Capitolo 28
Diamo i numeri: MAGIC NUMBERS

Voglio dare i numeri. Molti li hai trovati lungo il percorso, in questo libro, ora voglio metterli tutti ordinati in modo che tu possa trovarli velocemente in cerca di ispirazione.

100%

100% responsabilità. Quando ci prendiamo il 100% della responsabilità di quello che ci succede, capita una cosa inaspettata: prendiamo il controllo. Ci rendiamo finalmente conto che siamo in controllo. In controllo dei nostri comportamenti, delle nostre emozioni, quindi dei risultati che abbiamo e, in sintesi, della nostra vita. Certo, ci sono cose (pochissime) che ci capitano. Pensiamo a un incidente, a una malattia. Non voglio entrare nel merito ma ti accenno che c’è anche chi pensa che anche eventi del genere siano stati in qualche modo determinati da noi. Ti do la mia spiegazione più terra terra: se ammetto che alcuni eventi sono fuori dal mio controllo, ammetto anche però che come reagisco a questi eventi è sempre sotto il mio controllo. Sempre. Quindi come mi sento, cosa provo, come mi comporto è sempre al 100% sotto il mio controllo. Infatti, a parità di disgrazie (passami il termine) c’è chi si chiude in sé stesso, si deprime e aspetta la morte, e c’è chi si rimbocca le maniche e riparte da capo costruendosi una nuova vita, con le nuove condizioni. Pensa a Simona Atzori, Giusy Versace, Alex Zanardi, di cui ti ho parlato all’inizio del libro, nella “teoria della responsabilità”: persone straordinarie, persone che hanno reagito in modo straordinario a eventi che possiamo definire terribili, catastrofici, disumani. Nessuna di queste condizioni terribili ha fermato chi aveva deciso di vivere, e di vincere la propria partita con la vita. Quindi, che tu voglia credere che tante o poche cose ci capitano indipendentemente da noi, hai la dimostrazione che gli effetti che queste cose hanno sulla nostra vita è sempre assolutamente sotto il nostro controllo. Per molti è difficile da accettare questa responsabilità, ma ti assicuro che ti darà molta molta più serenità, consapevolezza e controllo sulla tua vita. Senza andare a casi estremi, un paio di esempi banali: mi bocciano all’esame: penso di essere stato sfortunato, mi deprimo; penso che è stata mia responsabilità, colpa mia, quindi mi rimbocco le maniche e ristudio meglio tutto. Mi lascia la ragazza o il ragazzo: penso che è una stronza/stronzo posso deprimermi o sbattermene; penso che è stata mia la responsabilità, cerco di imparare da questa lezione, capisco cosa ho sbagliato, cosa potevo fare meglio e cresco come persona. La prossima relazione sarò una persona migliore. Magari può voler dire semplicemente che ho sbagliato a scegliere quella persona perché eravamo troppo diversi. Non è colpa sua che non mi capisce, è colpa mia che mi sono ostinato a voler rimanere con una persona che parla un’altra lingua, e non ho fatto nemmeno niente per trovare una lingua comune. È un esempio, mi raccomando, ogni storia ha... la sua storia. L’importante è prendersi le proprie responsabilità e reagire nel modo più giusto. Mi tirano un pugno: posso schivarlo; posso schivarlo e renderlo; posso prenderlo sul naso (ah sì, altra questione: per schivarlo / schivarlo e renderlo devo essere capace). Certo. E di chi è la responsabilità se sono o non sono capace? Mia, sempre mia. Se voglio essere in grado di schivare e rendere un pugno, devo allenarmi e prepararmi. Se voglio essere in grado di cogliere un’occasione di business devo essere preparato e saperle riconoscere (altrimenti prendo delle belle sole, come le chiamano a Roma, come ho fatto io “da giovane”). Se mi si presenta la donna ideale ma io sono depresso, fuori forma, trasandato... cosa ho da offrirle? Di chi è la responsabilità? Della mia ex che mi ha lasciato e poi nel sonno mi è venuta a rimpinzare di hamburger e gelati contro la mia volontà o mie è venuta a sgualcire e sporcare i vestiti nell’armadio?! O è mia perché invece di alzarmi un’ora prima e andare a fare palestra sono andato a dormire un’ora dopo strafogandomi di gelato o alcool guardando la tv? Ricordati, prendersi la responsabilità della propria vita significa prenderne, assumerne il pieno controllo.

1440 power-bricks

Ho già parlato di questo numero, 1440. Sono i minuti che ognuno di noi ha, ogni giorno. Perché li chiamo power-bricks? Perché li vedo come mattoni magici (sì, lo so, sono fissato con le magie), sono mattoni che possono fare qualsiasi cosa. Solo che molto spesso non ce ne rendiamo conto. Ripensa al cantiere del tuo ponte immaginario, il ponte che ti porterà al futuro che vuoi. Sei sulla riva del fiume, la tua situazione odierna, e guarda l’altra sponda, quella che vuoi raggiungere. Bene, ora hai pianificato i lavori, deciso quanti e quali pilastri costruire, in che ordine, sei pronto a partire. Ti serve solo il materiale da costruzione, dei mattoni appunto. Questi mattoni li hai ogni giorno, e ne hai sempre la stessa quantità, 1440 appunto. Ora sta a noi usarli nel modo giusto o meno. L’unica regola è che, a mezzanotte, rimarranno solo quelli che abbiamo messo assieme, per lo meno in gruppetti da 10, e rimarranno lì dove li abbiamo messi noi. Se per caso quando ce li portano sul cantiere noi non li usiamo, li userà qualcun altro. Quindi sta a noi prenderli e decidere dove metterli, come usarli, quale muro o ponte costruirci. Più ne usiamo per il nostro ponte (quello principale che ci porterà ai nostri obiettivi, ai nostri sogni), più il ponte crescerà velocemente. È molto semplice. Eppure c’è qualcuno che progetta il ponte e poi i mattoni se li fa puntualmente rubare, o li mette lui su muri di altri, ponti di altri, case di altri. Ci siamo? Spero sia chiaro questo concetto. 

Questi power bricks possono servirci per costruire o migliorare la nostra casa magica, te la ricordi? Sono tutti mattoni molto ben investiti, perché stanno contribuendo a creare la nostra vita, la casa dove abitiamo e dove andremo ad abitare. 

Questi power bricks possiamo anche trasformarli (vederli come) in eurotime. Come se ogni giorno sul conto corrente della vita ci accreditassero 1440 “eurotime”. Questi eurotime possono essere investiti o sprecati. Non ci sono altri modi per usarli. Non possono essere accantonati. Anche questi, il giorno dopo non saranno più disponibili, ne arriveranno altri 1440, ma quelli che non abbiamo investito il giorno prima saranno svaniti per sempre. Ma come li investo? Li investo quando medito, investendoli nella mia pace interiore. Li investo quando vado a correre, investendoli nella mia forma fisica. Li investo quando parlo con un amico, investendoli nei miei rapporti sociali. Li investo quando prego, investendoli nel mio spirito (qualunque sia la mia fede e religione). Li investo quando studio, nella mia formazione. Li investo quando scrivo, nel mio libro. Li investo quando mi riposo e recupero energie, li investo quando esco con gli amici (il giusto). È chiaro il concetto? Bene, mi raccomando, usali al meglio. 

NOTA BENE: Una precisazione molto importante riguardo le prossime statistiche che leggerai: le statistiche sono istantanee della realtà nel momento in cui si raccolgono e analizzano i dati. Nessuna statistica deve essere vista come fissa, perché di fisso non c’è niente. Mi raccomando. I sognatori e visionari come me lavorano proprio per modificare alcune di queste percentuali che vedrai.

99%

Il 99% delle persone non vuole pagare il prezzo per raggiungere i propri obiettivi/sogni (Will Smith). Stranamente sono le persone che infrangono ripetutamente, costantemente e quasi compulsivamente i tre comandamenti (vedi “i 3 comandamenti”). Infatti, hanno sempre mille scuse pronte, mille motivi che hanno impedito loro di fare, di essere, di avere. La colpa è sempre di altri, loro sono vittime delle circostanze, perché sono nati nella famiglia sbagliata, nel paese sbagliato, nel periodo storico sbagliato, perché sono nati maschi e la mamma voleva una femmina o sono nate femminucce e il papà voleva un soldato assetato di sangue! E, stranamente, hanno opinioni su qualsiasi argomento. Non solo opinioni del tipo “secondo me... io credo che...”, no no, sono sempre convinti di sapere tutto. Loro non credono, loro sanno. Loro non hanno opinioni, loro hanno la verità assoluta. Sempre. Ma, cazzarola, almeno il dubbio di non poter avere sempre ragione? un piccolissimo dubbio? Sono le persone che, quando hanno una certa età, sanno tutto loro perché hanno esperienza. E sono le stesse persone che, quando erano giovani, sapevano tutto e “i vecchi” erano passati di moda, rintronati che non sapevano nemmeno di essere al mondo. Ti è mai capitato di avere a che fare con persone del genere? Se conosci qualcuno un po’ così ed è magari una persona cara consolati: se vuole cambiare è sempre in tempo. Dipende sempre e solo da lui, se vuoi al massimo puoi indicare la strada ma non puoi camminare per loro. Fattene una ragione. Come si può diventare così? Semplice: seguendo esempi del genere. Si cresce in famiglia dove tutti sanno tutto, hanno opinioni su tutto e danno la colpa di tutto a chiunque. Poi si continua con qualche insegnante stressato (ne bastano veramente pochi per spazzare via tutto il lavoro di tanti altri illuminati, come fa una mela marcia in un cesto di mele sane... uno schifo ovunque). Se considero che io cerco da anni di allontanarmi da queste persone “ciuccia energia”, negative, disfattiste, e nonostante il mio lavoro continuo mi capita troppo spesso di rimanerne invischiato, posso immaginare se non hai mai ragionato su questo aspetto e non hai mai fatto attenzione a chi ti dà energia (ottimismo, voglia di fare, voglia di migliorarsi) e chi te ne toglie (voglia di rinunciare, di volare bassi, di accontentarti, di non fare il passo più lungo della gamba... che chi ti credi di essere ecc. ecc). Ne ho già parlato nel capitolo “senti chi parla OUT”, ti ricordi? Vedi, tutto torna e ri-collega tutto. È come un immenso puzzle. Quando hai tutti i pezzi, e li avrai alla fine di questo libro, potrai vedere finalmente tutto il “disegno”, la visione d’insieme, con tutti i collegamenti da un capitolo all’altro, da un argomento all’altro. Con le frecce che indicano il senso giusto dalla vera CAUSA al vero EFFETTO, non tutto a caso come sembra, o come qualcuno vuole farci sembrare, o come la maggioranza crede che funzioni il mondo, semplicemente perché è troppo impegnata a distrarsi e non ha tempo di porsi domande serie e cercare risposte. Will Smith, che mi ha ispirato questo capitolo sul 99%, continua anche dicendo che le persone – lo vedremo meglio nel capitolo Will Smith si dividono in due categorie: quelle che ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi, e quelle che ci frenano, rallentano, bloccano. Questo secondo tipo, neanche a pensarci due volte. Fuori dalla nostra vita. Lo so, complicato, ma possibile e soprattutto necessario.

97%

Il 97% delle persone non raggiungono i propri obiettivi. Vuoi vedere che questi sono parenti stretti dei 99 di cui parla Will Smith? Sono sempre loro, non è importante se 99 o 97, l’importante è che, con percentuali del genere, dobbiamo fare sempre più attenzione a chi seguiamo, chi imitiamo, da chi impariamo se vogliamo essere nell’1% o nel più ottimistico 3%

3%

Solo il 3% delle persone sa cosa desidera veramente, ed è disposta a pagare il prezzo per ottenere quello che vuole. Dopo il 97% precedente c’è da aggiungere altro? Credo che ormai avrai capito cosa combina il 3% e cosa combina il 97%. Se poi aggiungiamo cosa dice Will Smith, che addirittura il 99% non vuole pagare il prezzo, beh, diciamo che un 2% di scarto ci sta, e che per raggiungere i propri obiettivi dobbiamo 1) conoscere quali sono 2) pagare il prezzo. Sai chi perdiamo in questa statistica? Quei poveri (c’ero anche io) che sanno cosa vogliono, sono disposti a pagare il prezzo, ma stanno pagando al negozio sbagliato, cioè stanno usando le strategie sbagliate, non hanno le giuste informazioni, o peggio hanno ancora degli autosabotaggi. Quindi aggiungiamo 3) avere le giuste informazioni e strategie 4) essere privi di autosabotaggi. Il Metodo PONTE aiuta anche qui) 

PS.: secondo te, i 97 che non sanno cosa vogliono? Se lo sono almeno chiesti?

10.000 ore

Cosa sono 10.000 ore? Sono il tempo che ci vuole a diventare dei fenomeni in qualsiasi cosa, esempio a giocare a calcio, a carte, a fare lo speleologo, a fare il coach, a fare l’insegnante, il professore, il giornalista, il cantante, lo youtuber, l’influencer. Eh sì. 10.000 ore, se le dividi per 8 ore al giorno, ma facciamola semplice, a 10 ore al giorno sono 1000 giorni. 365 in un anno... due giorni a settimana; vuoi riposare? 5 giorni a settimana x 52 settimane sono 260 giorni all’anno. Per fare 1000 giorni sono tre anni e 11 mesi, a 10 ore al giorno tutti i giorni da lunedì a venerdì. Sabato e domenica riposo. Se vuoi fare le tradizionali 8 ore sono quattro anni e dieci mesi. Impressionante vero? Devi “fare” così tanto? Così a lungo? In effetti sì e no. Potresti anche fare il doppio delle ore e rimanere scarso come all’inizio, se non hai la strategia giusta, la guida giusta, qualcuno che ti corregga gli errori. Se questa persona (un maestro, un professore, un coach) è brava, può drasticamente ridurre i tempi del tuo apprendimento. Per questo motivo tutti i fenomeni hanno un coach, per fare di più in meno tempo. Non fare meno. Perché fanno comunque (fenomeni che siano lavativi non ne esistono), e vogliono che il loro impegno renda il massimo possibile. Teniamo le 10.000 ore come riferimento, se vuoi fare da solo, e sei così bravo da autocorreggerti e comunque continuare a formarti. Prendi un argomento a caso, uncinetto, pesca alla carpa, sesso, tennis. Leggi un libro al mese e in cinque anni sarai un vero esperto (teorico) dell’argomento. Se in più metti in pratica quello che leggi, allora sarai un fenomeno teorico pratico. Se invece di un libro al mese passi a uno a settimana, fai tu i conti. Non serve molto a diventare esperto di un argomento. Fenomeno lo diventi con le 10.000 ore, il punto è che quando diventiamo bravi in qualcosa, la voglia di approfondire, migliorare, esercitarci di solito aumenta da sola. L’appetito vien mangiando, si dice. In questo caso ha senso. Nel caso l’appetito non aumenti, torna a verificare se quello che stai facendo è seguire il tuo sogno, il tuo perché.

500 ore

Lo stesso risultato delle 10.000 ore da soli, lo puoi ottenere con 500 ore di pratica con una persona che ti corregge (un coach). Questo ovviamente lo dicono i coach. Io, da coach, ti posso dire che i passi da gigante li ho fatti tutti con un coach che mi aiuta, infatti, non me lo leva nessuno il mio Coach Gerald. Adesso se le proporzioni siano 10.000 a 500 o altre non lo so. Non riesco a quantificare così precisamente e nemmeno mi interessa. Mi interessa che si va più veloci, molto più veloci con una persona che, dall’esterno, vede dove ci stiamo bloccando, e ci dice 

basta testate contro il muro, due passi a sinistra e c’è una porta, due passi a destra c’è una scala, ancora un po’ più a destra c’è un tunnel e... ancora un po’ più a sinistra finisce il muro. 

Fa un po’ te, se ti diverti a strofinartici le corna dentro... rimani lì a scornare il muro. Altrimenti hai altre scelte. Io vedo i miei clienti prendere a testate muri in continuazione, e il mio coach vede le scornate che tiro io. È normalissimo. Quindi, non mi stancherò mai di ripeterlo, tu puoi aiutare i tuoi compagni, e loro possono aiutare te. Metti da parte l’orgoglio che è un sentimento da prendere in modiche dosi e ha più controindicazioni che effetti positivi. Ok? Quindi ti consiglio di chiedere di essere coachati, e di coachare. Sei professionista? No, i tuoi compagni di studi lo sono? No. Ciononostante potrete darvi un aiuto a vicenda, proprio perché siete al di fuori del problema. Ci vuole buon senso, desiderio di aiutare, e si deve evitare di dare consigli quando non sono richiesti o quando non abbiamo le competenze per darli. Possiamo sempre dare la nostra opinione sottolineando che è personale. L’importante è porre domande all’altra persona per farla ragionare in modo diverso sul problema che sta affrontando. Hai paura di fare danni? E che danni? La gente parla a sproposito dalla mattina alla sera dando consigli senza averne le competenze! E fanno danni incredibili. Genitori inconsapevoli per primi. Niente di nuovo. Tu avrai – spero dopo la lettura di questo libro – almeno la consapevolezza che da fuori è normale vedere meglio le difficoltà degli altri, e che ha senso dare consigli solo se ci sono richiesti e ci sentiamo competenti nell’argomento. Altrimenti ci sono le opinioni, e dalle spiegando “da che pulpito arrivano”, e che ne facciano l’uso migliore che credono. Io se posso non ne do, certo che, dal momento che su alcuni argomenti mi pagano per dare la mia opinione, ogni tanto mi scappa anche se non richiesta. Poi vedo subito se c’è terreno fertile, e a volte continuo. Mi è capitato più di una volta di fare una seduta di coaching davanti a un aperitivo o una birra. Altre volte vedo che non ha senso e cambio discorso. Non perché “mi devono pagare per quello che so” (che avrebbe anche un senso) ma perché con i sordi non ha senso parlare, al massimo possiamo gesticolare il loro linguaggio o scrivere.

5:00

Questo è il nome di un club molto particolare, il Club delle 5.00 appunto. Il club di chi si alza alle 5.00 per scelta. Niente contro chi si sveglia a quell’ora per necessità, ma non c’entra con quello che si fa nel club, con lo scopo e la missione del club. Nel club delle 5.00 ci si sveglia a quest’ora per dedicare le prime ore della giornata a sé stessi, ai propri sogni, ai propri progetti, al proprio corpo e alla propria mente. È un club senza tessere di iscrizione, link di affiliazione, rate annuali. Niente di tutto ciò. Eppure sono iscritti tra le menti più brillanti al mondo, le persone di successo e molte che lo diventeranno. Se hai provato ad alzarti presto per studiare, e ad andare a letto tardi per studiare avrai notato delle differenze. Se non le hai notate perché mischiate con altre sensazioni, emozioni, esigenze te le spiego io: biologicamente parlando siamo fatti per lavorare di giorno e riposarci di notte. Lo dice la scienza. Le stesse ore di studio rendono assolutamente di più se dedicate al mattino piuttosto che alla sera. Certo c’è chi non può farne a meno e lavora di notte. A parte questi casi, potendo scegliere, è meglio scegliere di alzarsi prima, piuttosto che andare a dormire più tardi. Il sonno ci va comunque, quindi si tratta solo di modificare un’abitudine e abituarsi ad andare a letto prima. Io riuscivo ad alzarmi tranquillamente alle 5.00 andando a letto con i bimbi, attorno alle 22.00-22.30. Non vuol dire che sia la regola, vuol dire che per me funzionava così quando ho iniziato, ed è rimasto così tranne periodi di particolare “caos” in cui mi risulta più difficile. Comunque sia, pensaci bene: ogni mattina ci svegliamo (a patto di aver dormito a sufficienza) con le batterie cariche. Le nostre batterie durano un giorno. Secondo te abbiamo più carica al mattino o alla sera? Queste energie sono sia mentali sia fisiche. Inoltre, quando siamo nel “pre caffè” ancora insonnoliti un po’ intontiti, abbiamo una connessione dei due emisferi che possiamo usare per essere più creativi, assimilare di più, ricordarci meglio le cose che facciamo/studiamo in questa fare. C’è uno stato simile prima di dormire ma non c’è più quell’energia, quindi è meglio usare questo stato la sera per ripassare, giusto per lasciare poi alla nostra mente qualcosa di utile su cui lavorare mentre noi dormiamo. Comunque sia le nostre rotelle nel cervello gireranno. Tanto vale che girino per cose serie, non a rimuginare su qualche serie tv o su qualche partita di calcio. Non trovi? Ancora meglio se, dopo aver ripassato, ripensiamo alle cose positive della giornata. La routine del mattino è una sana abitudine che accomuna molte persone di successo. Ne hanno scritto in molti (Sharma e Bardolla su tutti).

Media dei 5

Su molti libri di testo di crescita personale troverai (se deciderai di proseguire questo percorso) questa frase: 

siamo la media delle cinque persone che frequentiamo di più. 

Questa frase famosissima è di Jim Rohn uno dei padri della crescita personale. Cosa significa? Significa che tendiamo a prendere le abitudini, i comportamenti e quindi i risultati delle cinque persone che frequentiamo di più. Esempio: tu e i tuoi amici fate sport? Probabilmente o tutti sì o tutti no. Andate nelle stesse discoteche o negli stessi locali, fate le stesse letture, lo stesso tipo di vacanze ecc. Siamo un animale sociale, abbiamo bisogno di condividere con i “nostri simili”. Il punto è questo: le persone che ci stanno accanto influiscono la nostra vita, le nostre abitudini, i nostri risultati, così come noi influenziamo le loro. Una volta che lo sappiamo, possiamo usare questa “legge” a nostro vantaggio. Come? Cercando di frequentare persone che hanno le abitudini che vogliamo avare o consolidare, i risultati che vogliamo raggiungere, la vita che vogliamo avere, “ma voglio diventare un laureato e i miei amici sono studenti come me”. Anche loro vogliono laurearsi? Ottimo, state andando nella stessa direzione. Se invece volessero solo “scaldare i banchi” allora saresti nel gruppo sbagliato. Ti consiglio di frequentare anche persone che si sono già laureate, per capire come si trovano al lavoro, come hanno trovato lavoro e che difficoltà hanno incontrato e soprattutto come le hanno superate. In questo modo potrai prepararti e avere una visione più chiara di cosa ti aspetta. Attenzione però: Non imparare niente, e dico niente da chi non ha i risultati che vuoi avere tu. Mi spiego meglio: se vuoi una carriera da manager, diventare CEO o aprire la tua azienda, a poco ti serve ascoltare la storia di chi invece si laurea e pensa alla pensione! Sicuramente avrà affrontato problemi diversi perché vuole cose diverse. Vuole “parcheggiarsi” da qualche parte, con un posto sicuro, e godersi le ferie e i fine settimana. È una scelta anche questa. Io non la condivido perché credo che sognare in grande e dare il meglio sia un nostro dovere, non solo un nostro diritto. Ma capisco che c’è chi possa pensarla diversamente. Tornando alla media dei 5, se ripensi al capitolo sulle interferenze esterne, capirai perché i nostri amici sono così importanti. E c’è una bellissima notizia: ce li possiamo scegliere! La tua parte critica potrebbe obiettare “ma sono i miei amici, gli voglio bene anche se non vanno nella direzione in cui vado io e non hanno le abitudini che ho io. Non possiamo essere tutti uguali!” Certo, hai ragione. Non possiamo e – aggiungo – non dobbiamo essere tutti uguali. Infatti, impariamo di più da persone che la pensano diversamente da noi, che hanno diversi punti di vista perché hanno fatto studi diversi, esperienze diverse, altre compagnie, arrivano magari da città diverse, famiglie diverse, paesi diversi ecc. ecc. Ottimo. Il punto è: ti supportano nel tuo viaggio? ti spronano quando sei giù? fanno il tifo per te? ti incoraggiano? quando fallisci ti tirano su o ti tirano giù? quando ti offrono le loro spalle su cui piangere, senti che ti sollevano o ti fanno sprofondare? Sono con te a sgomitare per uscire dalla discoteca o sono la folla che ti spinge dentro anche quando tu vuoi uscirne? Via le compagnie tossiche, se non vuoi una vita altrettanto tossica. Ti ho sentito, ecco un’altra persona che vuole salvare tutti. Ti capisco, credimi, ma ricorda una cosa: se non salvi prima te stessa o te stesso non potrai salvare nessun altro. Amici tossici compresi. Vedrai che quelli che sono tossici e vogliono cambiare seguiranno il tuo esempio e ti chiederanno aiuto. Gli altri vedranno il tuo esempio e saranno gelosi. Di quelli devi assolutamente fare a meno.

Scegliere gli amici

Qualcuno potrebbe dire che questo discorso è “classista” o peggio. E in effetti in un certo senso lo è. Sicuramente è egoista, quel sano egoista di cui abbiamo parlato prima. Questo libro è per te che vuoi costruirti la vita dei tuoi sogni, non per vivere la vita di altri, solo perché “lo fanno i miei amici”. Questo lo fanno le pecore. Seguono il gregge. Se vuoi essere pecora è anche una scelta, molto più facile e comoda della scelta che ti consiglio di fare io, e cioè quella di prendere in mano il tuo futuro adesso, di pianificarlo e creartelo come vuoi tu. Certo è più difficile, c’è da lavorare di più all’inizio, ma vedila così: meglio lavorare di più adesso e goderne i frutti per il resto della tua vita, o risparmiare tempo ed energie ora per faticare tutto il resto della tua vita? Di cosa parlo? Beh, intanto hai scelto molto probabilmente di iscriverti all’università, se stai leggendo questo libro. Avrai capito che questo libro non è solo per studenti universitari, ma tu sei il mio pubblico, quindi, diciamo che ti sei iscritta o iscritto. Perché? Era più semplice iscriverti e metterti davanti tre-cinque o più anni di studio, o trovarti un lavoro e iniziare a guadagnare da subito? Entrambe le risposte sono giuste, dipende dalla tua situazione. Hai fatto la scelta che per te era più facile o quella più difficile? Quali erano le alternative per te? C’è chi decide di “farsi mantenere” all’università piuttosto che lavorare, c’è chi si iscrive all’università in un’altra città piuttosto che rimanere a casa con i genitori, chi viene “costretto” dai genitori a fare una scelta piuttosto che l’altra, chi vorrebbe studiare ma non può (o crede di non potere), chi si è stufato già al liceo e crede che studiare non serva… dipende sempre dalla tua situazione. Adesso, dovunque tu sia nella tua vita, hai strumenti in più per capire come funziona. Soprattutto puoi capire come cambiare e disegnare il tuo futuro. Per questo sceglierti gli amici è fondamentale. Pensa se volessi diventare vegano o vegetariano e continuassi a frequentare amici carnivori. Cosa sentiresti dire? che sei “strano”, che ti credi di poter cambiare il mondo... che gli animali li uccideranno comunque, sia che tu li mangi o no. E che palle! oh! sta un po’ zitto! Capisci cosa intendo? Quindi se vuoi raggiungere obiettivi importanti, circondati di persone che vogliono lo stesso, che hanno anche obiettivi diversi ma sognano in grande. Se ti senti dire da qualcuno cose del tipo “vola basso”, “ma chi ti credi di essere”, scappa alla velocità della luce! È una persona tossica che non può che frenarti. Sarà sempre pronta a dirti “te l’avevo detto!” quando fallirai. Anche se ti vuole bene, questo suo modo di volerti bene è “evitarti delusioni” non ti serve. Le delusioni le avrai comunque. E la peggiore delle delusioni è girarsi indietro e pensare “perché diavolo non ci ho provato?” Tu hai invece bisogno di qualcuno che, quando le cose non andranno bene, ti dirà “dai che non è niente, è normale, fa parte del gioco, riprenditi e riparti! non mollare”.

Cambiare amicizie

Adesso potrei esserti sembrato drastico, ma considera che comunque sia nella nostra vita le amicizie cambieranno comunque. Iniziamo un nuovo sport, frequentiamo persone nuove. Iniziamo un nuovo lavoro, incontriamo colleghi nuovi. Ci trasferiamo, conosciamo persone nuove. Non significa cancellare le altre persone. Significa evolvere. Significa che se quell’amico delle elementari o del liceo è sempre pessimista, sempre negativo, sempre pronto a criticare e dare le colpe della sua situazione ad altri hai due opzioni: 

A) lo aiuti a cambiare, B) lo lasci nella sua valle di lacrime evitando che ti ci trascini dentro. Come scegliere se A o B? Bella domanda. Puoi provare ad aiutarlo, fare il buon sammaritano e poi vedi come reagisce. Se ha voglia di rimettersi in gioco e la smette di dare la colpa agli altri, e si prende la sua responsabilità, lo aiuti. Altrimenti lo lasci stare perché rischi che sia lui a portare te nella sua valle di lacrime. Ti faccio un altro esempio: studi da solo o studi in compagnia? Cosa è meglio secondo te? Dipende dagli amici. Giusto. Se studi con persone che si impegnano, si scambiano gli appunti, si interrogano a vicenda prima degli esami, beh assolutamente meglio studiare con loro. Se invece sono persone che vanno in sala studio, lasciano i libri sul banco e vanno a passare il tempo alla macchinetta del caffè o al primo bar vicino… beh, magari rendi di più a casa da solo. Il punto è che puoi sempre trovare chi ha voglia di studiare come te, e allora è più semplice in compagnia, nella giusta compagnia. Come allenarsi per una maratona. È uno sport abbastanza individuale, nessuno che ti deve fare un assist mentre corri verso la porta avversaria, nessuno che deve passarti la palla a canestro. Comunque anche per la corsa hai più stimoli se trovi una compagnia di persone che si allena per lo stesso obiettivo, e che va al tuo stesso passo. Se va più veloce di te, ancora meglio, perché sarai stimolato a raggiungerli. Le prime volte starai con loro qualche centinaio di metri, poi un chilometro, e così via fino a poter fare l’allenamento tutti assieme. Certo non andrai a correre con i professionisti, ma da qualche parte dovrai iniziare, ed è meglio sempre iniziare con chi è al tuo livello o è un livello sopra il tuo, sempre per una questione di stimoli e buoni esempi da seguire. Così nello sport, così nello studio così nel business quando sarai laureato. Vedrai infatti che chi vuole aprire una Start Up cerca di stare in contatto e imparare da chi la Start Up ce l’ha già, chi ha una start up cerca di stare in contatto con chi ha più start up, chi ha aziende milionarie impara da chi ha aziende miliardarie e così via. E vedrai che chi è più avanti di te sarà ben contento di darti una mano, un consiglio, esserti di ispirazione. Non c’è gelosia in questo mondo, perché le persone positive sanno che non c’è scarsità, cioè: se tu diventi più bravo di me perché ti ho insegnato qualcosa, io non divento meno bravo. Diventiamo bravi in due, e posso sempre imparare qualcosa io da te. Sono tutti così? No, ma basta scegliere le persone giuste con la mentalità giusta, quella che ci aiuta. Molti addirittura ne fanno una professione: insegnano cosa hanno imparato e si guadagnano così da vivere. Ben vengano! Cerca chi ti ispira e pagalo quello che devi pagarlo. Per concludere, un elenco di persone da evitare: persone gelose persone pessimiste persone che criticano persone insoddisfatte e negative persone che si accontentano persone senza sogni persone con sogni e nessuna voglia di fare. Persone da frequentare persone entusiaste persone curiose persone sanamente egoiste persone di successo (qualsiasi sia il successo che noi vogliamo raggiungere) persone ottimiste persone insoddisfatte e positive (chi vuole sempre il meglio, in modo sano) persone che sognano in grande e lavorano per i propri sogni. Puoi completare e modificare questa lista a tuo piacimento. La regola base è che ci sono atteggiamenti e abitudini in grado di portarti dove vuoi arrivare, a diventare chi vuoi diventare. Queste abitudini e questi atteggiamenti sono contagiosi. Trova chi ce li ha e fatti contagiare. E ovviamente fai anche il contrario, contagia chi ha bisogno del tuo esempio, del tuo supporto.

80/20

Questi due numeri vanno in coppia. Sono il principio di Pareto (Vilfredo Pareto statistico, sociologo e matematico italiano 1848-1923): dice che “un numero esiguo di eventi dà origine alla maggioranza degli effetti, e che la gran parte delle conseguenze deriva da poche cause (Richard Koch)”, “circa il 20% delle cause provoca l’80% degli effetti (Wikipedia)”. Qui la storia richiede un approfondimento, soprattutto per quel che riguarda le implicazioni sulla nostra vita. Intanto cos’è un principio? È una regola che si evince dall’esperienza ma che non si riesce a dimostrare matematicamente, quindi rimane un principio e non un teorema (del tipo di quelli di Euclide, Pitagora e compagnia). Questo in sintesi. Cosa è successo, come è nato questo principio e perché è così importante. È successo che nel 1897 il matematico Vilferedo Pareto ha iniziato ad analizzare la distribuzione della ricchezza della popolazione italiana. Alla fine del suo studio ha notato che l’ottanta per cento della ricchezza era posseduta dal venti percento della popolazione. Dopo questa ricerca, gli è stato chiesto di controllare come era questa distribuzione nel passato. Vilfredo ha analizzato i dati e ha scoperto che la proporzione era sempre la stessa. Non solo, è risultata essere anche la stessa analizzando la distribuzione della ricchezza di altri paesi. Da bravo matematico ha trovato quantomeno strana questa analogia, il fatto che spuntasse sempre la stessa proporzione. Ha per questo enunciato questo principio. Dopo la sua morte, grazie al fatto che ormai questa proporzione 80/20 era stata “smascherata”, la stessa è stata riconosciuta in migliaia di altri campi, di altri settori, di altri ambienti. Come se si fosse attivata una SAR globale :-). Per farti qualche esempio: se controlli il tuo guardaroba potrai notare – molto probabilmente – che l’ottanta per cento delle volte indossi il venti per cento dei tuoi abiti. Lo so, qualche ragazza potrebbe obiettare (se ragiona come la mia figlia diciassettenne) “neanche per sogno! Cambio sempre abiti il più possibile!” Il punto è che non è un teorema, quindi una regola fissa, ma si avvicina molto alla realtà. L’80% delle volte che usciamo andiamo nel 20% dei locali che conosciamo. Con il 20% degli amici che abbiamo. Il punto non è se sono proprio il 20% e l’80%. Il punto importante da capire (e usare a nostro vantaggio) è che non è mai una distribuzione omogenea. Non è mai il famoso “fifty fifty”. In alcuni casi questo principio è così accentuato da essere in proporzioni del 3/97 o del 5/95, 30/70, 1/99. A cosa ci serve? Adesso ci arriviamo.

Esempio 80/20 YouTube-TikTok

Questo capitolo è solo per chi adora i numeri e/o adora i social media. Per tutti gli altri ho sottolineato i passaggi importanti (evitando i numeri). 

Ci serve a capire che non tutto ciò che facciamo, non tutte le attività a cui dedichiamo il nostro tempo hanno lo stesso impatto sul nostro futuro, ad esempio. Spiego meglio: diciamo che voglio diventare un influencer professionista. Inizio a fare post su Fb, Insta, Linkedin, YouTube, tiktok. Potrei pensare di dividere le mie energie in modo equo. E questo va bene all’inizio quando non ho riscontri e devo iniziare. Poi però, se continuo e analizzo bene i risultati (i like, le interazioni, i commenti positivi), vedrò che non tutti i social rispondono allo stesso modo. Vuoi perché i miei contenuti sono più adatti a un social in particolare (è palese che se faccio video di 30 secondi avrò più chance su TikTok che su YouTube – oggi nel 2022). Bene, analizzando i dati vedrò dove funzionano meglio i miei contenuti, dove ho più presa sul mio pubblico, dove è maggiormente presente il mio pubblico. A questo punto, diamo due numeri per fare un esempio. Diciamo intanto che non lavoro su tutti i social ma solo su Youtube e su TikTok (per semplificare l’esempio). Faccio il mio primo mese e vedo che, in effetti, spunta questo benedetto principio di Pareto. L’80% dei miei followers arrivano da TikTok e il 20% da YouTube. Come mi comporto? Qualcuno potrebbe dire: spingo su YouTube per aumentare anche quelli (e ti assicuro che ci sono professionisti e addirittura grandi aziende che pensano così). Poi succede (non sempre ma può succedere) che si bilanciano i follower (il numero di follower da YouTube aumenta diventando sempre più simile a quelli di TikTok. E qui la profezia si avvera, si autorealizza [VEDI PROFEZIE AUTOREALIZZANTI]. Quindi nessuno si rende conto, molto spesso, di questo tremendo errore. Più che altro di questo spreco incredibile di risorse. Certo, se mi concentro su YouTube, faccio più video per quel canale, pubblicizzo (investo/spendo), una reazione l’avrò (ripeto che non è sempre vero, ma ammettiamo che succeda). Il punto però è questo: cosa sarebbe successo se avessi investito il mio tempo le mie risorse nel canale che tirava di più? Seguimi perché per fare questo ragionamento correttamente dobbiamo mandare a nanna parecchie “bias” cognitive che abbiamo. Pronti? Lo so, ti ho sentito, hai pensato: se lascio YouTube perdo il 20% dei miei follower. Sì, certo. Perdi QUEI follower che ti avrebbero trovato su YouTube, perché “vivono lì”. Il punto è che nello stesso tempo, con le stesse energie che NON dedichi a YouTube, puoi fare qualcosa o vai al mare o al bar? Mi spiego meglio: hai iniziato dedicando metà del tempo a “curare” YouTube e metà del tempo a curare TikTok (assumiamo che gli altri social non ci siano, per capire meglio come funziona questo principio). Dopo un mese (o sei o un anno37, chiedilo a un social media manager) vedi che 80 sono arrivati da TikTok, 20 da youtube. A questo punto, se il tuo obiettivo è di aumentare i follower, e non ti serve (per qualche tua turba psichica strana di mania di grandezza) averli provenienti da social diversi, allora ti devi concentrare solo su TikTok. Perché? Perché hai appena visto, dati alla mano, che a parità di sforzo/impegno/investimento ti ha reso 80 follower anziché 20. Chi è bravo in matematica (per questi calcoli si è assolutamente TUTTI bravi in matematica) può fare due calcoli con me: diciamo che ho lavorato 40 ore a settimana, un mese, sono 160 ore. Ne ho impiegate la metà, 80, su YouTube e la metà su TikTok. Alla fine ho acquisito (come si dice in questi casi) 80 followers da TikTok e 20 da YouTube. Significa che ogni ora investita su TikTok mi ha fruttato un follower. Mentre ogni ora investita su YouTube mi ha fruttato (20 follower/80 ore) 0,25 follower per ogni ora lavorata. Significa che per trovare un follower su YouTube ho lavorato 4 ore! Quattro ore rispetto all’ora impiegata su TikTok. Quindi? Mavaffank a YouTube, in questo caso! No? Lasciamo perdere per un attimo il fatto che non sia così semplice e lineare trovare follower, a questo punto il secondo mese, lavorando le stesse 40 ore a settimana, invece di avere altri 100 follower quanti ne avrò? 160! Avendo lavorato lo stesso numero di ore. I 20 che avrei trovato su YouTube? Potrebbero essere tra i 160 arrivati da TikTok e potrebbero non esserlo. Potrei averli “persi”. Quindi? Torniamo alla base: volevi follower o follower che arrivassero anche da YouTube? Se li vuoi che arrivino da YouTube perché vuoi essere visibile anche su YouTube, scelta tua. Per lo meno sai che avrai una crescita molto più lenta. Visto che ci siamo, ne approfitto per darti anche una lezione di digital marketing / business: dal momento che le risorse (tempo e denaro) sono sempre finite, il consiglio è di dare il massimo dove i risultati arrivano più facilmente, monetizzare (TikTok, in questo caso) e poi pensare a conquistare il mondo. Prima conquisti UN social, quello che ti risulta più facile. Se preferisci faticare, vai a leggere-rileggere il capitolo ”il lavoro nobilita l’uomo” più avanti, e spero che cambierai idea.


Infinito

Cosa c’è di infinito? Beh, i matematici potrebbero scrivere e sicuramente hanno scritto e scriveranno molto sull’argomento. Io non ne faccio una questione matematica (non sarei in grado, tra le altre cose). Ne faccio una questione di prospettive. È infinita la potenzialità dell’essere umano di migliorarsi, di evolvere, di crescere, di cambiare. È infinita anche la conoscenza, se pensi che costantemente al mondo si fanno nuove scoperte, nuove invenzioni, si scrivono nuove poesie, nuove canzoni, nuove opere, ci sono nuovi Oscar, Pulitzer e Nobel. È infinita la ricerca della versione migliore di noi stessi, e questo non è un problema, anzi, è un enorme vantaggio. Non c’è un tetto massimo raggiungibile, basta continuare a migliorarsi, a studiare, a cercare nuove soluzioni ecc. Ci sono 7 note (dodici con i semitoni). Guarda anzi, ascolta quante melodie si sono create e si creano continuamente solo con la combinazione di queste poche note. Ci sono 21 lettere nell’alfabeto italiano. Vuoi contare quante parole ne escono? E con queste parole quante poesie, racconti, articoli si scrivono? E i neologismi? E in Inglese con quasi le stesse lettere? E in turco? Prima di farla troppo lunga, ripensa al capitolo sull’abbondanza.

Metodo Ponte
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi