Capitolo 22
Causa ed Effetto alla rovescia

Questo tema è molto molto sentito dal sottoscritto, perché, da bravo Ingegnere, ho sempre pensato di averla capita bene questa storia, che ogni causa ha un effetto, e che se lancio una pietra verso l’alto ritorna indietro con una forza uguale contraria (in assenza di attriti) quindi, aggiungo io, se me la lancio verticale sopra la testa... è meglio che mi sposti prima che ritorni indietro! Ho sempre pensato anche di vedere gli effetti di questo principio causa-effetto nella vita quotidiana: se mangio come un porcello divento un porcello, per esempio. O se passo gli esami divento un bravo studente, oppure ancora se quella bella ragazza esce con me allora sono un “figo”. Tutte cose di questo tipo. Beh, non ci crederai ma in nessun caso (di questi sopra) avevo capito il vero funzionamento di questo principio, a parte il primo del sasso (al Politecnico, la fisica me l’hanno insegnata bene). Ti stai chiedendo di cosa stia parlando? Intanto, perché siamo nel capitolo TRAPPOLE? Perché il principio di causa ed effetto, se mal interpretato, è una delle trappole peggiori. È in grado di farci girare come pazzi, peggio che in una corsa del criceto che rimane sempre dov’è. È in grado di farci correre nella direzione opposta agli obiettivi che vogliamo raggiungere. Come correre – in Italia – verso Ovest per veder sorgere il sole. (In Italia il sole sorge sempre ad Est, precisamente a Nord-Est in primavera estate, perfettamente ad Est all’equinozio d’autunno, e a Sud-Est in autunno inverno tanto per essere precisi). È come se qualcuno ci invertisse le letterine sulla bussola e ci mettesse la N dove c’è il Sud, la S dove c’è il Nord, e facesse lo stesso con Ovest ed Est. Proprio così, ci farebbe andare nella direzione diametralmente opposta con l’illusione di trovare cosa stiamo cercando. Seguimi ancora qualche paragrafo e tutto si chiarirà, parola. 


Hai mai sentito dire o ti è mai capitato di dire frasi del tipo “quando avrò X allora sarò Y”? Quando avrò più tempo allora sarò libero/libera, quando avrò più denaro allora sarò ricco/ricca, quando avrò la casa dei miei sogni allora sarò realizzato/realizzata, quando avrò la promozione allora sarò/mi sentirò realizzato/realizzata. Ecco, questa formula, che possiamo sintetizzare con “quando accadrà una certa cosa, allora io sarò/mi sentirò in un certo modo”, se la analizzi bene, è come dire “quando si realizzerà una determinata CAUSA allora l’EFFETTO sarà che io mi sentirò o sarò in un determinato modo”. Ci sei? chiaro? Seguimi attentamente perché a molti farò venire un colpo, uno shock (che ti migliorerà tremendamente la vita). Esagerato? Continua a leggere, a me e a molte altre persone questo concetto ha fatto fare passi da gigante. Traducendo questo concetto e analizzandolo secondo il VERO principio CAUSA-EFFETTO, non secondo quello che sembra (come lo interpretiamo di solito), tutte queste frasi risultano come se dicessi “quando il chiodo si pianterà nel legno, allora gli tirerò una martellata”; “quando la stufa mi darà calore, allora ci metterò della legna dentro”30.



Hai capito? è chiaro? La causa NON è che il chiodo si pianta nel legno, la causa è che io gli tiro una mazzata sopra con un martello! e lui (sempre se lo centro e non ci metto un dito davanti) – il fedele chiodo – si pianta! La causa è che io metta la legna nella stufa (e l’accenda) e l’effetto è il calore che mi dà la stufa! La causa è che io investa in marketing, e come effetto aumenta il fatturato (ammesso e non concesso che sappia come investire in marketing... scusa, mi è partita un’altra frecciatina ai miei fenomeni del mkt). Fin qui è chiaro? Ma tu, ti sento, ti stai ancora chiedendo come c’entri tutto questo con i primi esempi che ho fatto all’inizio di questo delirio. Bene, li rivediamo uno per uno, come esercizio per la mente. Ne ho presi alcuni più semplici, alcuni molto più complessi. Sicuramente sono tutti controintuitivi. Se qualcuno ti risuona già, ti sembra già girato al contrario, ottimo. Sei una persona con un’intuizione sopra la media, e hai già capito il VERO principio Causa-effetto. Se non lo sei, sei comunque nel posto giusto per capirlo. Seguimi, devi semplicemente seguire il ragionamento e poi applicarlo nella tua vita, per vedere come funziona. Torniamo agli esempi di sopra: 


  1. se mangio come un porcello divento un porcello; 
  2. se passo gli esami divento un bravo studente; 
  3. se quella bella ragazza o quel bel ragazzo esce con me allora sono attraente; 
  4. quando avrò più tempo allora sarò libero/a; 
  5. quando avrò più denaro allora sarò ricco/a; 
  6. quando avrò la casa dei miei sogni allora sarò realizzato/a; 
  7. quando avrò la promozione allora sarò/mi sentirò realizzato/a.

Se mangio come un porcello divento un porcello

Se mangio come un porcellino. Fermiamoci qui. Chi è che mangia come un porcellino? Un porcellino, mi dirai. Giusto. Quindi, ci siamo già risposti (o quasi). L’azione in questo caso è “mangiare di tutto senza regola”. Dal momento che è una cosa che non fanno le persone sane, ma è una cosa che fanno “i porcellini”, la causa non è il comportamento. La causa è chi sono, chi mi sento, chi decido di essere e quindi come decido di comportarmi. Il comportamento è semplicemente il risultato di chi credo di essere. Lo so che non è semplice, ma ti faccio questo esempio: chi è che fuma? I fumatori, giusto? Io non sono un fumatore, non mi passa per l’anticamera del cervello di comprarmi un pacchetto di sigarette e accendermene una. Io diventerò un fumatore nel momento in cui deciderò di comprarmi e fumarmi delle sigarette. Non devo aspettare di avere una sigaretta accesa in bocca per diventare un fumatore. Quello sarà il momento in cui anche gli altri potranno vedere che sono un fumatore. Ma io lo sono già da prima. Mi spiego meglio. Se vedi un amico che fuma sempre, lo incontri a colazione e si beve un caffè, non sta fumando, non ha un pacchetto di sigarette sul tavolo. Pensi che non sia un fumatore? Al massimo pensi che si sia dimenticato le sigarette a casa, o le abbia in tasca. Nel migliore dei casi puoi pensare che stia cercando di smettere. Ma se fino a ieri sera fumava, questa mattina rimane un fumatore. Anche senza sigaretta in bocca. Quindi il fatto che lui si prenda una sigaretta e se la fumi non è la causa che lo fa diventare un fumatore, è l’effetto del fatto che lui sia un fumatore. Se fosse un non-fumatore non si accenderebbe una sigaretta. Ci siamo? Vedrai che con i prossimi esempi si farà tutto più chiaro. Quindi tornando al porcello, non divento un porcello (grasso) perché mangio come un porcello (persona che mangia di tutto di più). Sono un porcello (una persona che vuole mangiare di tutto di più) quindi mangio di tutto di più, e prima o poi avrò anche le sembianze di questo tipo di persona (sovrappeso, stanca ecc).

Se passo gli esami divento un bravo studente

Se passo gli esami divento un bravo studente. In effetti i bravi studenti passano gli esami, vero? Certo. Ma come fanno a passare gli esami? Secondo te uno studente che va a un esame completamente impreparato, copia dal vicino di banco, prende un bel voto e passa l’esame, è un bravo studente? Non penso proprio. Potresti dire che è furbo, che è bravo a copiare, ma non un bravo studente. Giusto? Il bravo studente cosa fa? Studia, si impegna, prende appunti, ripassa, fa gli esercizi finché non impara, poi va all’esame, passa l’esame e avanti un altro. Giusto? Quindi avrai capito che per “diventare” un bravo studente, devo semplicemente comportarmi come un bravo studente, e COME EFFETTO passerò gli esami. Tutto parte dall’identità. Mi considero un bravo studente? Sì? Ok, allora mi comporto come un bravo studente, e ottengo i risultati di un bravo studente. Vuol dire che passerò tutti gli esami? Vuol dire che la strada per passare gli esami è studiare, per studiare dobbiamo FARE i bravi studenti e studiare. Per Fare cosa fanno i bravi studenti non dobbiamo aspettare di passare gli esami, dobbiamo sentirci tali e comportarci come tali. Pensa al primo giorno di università. nessuno ha riscontri, non ha passato ancora esami universitari, magari non ha mai visto quella materia. Chi si sente uno studente diligente sta attento, prende appunti, alza la mano quando non capisce qualcosa e chiede spiegazioni (se è timido non chiede e chiede più tardi ai compagni). Chi si è iscritto pensando “anno di vacanza poi andrò a lavorare” non farà niente del genere. Mentre i compagni andranno in sala studio, lui se ne andrà in sala giochi (ci sono ancora o sono cose da Boomer?) o al bar o al cinema.

Se quella bella ragazza esce con me allora sono un figo

Eccoci qui, Rodolfo e Rodolfino ci hanno già fatto capire come funziona, vero? Se credo di essere attraente, chiedo a quel ragazzo o a quella ragazza di uscire. Se mi dice di no, pazienza, peggio per lui o lei. Avanti il prossimo, perché sono attraente e sicuramente ci sono molte ragazze o molti ragazzi che non vedono l’ora che io chieda loro di uscire. Perché sono attraente e non timida/timido. Quindi, esco con quella bella ragazza (o con quel bel ragazzo) perché le ho chiesto di uscire, perché mi sento attraente. Non il contrario. Se invece credo che funzioni come ho scritto sopra “se quella bella ragazza esce con me allora sono figo”, le chiederò di uscire? Forse no, anche se lo facessi e lei mi dicesse di no? allora non sarei attraente? Potrebbe avere mille motivi per non uscire con me. Nessuno di questi motivi devono (dovrebbero) cambiare come mi sento. Di sicuro non cambiano come sono, solo che risultato ho avuto in questa precisa situazione.

Quando avrò più tempo allora sarò libero

Ne abbiamo già parlato, tempo ne abbiamo tutti 1440 minuti/giorno. Sei libero il giorno in cui decidi di pianificare a cosa dedicare il tuo tempo. Non il giorno (che non arriverà mai) in cui avrai 1500 o più minuti al giorno. Decido che voglio tempo per me, se sono ancora nella “corsa del criceto” per questa settimana, inizio a pianificare per la prossima una mezza giornata libera. Poi uso lo scudo del “no grazie” a tutti gli impegni che qualcun altro vuole mettermi nel mio pomeriggio libero, e lo tengo per me. Inizio a piccoli passi perché so di essere libero di farlo. Magari non posso smettere di lavorare da un giorno all’altro (ammesso e non concesso che essere libero per me significhi non dover lavorare), ma posso sicuramente prendere del tempo per me. Lo so, ti vengono i sensi di colpa ad andare a... (tuo hobby preferito) perché devi dare ancora degli esami. Torna indietro al capitolo “mini metodo di studio” e vedrai che il tuo hobby, lo sport, gli amici, quello che vuoi potrà e dovrà essere parte delle tue giornate. L’importante è pianificare organizzare bene e non sentirti di “rubare il tempo” allo studio. Ti serve fare sport anche per studiare meglio. Quindi, non ti serve avere giornate più lunghe, o berti litri di caffè per rubare tempo al sonno (completamente controproducente). Ti serve semplicemente organizzarti. Quando puoi farlo? Quando capisci che i 1440 minuti sono tuoi e li puoi gestire. Devi solo imparare a farlo, prevedere gli imprevisti, gestirli anche emotivamente senza perdere la pazienza, e imparare ad aumentare il ritmo quando devi recuperare, solo in casi di emergenza. per il resto devi trovare il tuo ritmo e il tuo equilibrio.

Quando avrò più denaro allora sarò ricco

Questa è una delle mie preferite, perché ho bevuto questa bugia così spesso, così tanto da affogarci dentro. Qui c’è tutto un iceberg nascosto da esplorare e conoscere. Inizio con la solita imprescindibile precisazione: quando parlo di ricchezza e non specifico, mi riferisco solo a quella materiale, non a quella interiore, spirituale, di salute ecc. Solo a quella materiale. Quando parlo di ricchi quindi, mi riferisco a ricchi con molto denaro, mi riferisco SOLO alle persone che hanno creato ricchezza in modo etico e legale. Perché questa precisazione? Perché so che ci sono persone arricchite in modi non etici, e questi non sono esempi né per me né tantomeno per voi. Doveroso specificare perché altrimenti rischiamo di portarci dietro concetti sbagliati. Quindi. la nostra frase con cause effetto al contrario “quando avrò più denaro allora sarò ricco”. Ognuno può mettere la cifra di denaro che vuole. Non è così che funziona. Se ti dovessi dare (regalare) quella cifra adesso, non saresti in grado di gestirla e faresti la fine di chi vince alla lotteria: la stragrande maggioranza di chi vince la lotteria somme importanti, decine di milioni di euro o dollari, dopo cinque anni ha meno di quello che aveva il giorno prima di vincere alla lotteria. Perché? Perché non è in grado di gestire materialmente e psicologicamente quella somma. Non è ricco. Ha solo molti soldi che purtroppo perderà presto (se non corre ai giusti rimedi). Perché non è ricco, cioè non è in grado di amministrare, di usare quel denaro. Cos’è che ci sfugge, solitamente, quando vediamo un vero ricco? Vediamo che va in concessionaria e si compra un’auto di lusso, va a fare shopping in Via Montenapoleone, va vestito firmato... ma le vere differenze tra lui e un povero sono molto altro. Le troviamo scavando più a fondo, andando molto sotto l’abito. Questo ricco (è un esempio) ha studiato come amministrare il suo denaro, ha imparato come produrlo, gestirlo, investirlo. Come e quando spenderlo. Ha investito nella sua formazione, molto prima di investire in abiti firmati. Gli abiti firmati e l’auto sportiva se li sta pagando grazie al denaro guadagnato con i sui investimenti in formazione. Non è ricco perché ha denaro. È ricco perché si è informato, formato, ha fatto i sacrifici quando era il momento, avrà perso anche lui denaro, avrà fallito, e avrà imparato sempre qualcosa. Ora si “ritrova” ricco? No, ora raccoglie tutto ciò che ha seminato, innaffiato, riparato dalle intemperie, protetto dagli insetti, dalle muffe e da tutto quello che poteva portargli via il raccolto ancora prima che arrivasse a maturazione. Ha rinunciato a piacere immediato (ferie o svaghi o tempo libero) preferendo coltivare il suo orto (la sua formazione, i suoi investimenti) e ora gli hanno reso e permettono di avere il tenore di vita che vuole. Quindi sarò ricco (effetto) quando (causa) mi comporterò come si comporta un ricco, farò gli investimenti, i sacrifici, gli sbagli, le scelte che fa un ricco.

Quando avrò la casa dei miei sogni allora sarò realizzato

Stesso discorso del punto precedente sul denaro. Un bene materiale non può determinare la soddisfazione o realizzazione di una persona. Un bene materiale è solo il naturale risultato di azioni compiute da una persona realizzata e soddisfatta. Quello che si vede è solo la casa che si è comprato o comprata. Quello che dobbiamo vedere è come è arrivata o arrivato a permettersi questo acquisto. Se voglio la casa dei miei sogni, bene, invece di aspettare di averla per sentirmi realizzato, devo fare ciò che mi separa dall’essere quella persona che se la compra. Una volta che sarò realizzato, qualsiasi cosa faccia, il denaro sarà la naturale conseguenza, e ci comprerò la casa dei miei sogni. Quando sarò realizzato professionalmente (era questo sottinteso) mi comprerò la casa dei miei sogni (perché potrò permettermela). Spero sia chiaro questo punto.

Quando avrò la promozione allora sarò/mi sentirò realizzato

Mi impegno per fare meglio il mio lavoro, lo faccio e il mio capo se ne accorge (faccio anche la mia parte e faccio in modo che se ne accorga), miglioro, allora mi aspetto la promozione. Ti sento “e se non me la danno?” Io mi sentirei soddisfatto ugualmente per il mio lavoro, e mi cercherei un capo più riconoscente. Sai perché potrei farlo? Perché a quel punto sarei la persona che lavora così bene da poter scegliere per chi lavorare. Divento forte dopo aver fatto tanta palestra e dopo aver sollevato centinaia di volte quel peso, in allenamento. non la volta sola in gara, ma le cento in allenamento fanno di me una persona forte. L’alzata in gara è solo la dimostrazione che sono forte, così come la promozione è solo la dimostrazione che sono migliore nel mio lavoro. Se i giudici dicono che ho “alzato male” o il mio capo oggi non mi da l’aumento, io comunque quel lavoro lo so fare meglio (quel peso lo so alzare). Posso decidere di rialzarlo per lui, o per qualcun altro. 

Se salgo sul podio di una gara di ciclismo allora sono un ciclista forte 

Vi racconto queste due storielle. È la prima gara del campionato provinciale di MTB (mountain Bike). Gara nel circuito cittadino di Bordighera, un anello da ripetere qualche decina di volte. Alla partenza si conoscono quasi tutti, tranne un ragazzino di diciassette anni che partecipa alla sua prima gara, accompagnato dal padre Nino. Passano i giri, i primi doppiano gli ultimi, poi raddoppiano e poi ancora. Il circuito è così corto e impegnativo che la differenza tra i più forti e i meno forti si conta in giri di distacco. Nino non crede ai suoi occhi quando vede che il percorso prevede anche scendere lungo scalinate dei carruggi, col sedere sulla sella. Ha paura che il figlio cada e si faccia male perché non lo ha mai visto scendere da scalini e scalinate. Erano i primi anni in cui le biciclette non erano più solo da corsa o ciclocross. Mai visti percorsi del genere. Comunque sia, Nino vede che il figlio se la cava abbastanza bene, passano tutti dalle scalinate, chi più agile chi meno, ma non sembra poi un pericolo così grande come sembrava a prima vista. Il figlio non è di certo dei più veloci, ha una bici senza ammortizzatori, un po’ pesante, e si vede che fa fatica, abituato a lunghe salite di campagna, a prendere il ritmo di quei sali-scendi, scalinate da salire con la bici sulle spalle, e da scendere sperando che non si rompesse qualcosa. Alla fine la gara termina. Una volta che i primi tagliano il traguardo del trentesimo giro, quello è l’ultimo giro per tutti. Si conteranno poi i giri di distacco. Sarà passata forse mezz’ora dall’arrivo dell’ultimo corridore ed ecco pronta la classifica. Nino col figlio si avvicinano al tabellone e con stupore di entrambi vedono che il nome è nelle prime posizioni, esattamente al nono posto assoluto e al primo della sua categoria (under 18). Qualcosa non quadra. Pieni giri, significa che non è stato doppiato da nessuno. Invece di giri ne ha fatti molti meno dei primi. È stato doppiato almeno tre volte. Se gli altri fossero della sua categoria o no, difficile a dirsi, ma sicuramente non poteva essere tra i primi dieci della classifica assoluta. Rimanendo così la classifica, Clà, era tra i primi e il primo della sua categoria. Era tra i più forti? era il più forte degli under 18? Ovviamente no. Settimana seguente, seconda gara di campionato. Questa volta meno casini all’arrivo, ci sono solo due giri da percorrere. Questa volta i giudici hanno vita più semplice, devono contare fino a due, per ogni numero di pettorale che vedono passare davanti al traguardo. Questa volta la classifica non mente. Dice terzo di categoria. Ahaha ma allora era forte sul serio! E se ti dicessi che quando ha tagliato il traguardo la seconda volta, non c’era nemmeno più lo striscione di arrivo? Ed è dovuto andare dai giudici a dire “sono arrivato anche io. Questo è il mio numero?” Non ci credi? Eppure è così. Ma era arrivato terzo di categoria o si erano fumati ancora qualcosa in giuria? No no, era proprio arrivato terzo... su tre. Ultimo assoluto. Per fortuna non c’era un limite di tempo massimo per finire la gara, e lui l’ha finita. Terzo gradino del podio. Era un bravo ciclista? No. Principiante alle seconda gara. Quando è diventato un bravo ciclista? Quando ha iniziato ad allenarsi meglio, più costantemente, non solo in salita ma anche in discesa, e l’anno seguente, sullo stesso percorso, ha tagliato il traguardo tra i primi, secondo di categoria. Vice campione regionale degli under 18 (titolo che danno al secondo del campionato). Il secondo anno era un bravo ciclista, sicuramente, non il migliore ma tra i migliori. Non per il risultato, ma per tutto l’impegno con cui si è allenato tutto l’anno. Per tutti i km che ha percorso in salita, in discesa, con la pioggia ogni tanto. Per tutte le volte che Nino lo andava a prendere in cima a qualche colle perché ormai si era fatto buio. Vedi, vincere una gara non vuol dire diventare forti. È diventare forti che vuol dire poter vincere non solo “la gara”, ma LE GARE. Sì, perché quando uno è forte è solo una questione di tempo prima che vinca. Se non è la gara di oggi, sarà la gara di domani. Lavora per diventare il migliore. Sposta il focus su di te e le tue capacità, non sui tuoi risultati.  Su quello che sai e studiare, non sul voto. Il voto è la conseguenza di essere un bravo studente, così come la coppa è la conseguenza di essere un atleta preparato, così come comprarsi un’auto di lusso è il risultato di saper fare bene il proprio lavoro e/o amministrare bene i propri soldi. Ah dimenticavo, alla gara di Bordighera Nino è andato a parlare alla giuria e ha fatto mettere la classifica a posto.

Metodo Ponte
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi