono volentieri, non significa che sia un buon uso del loro tempo ripetere dieci volte la stessa cosa. Ma questo probabilmente te lo hanno già insegnato.



A little Claudio history

A questo proposito vi racconto una storia mia. È il 2018, io sono il fiero CEO di una piccola azienda in Rep. Ceca, la Devon&Devon CZ s.r.o. Dopo tanti anni a fare il “semplice” rappresentante, se pur CEO della mia srl, sono arrivato ad avere una posizione di tutto rispetto, se non fosse che dopo un paio di fusioni/acquisizioni ho perso lo stimolo che mi faceva alzare tutte le mattine, farmi un centinaio di km al mattino, altrettanti al ritorno la sera per fare avanti indietro Pribram-Praga, come un trottolino. Più trasferte in giro per tutta la Rep. Ceca e Slovacchia. Bene, ero stanco. Stanco ma soprattutto senza stimoli. Gli stimoli erano finiti con l’ultima acquisizione. E io ho due difetti: demotivato non rendo e demotivato non rendo (sì, due volte lo stesso, poi ne ho altri millecinquecentotrentadue, ma il primo e il secondo, se parliamo di lavoro, sono questi, identici). Bene, se avessi detto ai miei genitori che mi ero licenziato da quel posto, per tornare a fare l’agente di commercio, probabilmente gli avrei fatto solo venire ansie inutili, come quelle che devo avergli causato – inconsapevolmente – quando da ingegnere ho deciso di aprirmi una P. IVA, per di più all’estero… (cari mamma e papà, mi spiace, ma non avrei potuto continuare altrimenti). Voleva dire rinunciare a più della metà dei miei introiti. Infatti, non l’ho fatto, non ne ho parlato ai miei genitori finché non ho trovato il modo per riavere lo stesso tipo di entrate. Qualcuno potrebbe dire: pazzo, era meglio cercare un altro business prima di lasciare quello. Certo, sempre per questa incompresa legge di causa/effetto a gambe all’aria. La verità è che non puoi trovare nient’altro (se parliamo di idee nuove di business) finché lavori dalle otto alle venti, viaggi compresi. Non hai proprio la testa. Sei preso da mille problemi contingenti, clienti che chiamano, fornitori che non rispondono, piuttosto che budget da raggiungere, dipendenti da coordinare e mille altre cosine a cui pensare. I portoni si aprono solo quando chiudi le porte. "Quando chiudi le porte, i portoni si spalancano" (Coach Claudio, Modena, con Anamaria) questo in sintesi. Quindi, tornando a noi, inutile dare preoccupazioni superflue ai nostri genitori. Se noi perdiamo il sonno perché abbiamo fatto un azzardo, farlo perdere anche a loro non ci aiuterà. Ripeto, mia personalissima idea e consiglio. Giusto per concludere il mio delirio sulla demotivazione, ne approfitto per parlarvi di BASTONI E CAROTE.

