Capitolo 26
Cosa ci serve?

Bastone o carota soprattutto per noi

Ci sono due stimoli che spingono le persone a cambiare, fare, comprare, lavorare. In una parola: ad AGIRE. Queste due cose, chiamiamole pure stimoli, sono molto diversi tra loro. Uno è il piacere, l’altro è il dolore. Il piacere ci attira verso di lui, il dolore ci fa fuggire lontano. I comportamenti umani, in sintesi, si possono dividere in “verso il piacere” e “via dal dolore”. Tu come ti senti? più attratto/a dal piacere, dalla ricompensa per un buon lavoro, o più spinta/o dalla fuga dal dolore? 

Capire come ragioniamo ci aiuta ad anticipare i nostri comportamenti e sfruttare questa nostra caratteristica a nostro vantaggio. Come? Esempio banale: “devo studiare” ma mi tenta andare in discoteca. Obiettivo: studiare, non farsi attrarre dall’ennesima serata in discoteca. Bastone: penso che rischio di non passare l’esame, deludere i propri genitori, perdere tempo, laurearsi più tardi, perdere soldi (ogni mese di ritardo a laurearti sarà un mese meno di stipendio) e via di qui. Usa la fantasia e vedi tutto quello che sarà il dolore che causerai non studiando. Carota: potrai passare l’esame, sentirti soddisfatto, laurearti più velocemente, fare passi veloci verso il futuro che vuoi costruire, avrai più tempo per gratificarti e celebrare in discoteca dopo l’esame ecc ecc. Quando siamo noi a decidere bastone o carota per noi stessi, è semplice. Dobbiamo solo fare attenzione, come sempre, a non esagerare: una volta che abbiamo ripreso a studiare non dobbiamo continuamente stressarci pensando che se non continuiamo allora rischiamo di cadere nel dolore. Quindi usiamo dolore o piacere per metterci in azione e poi ci concentriamo sul fare. 

Ottimo. Si complica il discorso però se siamo noi a dover decidere per bastoni o carote di altri, per esempio con i nostri figli, i nostri compagni di studio, i nostri studenti o i nostri dipendenti. Qui dobbiamo fare attenzione a non usarli al contrario. Statisticamente sono molto di più le persone che reagiscono ai bastoni, via dal dolore, piuttosto di quelli che invece hanno bisogno di andare verso il piacere, quindi carote. Qualcuno ha provato a contabilizzare queste differenze in 90% via dal dolore e 10% verso il piacere. Non ricordo e sono pigro per andare a verificare chi e quando, comunque una forte maggioranza fugge dal dolore. Il punto è che alla lunga il dolore non piace a nessuno, però se il bastone non funziona, non è molto producente prenderne uno più grosso. Cosa ne dici? Un buon mix di bastoni e carote? A me hanno dato sempre più bastoni, infatti ho deciso anche per questo motivo di mettermi in proprio, perché mi è sempre venuta voglia di fermarmi, prendere il bastone che stavano usando per spingermi, per motivarmi, e romperlo sulla testa del manager di turno. Lo so, sono un po’ esagerato a volte. Prendila come licenza poetica per colorire un po’ il discorso e non farti annoiare. Comunque per evitare di far danni, ho trovato la mia piantagione di carote, e tanti saluti. Certo, avrò il problema quando avrò – spero a breve – dei collaboratori, ma credo che lo risolverò semplicemente chiedendo. Chi va avanti a carote è il ben venuto. 

Chi ha bisogno di bastoni... due chance: o si bastona da solo, o non può lavorare con me, semplicemente perché posso bastonare, si impara tutto, ma non mi fa sentire bene. Quindi, questo è il mio pensiero. Insalate di carote a go-go (a iosa) e pedalare, cioè lavorare per raggiungere i propri obiettivi e quello comune. E non vuol dire assolutamente avere meno grinta. Perché il bastone più grande, al quale non vogliamo tornare, è proprio un lavoro in cui ci siano più bastonate che carote. In che proporzione vanno bene le bastonate? Quante ne tolleri tu. Se ti aiutano, bene, se non ti aiutano, male. Io mi sono trovato poche volte in cui le bastonate mi hanno aiutato. Quindi comunque so che funzionano. Ma per come sono io mi hanno fatto venire una rabbia contro i bastonatori che comunque non hanno avuto risultati “ecologici”, cioè senza effetti collaterali. Perché, secondo me, la rabbia non è un effetto collaterale trascurabile. Comunque sia, capisci se ti spingono i bastoni e le carote e automotivati di conseguenza. Non c’è niente di meglio che un collaboratore, un collega un compagno che si motiva da solo. È uno stimolo per tutti gli altri, un esempio da seguire. Sii l’esempio che vuoi avere. Non aspettare che qualcuno ti motivi.

Giusto vs Funzionale

Un altro mito da sfatare è che ogni cosa possa essere catalogata come giusta o sbagliata. Non sto parlando delle mille e settecento cinquantatré sfumature di grigio che ci possono essere in mezzo. Parlo proprio di modi diversi di vedere le cose. Siamo nel 2022 mentre scrivo, abbiamo immagini della terra da mille angolazioni diverse, eppure ci sono ancora persone che credono fermamente nel fatto che la terra sia piatta. Si chiamano terrapiattisti, te ne ho già parlato. Li riprendo ad esempio. Che dire, hanno chiuso i manicomi e questi sono i risultati? no, c’è solo da prendere atto che ognuno vede il mondo a modo suo, ognuno filtra le informazioni e le cataloga in “ci credo” o “non ci credo” Quelle che per noi “terratondai” sono prove del fatto che la terra è tonda, per loro sono fake. Dopotutto, la prima foto della storia è un fake. Sembra un uomo morto e invece non lo è. La prima in assoluto. Figuriamoci un po’. Io, sarà che ultimamente dormo poco, scrivo molto, vivo più su Zoom che in terra, ma ho avuto l’impressione che anche un famoso speech al tg di un famoso capo di stato fosse un fake girato con sfondo virtuale verde e tecnologia magari un po’ più avanzata di quella di Zoom o Meetn. Ho le visioni? Può darsi. Poco importa. Quello che importa è che una volta che ci convinciamo di qualcosa, inneschiamo un meccanismo molto molto molto pericoloso e altrettanto potente: la voglia di avere ragione!

Avere ragione

La voglia di avere ragione è forte quanto la paura dell’ignoto, la paura di abbandonare il branco (zona di comfort). La voglia di avere ragione è così forte da essere uno degli scopi fondamentali del nostro cervello. Eh sì, farà di tutto per darci ragione. Anche quando aver ragione vorrà dire cose poco piacevoli, del tipo ricevere un NO da quel ragazzo o quella ragazza, di perdere una partita (partita in cui giochiamo noi... non riesce a far cambiare le sorti di un campionato in tv!), ecc. ecc. Se crediamo che riusciremo a diventare degli ottimi professionisti ci riusciremo. Perché? perché avremo il pilota automatico settato su quel risultato. Ci impegneremo di più, faremo sempre qualcosa in più anche se non ci è stata chiesta, andremo più a fondo nelle soluzioni dei problemi e così via. E, udite udite, cosa succederà? Raggiungeremo quel risultato. Se crediamo invece di non riuscire, ad ogni blocco ci verrà voglia di fermarci, perché, lo sappiamo, non riusciremo mai. Torniamo a Paperino e Tigre. Ha sempre ragione quello tra i due a cui decidiamo di dare ascolto. Questa la spiegazione superficiale (giusta ma superficiale) del come funziona. Ti ricordi l’Iceberg conscio/inconscio? Ecco, avere ragione, indovina dove si trova? Nella testa dei 95 del piano di sotto. È come se fosse la corrente che spinge l’Iceberg. A voglia a sentirci dire da altri che ci sbagliamo! Le loro parole fanno lo stesso effetto che un soffio di venticello di primavera fa sulla punta dell’Iceberg. Non può di sicuro fargli cambiare rotta (idea) se le correnti spingono da un’altra parte. Giusto? Quindi? Siamo fregati un’altra volta? Tranquilli, no, non siamo fregati. Dobbiamo rendercene conto. Quando ci ritroviamo a voler avere ragione, e ci rendiamo conto che forse parla il pilota automatico, fermiamoci a chiederci: avere ragione su questo argomento (a parte montarmi l’ego che PRETENDE di avere ragione), mi aiuta? mi serve? mi porta verso i miei obiettivi? mi aiuta ad avere risultati che voglio? Se sì, continua ad avere ragione. Altrimenti, metti in dubbio e cerca “verità” più sane per te.

Macro Micro e Mia economia

Ti stai già perdendo o ci sei ancora? Lo so non è semplice, ma lo diventerà. Possiamo modificare le cose in cui crediamo. Per noi una cosa è vera, quindi non si può toccare. Il punto è che vero assoluto non esiste, quindi meglio avere delle credenze che ci aiutano a vivere meglio, non delle credenze che ci fanno solo stare male (esempio: siamo rovinati, moriremo di Covid tutti, ci vogliono sterminare, c’è la crisi). Ecco come cambiare le nostre credenze che non ci aiutano a vivere meglio (rivedi il capitolo “Rompiamo le gambe alle credenze”). Partiamo dall’ultima, perché voi giovani avete il diritto di capirla prima di noi. Noi ormai ce la siamo bevuta così tante volte che non ci cambia la vita. Voi giovani invece dovete capire una cosa: la crisi non esiste. Come? Analizziamo prima cosa comporterebbe credere che la crisi esiste, piuttosto che la mia versione opposta. C’è la crisi quindi: le persone perdono il lavoro le aziende chiudono, i risparmiatori perdono i propri risparmi di una vita, le lauree serviranno come carta igienica... (io lo pensavo). Come ti fanno sentire queste cose? Ti fanno venire voglia di studiare un capitolo in più oggi? di fare un corso in più? di mandare un CV in più? di aprire una partita Iva? di aprire una StartUp con i compagni di studi? Se hai risposto sì ad almeno una delle domande sopra, benvenuto nei cosiddetti visionari insani di mente. Se hai risposto tutti NO, tranquillo, sei nella media, ma puoi uscirne anche tu. Perché? Definiamo intanto la crisi. Crisi economica. Ok, di quale economia? La Macro, la Micro o la MIA? eh sì, “sticaz”36 a Macro e Micro. Se non mi dedico io alla MIA, crisi o ripresa o boom economico, starò sempre con la mia economia. Non è mica vero che quando va bene va bene per tutti! quindi non posso aspettare che migliori la Macro, o la Micro. Devo muovere il culetto per dedicarmi a far migliorare la MIA. Posso controllare la Macro? voglio farlo? Ok, anche tu benvenuto nei visionari. La strada per te è entrare in politica e darti da fare. Altrimenti se pensi di non volerlo fare, allora le chance che tu abbia un impatto sulla Macro e sulla Micro sono molto bassi. Quindi perché preoccuparsene? Invece sulla MIA, cioè sulla TUA economia, su quella hai pieni poteri! Poteri assoluti. Ok, ma i prezzi aumentano, le tasse anche, gli stipendi diminuiscono, ci sono licenziamenti. Sì, quindi, non possiamo magari credere che l’economia sia sana, quella macro. Ok allora, cosa ne dici se invece di dire che c’è crisi economica, ce la raccontiamo così: nonostante la macro economia sia in crisi posso migliorare la mia? Se non addirittura: dal momento che c’è crisi macroeconomica, ci sono le migliori opportunità di crescita per chi sa cogliere le opportunità. È vero, la percentuale più alta di millionari (lo so che ha una “l” sola, ma a me i millllioni piacciono molto), dicevo, la percentuale più alta di millionari nasce proprio nei periodi di crisi. Non dalla propria madre, ma “business speaking”. Le start up con più successo, scalate più rapide dei mercati, le carriere migliori si sono proprio sviluppate nei periodi di crisi. Perché? perché il migliore, anzi, quello che si adatta meglio (Darwin ha sempre ragione) si prende il mercato. Ne rimane meno? A volte sì, ma rimangono molti meno concorrenti. Vuoi lavorare per qualcuno? Beh, non ci crederai ma probabilmente il posto di lavoro che aspettavi si sta liberando proprio adesso. Ma come? Le aziende, che lo ammettano o no, approfittano di momenti di crisi globale per fare due cose: aumentare i prezzi dei loro prodotti (perché c’è crisi) anche quando magari i loro costi sono rimasti invariati, e licenziano (lo abbiamo già visto, ma ci torno ugualmente). Licenziano anche quando non era strettamente necessario. La chiamano “ristrutturazione del reparto” o “ristrutturazione aziendale”. E chi licenziano? A parte ovviamente le funzioni che non hanno più un lavoro, licenziano anche altri “pesi morti”. Carretti di persone che costano molto e rendono poco. In Italia, non potendoli licenziare quando vogliono, le aziende (non tutte, ovviamente) approfittano di questa “scusa della crisi” per fare pulizia. So che molti me ne diranno di ogni, leggendo queste cose, ma è così. In più, io capisco queste aziende e farei esattamente la stessa cosa per salvare l’azienda e le altre persone che ci lavorano. Quindi poi assumono in quella posizione (magari cambiando nome alla posizione in oggetto) una nuova risorsa, più brillante, più motivata, su cui investire. Potresti essere tu. PS: in caso non fosse ancora chiaro, se non credi nella meritocrazia, hai comprato il libro sbagliato. Io voglio darti gli strumenti per dare il meglio di te stesso, che non vuol dire lavorare ottanta ore la settimana e non avere una vita privata. Vuol dire continuare a migliorarsi, imparare abilità nuove per essere sempre più indispensabile per l’azienda in cui lavori. Quando sarai in questa situazione, non dovrai nemmeno preoccuparti che l’azienda rimanga aperta o chiusa. Potrai sempre andare a lavorare per qualcun altro. Non mi credi? Se conosci qualche imprenditore chiedi a lui o lei se cosa ho scritto è fantasia o realtà.


IL PILOTA AUTOMATICO

Ti piacerebbe avere un pilota automatico che ti porti dove vuoi? Magari che ti porti a raggiungere i tuoi obiettivi? Sarebbe bello vero? Come avere un Iceberg che va dove vuoi tu, senza autosabotaggi, freni nascosti, con la corrente nel verso giusto. Bene, si può. Avrai già capito che lavorando sulle credenze possiamo cambiare e allineare gli inquilini del piano di sotto ai nostri desideri. Hai anche capito però che ci sono molte informazioni contrastanti ovunque, ed è difficile capire a chi dare ragione, di chi fidarsi e di chi no. Adesso abbiamo bisogno di automatizzare un altro processo, dobbiamo essere sicuri di cogliere le opportunità, di cercare e trovare le informazioni che ci servono. Per fortuna abbiamo un aiuto, un “filtro automatico”, il SAR.

SAR

Tra tutti i sistemi e sistemini, programmi e programmucci che abbiamo nel nostro cervello, ne abbiamo uno molto molto interessante, il SAR: Sistema di Attivazione Reticolare. Sembra complicato (e magari nel suo funzionamento lo è anche), ma provo a spiegartelo molto semplicemente. Possiamo decidere a priori a cosa prestare attenzione, e di conseguenza a cosa invece non fare caso. Perché ci serve? Perché non riusciremmo a prestare attenzione a tutto. Esempio: mentre ti scrivo non posso concentrarmi contemporaneamente sul disordine che ho sul tavolo (anche se dovrei farlo e ordinare), sul colore delle tendine, su quello che ho scritto sulla lavagna alla mia destra e così via. Mentre guidi non puoi fare attenzione al colore di tutte le macchine che incroci, o ai loro numeri di targa, o all’aspetto dei guidatori. Non puoi badare a ogni singolo incrocio, alle persone che stanno per attraversare la strada, come sono vestite, se sono più donne o più uomini e cose del genere. Giusto? Devi solo fare attenzione che qualcuno non attraversi la strada quando stai passando tu. Di come sia vestito o che lingua parli poco importa. Bene, questo SAR ha una funzione quindi utile, per farci risparmiare energia, farci fare meno fatica. Il problema è che, se non è ben programmato, rischia di non farci vedere cose importanti, occasioni che ci passano sotto il naso semplicemente perché non “stiamo attenti” a questo tipo di opportunità. Bene, c’è una soluzione a tutto questo: il SAR si può allenare, riprogrammare a nostro piacimento.

Prima di venire al dunque, un altro esempio di come questo sistema funzioni, provato sulla mia pelle. Anni fa lavoravo per un’azienda italiana come rappresentante, in Rep. Ceca. Aveva molti prodotti e io mi ero concentrato sulla ricerca di potenziali clienti per bollitori e radiatori. In pratica avevo mappato tutta la Rep. Ceca di puntini colorati, sulla mia mappa, con questo tipo di aziende. Erano già passati sei anni e la stessa azienda ha deciso di provare a esportare in Rep. Ceca anche un altro prodotto, delle canne fumarie (i tubi attraverso i quali scorre il fumo delle caldaie, dei caminetti ecc.). Bene, non appena mi hanno informato di questa novità (per me significava ulteriore possibile business) ho iniziato a notare negozi di caminetti e canne fumarie ovunque. La cosa strana è stata trovarli dove ero passato decine e decine di volte senza averli mai notati. Eppure un negozio è un negozio, non può spuntare lì da un momento all’altro solo perché io l’ho immaginato! Giusto? (chi sta pensando alla legge dell’attrazione faccia un bel respiro, funziona ma non è questo il caso). La mia mente scettica non riusciva a capire come avessi potuto passare tante volte nello stesso posto senza aver mai notato quel negozio, poi ho imparato che esiste il SAR e come funziona. Pensa che addirittura il negozio di canne fumarie più vicino a casa mia era proprio sotto casa del mio migliore amico, Ermanno, che abitava a 10 min da me, a Praga. Quel negozio era lì da sempre, da prima che io ed Ermanno ci trasferissimo in Rep. Ceca. Non appena quel tipo di negozio (ma leggi pure informazione, occasione, persona) è diventato interessante per me, il mio SAR ha iniziato a cercarlo ovunque. Trovandolo. Ecco un’altra dimostrazione della veridicità del detto “chi cerca trova”! Potremmo riscriverla come “chi attiva il proprio SAR su un particolare soggetto, lo trova”. Sarà infatti il nostro pilota automatico a trovare quello che ci interessa. Molti fanno l’esempio delle auto: mi compro una Ford Fusion che non ho mai visto in circolazione (l’ho sempre confusa con una Fiesta, probabilmente). Ragazzo, lo so che per te entrambe queste auto sono da museo, ma all’epoca c’erano queste (si, si, all’epoca dei Boomer come me :-)). Non appena la compro, vedo Fusion ovunque. Ci sono sempre state, ma non essendo a me familiari, il mio SAR le ha sempre scartate catalogandole tra le “auto generiche”. Da quando ne ho comprata una, allora ho iniziato a riconoscerle ovunque. Questo SAR ha per caso qualche effetto collaterale? Beh, sì, purtroppo. Se ci concentriamo sulle sfighe, il SAR vedrà sfighe ovunque. C’è poco da fare. È tutto legato a dove poniamo la nostra attenzione, il nostro focus. Se pensiamo ai disastri, vedremo solo disastri. Se ci concentriamo sulle cose positive, vedremo le cose positive. Ci sono entrambe. Il punto è su quali vogliamo concentrarci. In questo senso è fuori di dubbio che ci creiamo la realtà che vogliamo. Significa che possiamo vedere solo le cose positive e far finta, ignorare tutte le altre? Questo sarebbe un’esagerazione pericolosa, come lo sono tutti gli estremi. Il punto è che torniamo al discorso di qualche capitolo precedente “Giusto o funzionale”. È funzionale pensare sempre alle cose che non vanno bene? Secondo me no. È funzionale pensare SOLO alle cose positive? Stessa risposta mia personale: secondo me no. Ognuno è libero di scegliere e di impostare il proprio “BILANCIAMENTO”. Da notare, molto importante: la nostra mente non riconosce le negazioni. Non funziona se diciamo “ehi SAR, non notare le auto blu” o “non notare pessimismo”. Mi spiego meglio.

Riconoscere le negazioni

Il nostro cervello non riconosce le negazioni, proprio non ci riesce. Quindi, se vuoi pensare a un mondo senza guerre… provaci... pensa a tutto tranne agli esami. Ci sei riuscito? o hai immaginato carri armati, bombe, armi e distruzioni? E agli esami e poi hai cercato di allontanarti dal pensiero degli esami? Molto meglio pensare a un mondo in pace, e il gioco è fatto. Questo è un esempio che ci fa capire cosa si intende quando diciamo che la mente non riconosce le negazioni. Questo è importante da sapere perché il “non voglio cadere nel fosso” pensato mentre andiamo in bici ci farà... cadere nel fosso, perché è nel fosso che metteremo la nostra attenzione. Chi guida lo sa bene: guardare all’esterno della curva, mentre stiamo guidando, ci porterà proprio lì, all’esterno. Guardare la buca ci porterà nella buca, guardare la prossima curva idem, sempre che tu rispetti le leggi della fisica e non entri in un tornante ai cento all’ora. In quel caso puoi guardare dove vuoi, la macchina farà un bel dritto. Il mio amico Roberto, quando andavamo in mountain bike, aveva proprio l’istinto di guardare il percorso e la traiettoria migliore. Infatti scendeva dalle montagne come un missile. Io ero sempre spaventato di tutto, guardavo le fosse, le buche, gli impedimenti lungo la strada e... lasciamo perdere come finivano le mie discese. SAR, Focus, Attrazione, Intenzione. Un bel mix che può aiutarci, o può renderci la vita molto molto difficile. come ne usciamo? Conoscendo come funzionano e usandoli a nostro vantaggio. Sono strumenti, né buoni né cattivi. Buono o cattivo è l’uso che se ne fa. Il problema principale è conoscerli e sapere come funzionano. Altrimenti è difficile. Sarebbe come dare un coltello a un bambino. Se non sa che taglia, finirà per farsi male, molto difficilmente si metterà a tagliare l’insalata o le cipolle alla julienne. Spero di aver reso l’idea... Ti ho sentitoooo perché non ci hanno dato il libretto di istruzioni per queste cose? Non lo so. Adesso una parte te la do io, dal momento che l’ho trovata. Fanne buon uso e, soprattutto, passa il favore, fai circolare queste informazioni. Non lasciare giocare i bambini con i coltelli.

La forza delle abitudini

“Datemi un’abitudine e cambierò il mondo”, dico io. Di che mondo parlo? Il mio, se l’abitudine è mia. Il tuo, se l’abitudine è tua. Sì, perché noi siamo in gran parte ciò che facciamo. Hai mai sentito dire “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”? Probabilmente sì. Significa che la nostra salute, il nostro bilanciamento psico-fisico dipende molto da cosa mangiamo, come ci nutriamo. Nutrirsi in modo sano significa prendersi cura di noi stessi. Bene, come ci nutriamo dipende dalle nostre abitudini, giusto? Sono vegetariano significa che ho preso l’abitudine di nutrirmi solo con verdura. Sono carnivoro significa che ho l’abitudine di nutrirmi di carne e così via. Tornando alle nostre abitudini, cosa significa essere un fumatore? Avere l’abitudine di fumare. Essere un corridore: avere l’abitudine di correre. Essere un bevitore avere l’abitudine di bere. Abbiamo visto nel capitolo “chi ti credi di essere” come sia importante l’immagine di sé che abbiamo. Vedi che l’immagine di sé è fortemente legata alle nostre abitudini. Il collegamento è così stretto che non è possibile modificare l’una senza modificare l’altra. Sono uno studente modello = vado a lezione, prendo appunti, studio, faccio gli esercizi, preparo gli esami (conseguenza: passo gli esami). Guarda quante abitudini sono legate al sentirsi uno studente modello. Se mi sento uno studente modello mi comporto come uno studente modello, continuamente, quindi ho abitudini di uno studente modello. Ma si può fare al contrario? Che ne dici? Cambiare le abitudini (una alla volta e col metodo giusto) e diventare ciò che vuoi, per esempio uno studente modello? Certo che sì a patto che non ti auto saboti continuando a considerarti uno studente “pessimo”. Inizio a comportarmi come uno studente modello, avrò di conseguenza i risultati di uno studente modello. Avrò la conferma di essere uno studente modello. Torniamo a uovo o gallina, gallina o uovo con una differenza: dal momento che sappiamo come funziona, in questo caso, possiamo lavorare su entrambi i fronti. Mi convinco di essere uno studente modello, perché decido di esserlo (non perché me lo deve dire qualcuno o dei voti su un libretto universitario) e mi comporto come tale. Avrò i risultati di uno studente modello. Ma se poi prendo 18? Bella domanda. Se prendo un 18? È un voto per te? Secondo te uno studente modello accetta i 18? Non “prende” i 18, ma accetta i 18? Dipende, certo, da molto altri fattori. Ma se la vediamo semplice, se sono uno studente modello mi sono preparato da 30, non da 18. Se prendo 18 perché probabilmente mi hanno chiesto le uniche due pagine che non ricordo, o sono stato distratto, o invece di fare l’esame guardavo la bionda a destra o il bruno a sinistra, poco male. Lo rifiuto e torno alla prossima sessione, perché so di valere di più. Finito il discorso. Se poi vuoi giocare ad aggiungere altri dati al problema, magari che sono all’ultimo esame, ho la media del X e non ho ancora scartato nemmeno un voto, e l’ultimo voto non mi cambia niente... beh, vanno bene entrambe le soluzioni: mi prendo il mio primo 18 all’ultimo esame e vado a laurearmi qualche settimana prima, oppure rifaccio anche questo perché non voglio nemmeno un 18 sul mio libretto. Cosa è giusto lo decidi tu. Non lo può decidere nessuno. Anche se tutti dovessero dirti che è tempo perso, uno spreco di energie ridare un esame solo perché non vuoi un 18 sul libretto, te ne devi assolutamente infischiare di cosa ti dicono gli altri. Mamma, papà, amici, insegnanti. Quando diventerai il proprietario della tua azienda, o il CEO dell’azienda dei tuoi sogni, ci arriverai probabilmente anche per questo tuo attaccamento al dettaglio. Puoi arrivarci ugualmente accettando il 18 “ininfluente”? Secondo te? La risposta è: sì, ma in un altro modo. Puoi essere un affezionato ai dettagli, o puoi essere un affezionato del fare veloce (punta spara anziché punta, mira, spara). Giusto perché questo esempio ci dà anche materiale per riflettere su altro, devi solo fare attenzione a non eccedere nell’affezionarti (che significa ossessionarti) troppo, né al fare veloce, né al curare maniacalmente dettagli irrilevanti sempre. Perché il troppo stroppia e rischi di perdere di vista l’obiettivo principale. Sempre riferito a quest’esempio, se hai la media alta, hai studiato bene e ti è andato male l’appello, non ti costerà molto riprepararlo. Ti slitta qualcosa con la tua laurea? Se sì, pensaci, altrimenti ridai quest’esame e tieniti il libretto che vuoi, che ti meriti, che ti dà soddisfazione. Le scelte sono le tue. Scegli e ti prendi la tua responsabilità. Nessuno lo farà al tuo posto, anzi, saranno sempre pronti a criticarti “te l’avevo detto”... qualunque cosa tu faccia. Quindi: Fai come è meglio per te, in questo caso. Gli estremi del “punta spara” vs “punta, mira, spara” sono 


prendi il fucile e spara, senza nemmeno guardare dove

oppure “prendi il fucile, controlla che sia carico, punta, mira, ricontrolla se il mirino è calibrato bene, cerca di capire dal movimento degli alberi se devi considerare un vento Nord Est o Sud Ovest, considera l’effetto coriolis (che la terra gira) calcola quanto inciderà la gravità sul tuo proiettile che pesa X grammi e andrà alla velocità iniziale di… con attrito del vento che lo farà rallentare di…”, ci siamo capiti? In nessuno dei due estremi prenderai un bel niente, o perché rischi di spararti in un piede o perché rischi di invecchiare prima di sparare. Ricordati che quello che fai ripetutamente determina chi sei. Così come chi credi di essere determina cosa fai. Se vuoi eccellere (in qualsiasi cosa) ragiona come la persona che vuoi diventare e fai le cose che farebbe la persona che vuoi diventare. Due cose (ragionare ed agire) che hanno un impatto incredibile sui tuoi risultati.

CAUSA ed EFFETTO (lo so, insisto, e c’è un motivo)

Ho già scritto sopra del principio di Cause Effetto evidenziando quanto sia pericoloso capirlo alla rovescia, e credere che gli effetti siano le cause, e le cause siano solo le conseguenze. Voglio tornare comunque su questo argomento per sottolineare una cosa: qui tornano utili tutte le cose che abbiamo visto sul FOCUS. Vi spiego subito come questi argomenti si collegano e aiutano a vicenda. Abbiamo visto che dove mettiamo il nostro focus, la nostra attenzione, la nostra energia, lì le cose migliorano. C’è semplicemente da capire su cosa mettere il focus, e la risposta è semplice: mettiamo il nostro focus sulle CAUSE, non sugli effetti. Concentriamoci sulle cause, alimentiamole, e gli effetti arriveranno da soli, per il principio di causa ed effetto. Se ci concentriamo invece sugli effetti, senza alimentare le cause... è un bel guaio. È come guardare una stufa e concentrarci sul calore. Non arriva nessun calore se non mettiamo legna e accendiamo! Ci basta una scintilla, ma dobbiamo farla noi. Altrimenti nessuna stufa ci scalderà mai. Così come se ci concentriamo sui voti degli esami, anziché sulla preparazione degli esami stessi, rischiamo di aspettare in eterno.

Piccola lezione di Dating, Marketing e ricerca lavoro

Se vogliamo trovare l’amore della nostra vita, dobbiamo concentrarci sul cercare l’amore della nostra vita e prepararci: vuoi un uomo sportivo? o una donna sportiva? Bene, che persona devi essere tu, per far in modo che questa donna o questo uomo sportivo siano attratti da te? anzi, vedi, stavo invertendo anche io: che persona devi diventare per attrarre la persona che stai cercando? E poi dove puoi trovarlo/trovarla? Cosa può CAUSARE il vostro incontro? Startene solo in casa no di certo. Andare in palestra forse è meglio, no? Vedi, i simili si attraggono, non gli opposti. Chi ha detto che gli opposti si attraggono stava parlando di elettroni. Non c’entra un k con i rapporti sentimentali. Prova a pensare di vivere con una persona l’opposto di te. Non una sera e via, ma un mese, un anno, un decennio. A te piace il cinema, a lui la pesca, a te lo sport, a lui/lei i fastfood, a lei l’arte a te il calcio. Certo non significa che si debbano fare le stesse cose e che non si debba avere ognuno i propri spazi. Certo che no. Ma ti assicuro che nelle cose fondamentali sono i simili che si attraggono e possono vivere felici assieme. Chi ti dice il contrario molto probabilmente soffre di masochismo. Probabilmente. Comunque sia, tornando a noi: cosa posso fare per attirare quel tipo di persona? che cosa posso dare a quel tipo di persona? poi dove posso trovarla? Questo, oltre ad essere un mini corso di dating (premesso che non sono di certo un’autorità del settore), è una lezione di marketing e una lezione di ricerca lavoro. Come? Sì, sono le 19.30, ora dell’aperitivo, e non ho bevuto. Sono serissimo. Ti riscrivo le domande di prima: “cosa posso fare per attirare quel tipo di persona? che cosa posso dare a quel tipo di persona? poi dove posso trovarla? Aggiungo che esigenze e bisogni ha che io posso soddisfare. E veniamo alla ricerca del tuo lavoro ideale: sostituiamo la parola “persona” con “azienda ideale”: “cosa posso fare per attirare quel tipo di azienda ideale? che cosa posso dare a quel tipo di azienda? poi dove posso trovarla? che esigenze e bisogni ha che io posso soddisfare?” 

Vedi? L’azienda è nel settore energia? cosa ne dici di andare a fare un giro a una fiera del settore? o su siti del settore, o leggere riviste del settore? Cosa cerca quel tipo di azienda? che ne dici di leggere gli annunci di ricerca personale che pubblicano? Cercano tutte persone che parlano tedesco? ok, lo sai, impara il tedesco. Ma è difficile. Ok, allora lascia perdere ma non rugnare (ascoltare il paperino malefico) se quel tipo di azienda non ti chiamerà nemmeno a colloquio. Anche essere in forma può sembrare difficile, a qualcuno sovrappeso, ma il punto è: si fatica sempre e comunque, o a dimagrire e rimanere in forma, o a portarsi in giro i chili di troppo e andare dal dottore. 


Ma l’aspetto fisico non è tutto


certo, non dico mica questo, ma senza scendere nei dettagli dell’equazione “fisico in forma = persona in salute”, perché accontentarti? Avere un fisico in forma non è impossibile. Per cosa, per pigrizia o golosità di strafogarsi di porcherie tutti i giorni? Prova con due giorni a settimana e vedrai. Gli altri cinque giorni moderati a tavola. Muoviti di più. Cerca chi è in forma e copia le sue abitudini. Smettila di frequentare “amici” che non fanno altro che passare da un fastfood all’altro, da un bar all’altro. Soprattutto, se vedi che non riesci, fatti aiutare da un professionista. Potresti avere problemi diversi dalla tua dieta, che devono essere curati con l’aiuto di un dottore anziché di un personal trainer. Ma almeno sai cosa devi fare. (Puoi rivedere il capitolo “il gruppo dei pari”, e la casa invisibile). [non so se finirò mai questo libro, perché più scrivo più scriverei, e più scrivo più mi vengono in mente argomenti su cui scrivere...]

Metodo Ponte
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi