Perché arrivano i NO, da dove arrivano e come gestirli
Capire questo passaggio è di fondamentale importanza se vuoi raggiungere qualsiasi traguardo, qualsiasi obiettivo importante nella vita. Fai bene attenzione. Intanto perché ho appena scritto “obiettivo importante”? Perché obiettivi banali, semplici, facili molto probabilmente ti metteranno davanti a pochi “no”. Quando le cose sono facili va tutto liscio, o, meglio, quando va tutto liscio è perché le cose sono facili [fai attenzione a come ho rigirato il discorso, cambiando il senso di causa-effetto]. Un NO è una bocciatura, un NO è qualcuno che rifiuta di uscire con noi, un NO è non entrare alla facoltà dei nostri sogni, un NO è perdere una gara, un NO è il nostro partner che decide di lasciarci. Sono tutti episodi spiacevoli, assolutamente, e dobbiamo fare di tutto, prepararci al meglio per fare in modo che non accadano. Ma non si può pensare o pretendere che non arrivino nella nostra vita. Non succede a nessuno di avere una vita senza questo tipo di NO. E perché? Semplicemente perché oltre all’istinto di conservazione, oltre al paperino malefico che farà di tutto per evitarci questi no, abbiamo anche l’altro istinto, quello che ci spinge a migliorare a fare meglio, ad evolverci, è l’istinto che anima la tigre buona. Infatti riceviamo “no” quando vogliamo fare meglio di ieri, andare dove non siamo mai andati, fare qualcosa che non abbiamo ancora fatto, cercare cosa ci manca, diventare una persona che non siamo ancora.
I no sono scalini da salire per arrivare su, dove vogliamo arrivare. Più sono forti questi no, più ci fanno male, più lo scalino è alto, tanto da sembrarci un muro di cui a volte non vediamo la fine. Bene, se da una parte lo scalino è difficile da salire, dall’altro, una volta saliti sopra, saremo ben più in alto di dove eravamo prima di partire. Ci sei? Se l’esame di calcolo numerico fosse stato una passeggiata, io non mi sarei mai immaginato di studiare a quei ritmi, con gli appunti riscritti su un taccuino tascabile, che leggevo e rileggevo anche mentre ero sul pullman per tornare a casa, a mezzanotte, dalla sala studio. Non avrei mai saputo di poter arrivare a studiare così tanto, così intensamente, così quasi ossessivamente. Qualcuno potrebbe dire che mi sarei laureato forse ben prima. Certo, ma al Claudio che è andato a lavorare, quando si è trattato di dover fare straordinari, quando ha dovuto interagire con colleghi che sembravano mettergli i bastoni tra le ruote, quando ha dovuto farsi carico di responsabilità sempre maggiori, quando ha dovuto chiudersi in ufficio giornate intere per finire in tempo il programma di produzione del mese… a quel Claudio sono tornati molto utili i sacrifici fatti per passare l’esame di calcolo numerico. Non è tanto quello che impariamo, ma chi diventiamo per imparare che ci servirà nella vita. Impariamo sempre di più dalle difficoltà. Se Quel lavoro da neolaureato lo avesse fatto uno dei miei compagni che invece erano più bravi di me e che l’esame di calcolo lo avevano passato subito, a pieni voti, cosa pensi che sarebbe successo? Qualcuno sarebbe riuscito a preparare il programma di produzione senza intoppi, molto più velocemente di me, e qualcun altro invece si sarebbe trovato il primo NO, il primo muro, la prima difficoltà importante proprio al lavoro, con qualche anno di ritardo rispetto a quello che è successo a me. Ognuno trova le proprie sfide prima o poi. L’importante è reagire nel modo corretto. Io nel mio caso ho avuto l’aiuto della mia esperienza, a tirate “testate nei muri” quindi non ho patito molto, perché ero già abituato a quel tipo di difficoltà, a dover fare extra sforzi extra impegno. Perché avevo già “sofferto” prima. Qualcun altro avrà le difficoltà più avanti. L’importante è sempre e solo una cosa: come ci comportiamo di fronte alle difficoltà, davanti ai NO.
Come ho già detto, statisticamente nella vita saranno più i no che i si. Chi non prenderà molti NO in un campo, magari li troverà in altre situazioni. Non perché “dobbiamo soffrire”, mi raccomando, non fraintendetemi, ma perché, come dicevo prima, abbiamo l’istino a fare meglio, la spinta a migliorarci, la tigre che parla. Più ascoltiamo la tigre, più ci andiamo a cercare le “difficoltà”, più ci spingiamo oltre ciò che conosciamo. E questo è veramente un bene, non solo per noi ma per tutta la società in cui viviamo. Pensate che noia sarebbe se nessuno si spingesse fuori dal proprio “nido”, dal proprio guscio. Continueremmo a fare le cose come le facevano i nostri nonni perché funzionava comunque, o forse come i nostri bisnonni… funzionava anche così … per non parlare di come vivevamo i trisnonni e così via. Ci siamo capiti? Invece qualche trisnonno non si è accontentato, qualche bisnonno ha fatto lo stesso e così siamo ai giorni d’oggi in cui tutto ciò che abbiamo, tra comodità e comfort, arriva da qualcuno che ha deciso di eliminare un disagio, migliorare qualcosa, creare qualcosa che non c’era e così via. Tutti coloro che hanno portato un miglioramento, nella propria vita e in quella degli altri, hanno dovuto affrontare delle difficoltà, hanno affrontato ostacoli, ricevuto tanti No, e non si sono arresi. Hanno continuato fino a raggiungere i propri obiettivi. Per dirla in termini “pontistici” hanno costruito ponti con i sassi che gli altri gli hanno tirato addosso, e oggi di molti di quei ponti ci serviamo ancora, molti di quei ponti ci rendono più semplice la vita.
Detto questo, spero di averti convinta convinto che i “no” fanno parte del gioco, e più il gioco si fa interessante, più la posta in gioco è grande, più i “no” saranno pesanti e frequenti. Qualcuno potrebbe pensare che io parlo perché ormai sono parecchi anni che non ne prendo (vista la mia barba imbiancata mentre mi avvicino al mio primo mezzo secolo di vita). Invece non è così. Ho alzato l’asticella ed eccoli spuntare ancora più numerosi di prima. Nell’ultimo anno sono stati oltre 200. Di che “no” sto parlando? Di quelli che ho ricevuto da università italiane (98 sull’elenco MIUR) e licei liguri (oltre 100), più svariati istituti contattati tramite conoscenti e amici, per lo più genitori di ragazzi che ho in coaching. Quindi? Sono scarso? Sono un fallito? Sto andando nella direzione sbagliata? Ricorda la definizione di Nelson Mandela “vincitore è semplicemente un sognatore che non si è ancora arreso”. La posta in gioco per il mio progetto con scuole e università è molto più alta del mio ego (che già non scherza :-)), che ogni tanto si infastidisce a prendere no a raffica. Cambio (lo sto già facendo) strategia, cambio tecnica, cambio approccio, cambio traiettoria [come spiego nel capitolo sulla traiettoria appunto] ma non mi sogno nemmeno lontanamente di cambiare obiettivo. L’obiettivo è chiarissimo: impattare positivamente il maggior numero di studenti possibile. 20.000 entro il 2024 (obiettivo SMART 2). Non ci sono burocrazie scolastiche o costi in ads che possano fermarmi. Possono solo rallentarmi e mettermi alla prova. Sono pronto. E se non sono pronto, mi fermo, mi preparo meglio e riparto. Nel frattempo stanno arrivando i primi si, mentre ti scrivo, ho già in programma le prime collaborazioni in Italia, mentre in Rep.Ceca ho appuntamenti regolari nelle scuole superiori e sto lavorando per averne anche nelle Università. Come ho fatto a resistere a così tanti no? Ho applicato quello che sto insegnando a te: "ogni no è un passo verso il successo, ogni no mi dice che sto cercando di uscire dalla mia zona di comfort, ogni no è la dimostrazione che c’è qualcosa da cambiare. "
Poi, importantissimo, una regola fondamentale, la regola delle regole per affrontare i NO: non sono mai personali, come i voti. Un preside che risponde che non è interessato al mio progetto non significa che c’è qualcosa di sbagliato in me. E nemmeno che c’è qualcosa di sbagliato in lui (anche se, a dire il vero, ogni tanto l’ho pensato). Probabilmente ha altre priorità, altre urgenze, probabilmente non ho trasmesso abbastanza chiaramente il mio progetto, probabilmente l’ho contattato nel modo sbagliato, nel momento sbagliato, con il messaggio sbagliato. Vedi? Mi sto prendendo la “colpa”, e quindi la responsabilità. Cambio, modifico, miglioro. Non penso mai che ci sia qualcosa di sbagliato in me, come persona. Può esserci e ci sarà sempre qualcosa da migliorare, ma mai qualcosa di sbagliato. La mia autostima rimane alta, altrimenti non arriverei nemmeno a venti “no”, e non raggiungerei mai nessun obiettivo. Altro che duecento rifiuti e più di un anno di lavoro.
Non è sempre stato così, ovviamente. I no mi facevano sempre male e li prendevo tutti sul personale. Ricordo ancora una ragazzina che ha rifiutato di ballare con me. Avrò avuto forse tredici o quattordici anni. Avrei voluto comprarmi un sacchetto e mettermelo in testa per non farmi più vedere da nessuno, brutto com’ero … altro che rinchiocciolirmi! Il mio paperino bastardo era un mostro nero enorme che faceva ombra ad ogni mio passo. Per molte cose non temevo niente, come ad esempio durante le gare in bici. Per altre, come per il rapporto con l’altro sesso, ero il campione mondiale dei rinchiocciolamenti.
Quindi tornando a noi, i NO che prendiamo dobbiamo semplicemente vederli per quello che sono e gestirli. Sono passi verso i nostri obiettivi, ci dicono che dobbiamo ancora migliorare qualcosa.
Ti bocciano di analisi? Significa che devi studiare di più, o meglio, oppure che devi arrivare più riposato e tranquillo all’esame. Devi capire cosa è andato storto, perché, e migliorare per la prossima volta. Mai pensare che non sei in grado, non sei portata/o, non sei capace.
“ma gli altri lo hanno passato al primo appello” e quindi? Chi se ne frega? Cosa ne sai di quanto hanno studiato, da che preparazione arrivano, che QI hanno? Quanto erano concentrati, rilassati e riposati durante l’appello? Ognuno ha il suo percorso, i propri talenti, i propri trascorsi e può anche capitare che qualcuno fatichi di più, in alcune materie, in alcune situazioni, rispetto ad altri. E allora? Dovrebbero insegnarci già da piccoli a confrontarci con gli altri in modo sano, sanamente competitivo, senza invidie e gelosie catastrofiche. L’importante sei tu e la tua autostima, concentrati su queste due cose, che sono le uniche sotto il tuo controllo. Gli altri osservali, ammirali quando sono da ammirare, impara da loro quando ha senso e basta.
Lo so, ho sentito anche io dire che se non ti laurei col massimo dei voti avrai problemi a trovare lavoro (o peggio). Fidati, non è vero. Il voto di laurea è solo una delle cose che ti serviranno per trovare il lavoro dei tuoi sogni, e non sarà mai la cosa più importante. A fine libro troverai un capitolo bonus sul come usare il metodo PONTE per trovare lavoro. Per ora fidati.
Per concludere su questi NO che riceviamo, non dobbiamo MAI prenderli sul personale, e dobbiamo semplicemente capire quale lezione ci stanno insegnando, cosa vogliono dirci. Che abbiamo studiato poco? Che non abbiamo studiato tutto? Che siamo troppo nervosi? Troppo stanchi? Che stiamo pensando a problemi personali durante l’esame e non leggiamo il testo? Il voto può dirci molte cose. Dobbiamo capire cosa e comportarci di conseguenza. Studiare di più o meglio, rilassarci prima dell’esame, non arrivarci assonnati o nervosi.
Qualcuno potrebbe dirmi “di questo esame non mi interessa niente, non mi servirà mai a niente nella vita”. L’ho sentito dire centinaia se non migliaia di volte. Qualche volta l’ho detto sicuramente anche io. Ma qui arriva il punto: credi veramente che esista un lavoro in cui non dovrai fare niente che non ti piaccia, niente in cui non vedi utilità? Niente che vorresti delegare molto velocemente?
Diciamo pure che questo tipo di lavoro sia il top a cui puntiamo, un lavoro appunto in cui ci piace tutto ciò che dobbiamo fare, va bene, ma per arrivare a quel livello non c’è altro modo che facendo ANCHE cose che non sono proprio il massimo della vita. Eppure vanno fatte, e vanno fatte da noi in prima persona. Prendi questa materia di cui non vedi utilità (ammesso e non concesso che proprio non ne abbia) e vedila semplicemente come una sfida, un allenamento alla tua capacità di adattarti e risolvere problemi difficili. Invece di brontolare, pensa che una volta passato potrai dedicarti alle materie che ti piacciono veramente. … come non ci sono materie che ti piacciono??... non è che hai sbagliato facoltà? … ah scherzavi. Ok bene, perché a questo punto avrai capito che devi studiare cosa ti piace, ti ispira e ti da gioia. Poi potrà essere difficile, ma almeno deve piacerti.
Tutto chiaro sui no? Sono naturali, non sono personali, e sono sempre delle lezioni. Più sono importanti gli obiettivi, più sono difficili da raggiungere, più no ci aspettano sul nostro cammino. Soprattutto, più grande sarà la ricompensa. Adesso veniamo al secondo tipo di NO, i NO che dobbiamo dare noi, e facciamo subito un po’ di chiarezza, quando dire si e quando dire no.