BASTONI E CAROTE

Tutti credo sappiate cosa significa bastone e carota. Sono i due metodi più usati per motivare. La metafora è quella di un asino (in effetti già qui potremmo scrivere un altro capitolo! Che ci danno dell’asino mentre lavoriamo…) va beh, comunque, dicevo, l’asino va avanti (fa cosa vogliamo) in due modi: se viene bastonato / spinto da dietro, e se vede una carota avanti a lui, quindi attratto. È una similitudine molto azzeccata (asino a parte) per definire i due tipi di motivazioni che spingono le persone – tutte – ad agire: verso il piacere (carota), via dal dolore (bastone). La stragrande maggioranza delle persone si muove di più per i bastoni, per andare via dal dolore. Solo una piccola percentuale invece perché è attratta dal piacere (proporzione dell’ordine di 90/10). Io sono un estremo delle carote. Se sento odore di bastonate sono quell’asino che si ferma, prende il bastone e lo rompe (dove? Dipende). Stessa cosa se mi accorgo che le carote me le fanno solo annusare ma non me le danno. In poche parole: con me i bastoni non funzionano, anzi fanno l’effetto contrario. E se qualcuno mi promette delle carote e faccio cosa concordato, beh, è meglio che quelle carote me le dia e ci metta anche un po’ di sale e limone. Altrimenti fa la fine di chi mi bastona. Ragazzi, lo so, sono un po’ strano e lievemente irascibile, lo ammetto. Quando ero una persona calma... forse non se lo ricorda nemmeno mia mamma (dovrò chiederglielo, magari finché ero ragazzino ero calmo... non ricordo sul serio, sicuramente non ricordo di essere mai stato calmo riguardo questi argomenti di bastoni e carote promesse). Sarà che sono un po’ anarchico, e che comunque lavoro a prescindere dai premi e dalle carote, semplicemente perché mi è sempre piaciuto quello che facevo, quando ero dipendente, infatti, se smetteva di piacermi me ne andavo senza ripensamenti. E adesso che ho la mia missione, vado ancora più spedito. Uso tra l’altro molte carote e qualche bastone, ma se sono io ad auto-punirmi lo accetto. Altrimenti no. Comunque, stop a questi deliri. Veniamo a te: cerca di capire cosa ti fa andare più veloce e trova il modo di sfruttare questa tua qualità. Sì, perché comunque sia, bastoni o carote, è una qualità, e la qualità migliore è capirlo e sfruttarlo a proprio favore. Ti sei perso? Ti sei persa? Ti chiarisco, spero, con un paio di esempi: diciamo che capisci di essere più motivata dai bastoni, cioè la paura di prendere multe, di perdere il lavoro, di uscire dalla squadra titolare o cose del genere. Bene, allora per motivarti devi pensare al peggio che può succedere se non fai quella determinata cosa. Esempio, se devi motivarti per allenarti, e la mattina ti svegli ma hai ancora sonno, ripensa al tuo allenatore che ti butta fuori dalla squadra a pedate. O immagina le tue compagne di squadra che vanno in trasferta senza di te. Se invece sei un tipo da carote, premi, promozioni, complimenti del capo, vacanze premio e compagnia, bene, datti tu degli obiettivi e dei premi al loro raggiungimento. Vuoi allenarti 8 volte a settimana? Bene, segna quanti allenamenti fai, e la settimana che ne fai almeno 8 ti dai un premio. Può essere anche una cosa semplice come una passeggiata di un’ora o un pomeriggio libero con il tuo partner. Comprarti qualcosa di significativo (non necessariamente caro, ma che ti ispiri), che ti ricordi la tua vittoria, ti ricordi che sei una persona che raggiunge i propri obiettivi. Così alimenti il lupo bianco, alimenti la tigre buona. Ti rispiego questo concetto anche in un’appendice.

Motivazione

Bastoni e carote sono due tipi ben diversi di motivazione, giusto? Poi ci sono audio motivazionali, video motivazionali, discorsi motivazionali, coach Claudio che motiva gli studenti. Che tipo di motivazione è? Potremmo chiamarla una motivazione tipo dopamina, l’ormone naturale che produciamo quando completiamo un compito, una task, quando spuntiamo una cosa dalla lista delle cose da fare. Per ora vediamo questo. Perché dobbiamo motivarci? Motiv-Azione, motivi per fare azione. Motivi per muovere il culo e andare verso i nostri obiettivi senza perdere tempo. Perché quindi motivarci con audio motivazionali e compagnia? Semplice: perché funzionano. No? Mai provati? Sì ma poi ti scarichi nuovamente? Facciamo un po’ di chiarezza. Ascoltare un video motivazionale dopo l’altro è overdose. Guardare un video motivazionale il lunedì mattina e poi basta fino alla settimana successiva è... è come pretendere di farsi una doccia il lunedì mattina ed essere ancora fresco e profumato il venerdì sera. Vi prego, non provateci, per il bene dei vostri partner e di tutte le persone che vi saranno vicino! E perché? Semplice, come per la doccia, perché poi ci muoviamo, passa il tempo e arriva spazzatura demotivante da tutte le parti. Motivarci è proprio come farci una doccia, ci aiuta a ripulirci dalla polvere che ci viene tirata addosso, anche se non ce ne accorgiamo. Vuoi degli esempi concreti? Eccoli: mi ascolto un audio motivazionale che mi dà la carica, mi faccio una doccia fredda che mi dà altra carica, e parto per la mia giornata. Vado alla fermata dell’autobus e ne perdo uno per un pelo. Paperino inizia a rompere (prima palata di fango sulle scarpe della mia motivazione). Mentre aspetto l’autobus, diciamo che mi va bene e la tigre fa tacere il paperino antipatico. Salgo sull’autobus. Anche se non voglio, mi entrano nelle orecchie i discordi di due signore che parlano di quanto sia grave la situazione, e dei loro nipoti che, nonostante la laurea, non trovano lavoro (seconda e terza palata di fango), e si sono laureati proprio all’università dove sto andando io, nella facoltà che sto frequentando io (qui è sempre roba marrone ma ha un altro odore, e mi copre fino sopra le caviglie) Per fortuna le signore scendono prima che io arrivi all’università. Basta palate. Scendo dall’autobus, corro e arrivo in aula mentre la lezione sta iniziando. La professoressa mi nota e mi guarda un po’ stizzita (me lo sogno, perché probabilmente neanche mi ha visto, ma sono entrato con le caviglie sotterrate e inizio a essere un pochettino pessimista). Passa la lezione e perdo il filo del discorso perché mi incanto a guardare la ragazza due file sotto la mia che giocherella con la penna. Se trovo il coraggio vado a presentarmi durante la pausa. Pausa iniziata... vai Claudio... vai che ce la fai... un bel respiro profondo... scrollo dalle caviglie il pessimismo marrone... sto per partire, ce l’ho fatta sono partito. Ancora qualche passo e la raggiungo e TRAKKETE! Un bel bacio sulla bocca come se non ci fosse un domani... sì... ma non a me... al ragazzo che era vicino a lei... e TRAKKETEEEE che quella sostanza marrone in un nanosecondo dalla suola delle scarpe risale al volo fin sopra i polpacci... a questo punto, andando avanti così… non ho ancora sentito parlare di Covid, non ho nemmeno sentito parlare della guerra in Ucraina, sono le nove e un quarto del mattino. Come pensate che ci arrivi alla sera? E a venerdì sera? Dove pensate che sarà il mio profumo di erbe alpine?? Quindi, sì, dobbiamo motivarci e motivarci e motivarci. È come il tiro alla fune. E dall’altra parte c’è sempre qualcuno che ha voglia di tirarci dalla sua parte, nelle sue paludi. Di che paludi parlo? Le paludi del pessimismo, della critica fine a sé stessa, della rabbia, della gelosia, dell’invidia, dei discorsi senza senso, delle telenovele, del grande fratello, dell’isola dei fenomeni, della gara a chi tira fuori l’idiozia più grande in tv e accalappia l’attenzione degli spettatori. E mi fermo qui per non passare troppo da asociale esagerato. Qualcuno potrebbe dire che vedere una ragazza che non conosco ancora, baciare un altro, non dovrebbe farmi salire la meRma ai polpacci... non se stiamo parlando di resa scolastica. Beh, nella teoria dei “piani distinti” potrebbe sembrare. Il punto è che non esistono piani distinti. Non sono oggi studente, tra un’ora latin lover, tra un’altra ora amico del cuore, poi figlio, poi Rambo. Sono (siamo) la stessa persona, ed è ben difficile separare i vari “piani”. Se sono triste come latin lover, la tristezza me la porterò anche in sala studio. Chi riesce a scindere le cose mi chiami, sarò ben felice di pagarlo per insegnarmi come fa. PS: gli psicopatici NON contano. Quindi, dobbiamo continuamente dare da mangiare alla nostra tigre buona. Con auto motivazione, con informazioni di qualità, amicizie di qualità, persone di qualità.

Turbo: persone di qualità

E cosa significa “persone di qualità?” Semplice, persone che ci fanno stare bene, che ci danno energia, sentimenti positivi, voglia di vivere, voglia di fare. Persone che ci stimolano a dare il meglio di noi stessi. Persone che hanno l’effetto di un turbo. Sono il contrario dei freni. Può essere un compagno di studi, un mentore più grande. Un adulto che fa il tifo per noi. Vedrai nel capitolo T Trappole, le persone che invece sono il contrario.23


Una parentesi per genitori

Se sei un genitore e hai un business avviato, magari uno studio legale, uno studio dentistico, magari un negozio o un’azienda, verrà quasi naturale consigliare a tua figlia o a tuo figlio di proseguire sulle tue orme. Perché potrai aiutarlo, perché non dovrà rifare tutta la fatica che hai fatto tu a partire ecc. ecc. Ok, e tu vuoi aiutarlo/a giusto? E vuoi che sia felice e realizzato/a? Ottimo. Sei seduto? Siediti, dammi retta, e promettimi che non brucerai questo libro o lo butterai dalla finestra... promesso? Ok, puoi leggere. La peggior cosa che puoi fare per tua/o figlia/o è... assumerlo/a. Sì, hai capito bene. È la peggior cosa che tu possa fare. Se lo hai già fatto, licenzialo o licenziala. Anche se ti ha detto che vuole continuare con l’attività di famiglia. Anche se te lo ha detto e lo pensa veramente. Falle questo enorme favore e licenziala. Dalle la possibilità di farsi le sue esperienze. Magari dalla concorrenza, magari in settori diversi. Falle prendere le sue scelte e prendere le sue cantonate. Quando sarà pronta lo capirete assieme. Allora potrà dare un enorme contributo all’attività di famiglia e farla sua, se è quello che vuole. Apprezziamo ciò che conquistiamo, non ciò che ci viene regalato.

Metodo Ponte
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi