PONTE PER SCEGLIERE L’UNIVERSITÀ

Se per caso non hai ancora scelto cosa fare dopo la scuola superiore, o dopo le medie, se sei ancora indeciso/a tra lavoro e scuola, lavoro e università, o se sei in dubbio tra due o più facoltà o università, bene. Questo capitolo potrà aiutarti, ti darò un po’ di chiarezza sul come utilizzare il metodo Ponte per la tua scelta. Se ti aspetti di trovare una risposta che vada bene per tutti, rimarrai deluso/a, semplicemente perché ognuno di noi è diverso, ha idee valori aspettative diverse, ma sicuramente questo capitolo ti aiuterà a riorganizzare le tue idee per scegliere in modo più consapevole. Iniziamo dal Perché. 

Perché ti piacerebbe studiare? Perché ti piacerebbe smettere di studiare? Dove pensi che ti porterà questa scelta? Diciamo che sei proprio in confusione, e non sai da che parte iniziare. Puoi fare un elenco di cose che ti piacciono e che non ti piacciono, e capire come potresti lavorare facendo quelle che ti piacciono. Potrebbe saltar fuori che ti piace pescare. Bene. Che tipo di pesca? Di fiume. Ottimo. A questo punto chiediti: chi si guadagna da vivere facendo per lavoro questa cosa? Chi guadagna pescando? Fermati un momento e pensa: quante persone possono vivere di pesca? Ti è venuto in mente qualche modo? Ti do un aiutino: ci sono pescatori professionisti, ci sono negozi di articoli per pesca, ci sono pescatori che hanno i loro canali YouTube, i loro social. Ci sono persone che vendono prodotti da pesca ai negozi. Ci sono aziende che producono prodotti da pesca. Ci sono ancora persone che organizzano raduni e gare di pesca, che hanno laghi artificiali, magari alberghi vicino a fiumi per pesca sportiva. Tutte queste persone lavorano nel “mondo” pesca di fiume. Ci sono ingegneri che progettano canne da pesca, ami, lenze, esche. Un mondo che non conosco molto bene e che quindi sarà sicuramente più grande di come te lo sto descrivendo io, ma spero di averti dato spunti per vederlo nel suo insieme. Qualcuno potrebbe dirti “lascia stare la pesca che è un hobby, cercati un lavoro serio”, fatti un piacere, digli di si e non ascoltarlo più. E soprattutto fatti scivolare queste cose. Vai piuttosto a parlare con chi con la pesca ci vive. Vai su siti specializzati, su blog. Cerca le risposte che ti piacciono. Non le risposte che ti danno persone incompetenti. Il lavoro “serio” se lo tengano loro dove più gradiscono e lascino te cercare e trovare quello dei tuoi sogni. AH, ti ho sentito, perché dovresti dirgli di sì e dargli ragione? Anche se hanno torno? Semplice, per chiudere sul nascere il discorso. Inutile continuare a discutere con persone che partono dal presupposto di sapere tutto loro. Soprattutto se vogliono convincerti a NON seguire il tuo sogno. Sono loro i primi che hanno seppellito i propri sogni, e potrebbero essere invidiosi di qualcun altro che invece abbia il coraggio di seguire i propri, o semplicemente sono stati delusi dai propri (non hanno lavorato abbastanza per farli realizzare, non avevano le capacità, qualsiasi altro motivo) e credono che sia una legge divina, che i sogni non si avverino, e che le cose che ci piacciono debbano essere relegate a hobby, tempo libero, weekend, due settimane di ferie all’anno. Sono TRAPPOLE ESTERNE, hanno credenze limitanti, non lasciare che limitino anche te. Tornando alla tua pesca, puoi rimanere nel mondo che ti piace facendo molti lavori diversi, dal chimico al pescatore, dallo stilista di abiti per sportivi al venditore di canne da pesca, all’albergatore specializzato in raduni di pescatori. La fantasia non ha limiti. Vuoi pescare? Bene, chi sono quei pescatori che si guadagnano da vivere pescando? Impara da loro e imitali. Se c’è qualcuno che lo fa, puoi sempre imparare da lui. Se non c’è nessuno che lo fa, puoi sempre trovare tu il modo per farlo. Qualcuno potrebbe dirti che non guadagnerai abbastanza. Certo, facendo cosa? Rispetto a chi? A quale altro lavoro? Più avanti ti presento proprio un pescatore, tra i “lavori improbabili”.

Veniamo al tuo PONTE - Perché

Perché vuoi laurearti? Chi vuoi diventare? Che persona vuoi diventare? Che tipo di professionista vuoi diventare? Come vuoi vivere fra 5-10 anni? 

Cambiamo ogni minuto che passa, ogni libro che leggiamo, ogni ora che “perdiamo”, ogni persona che incontriamo. Ci portiamo tutto dentro e questo ci cambia, volere o no. Non saremo più la persona che siamo oggi. Chi ti dice che è la stessa persona di dieci anni fa, o si sbaglia o non è cresciuta di niente, in niente, non ha imparato niente di nuovo, la vita non gli ha insegnato niente, in tutto questo tempo? Come è possibile? Ci sono lezioni tutti i giorni. Vuoi vedere che non ha ascoltato niente? Magari ha rifatto le stesse cose, gli stessi errori, negli stessi modi? Beh, allora è solo invecchiata questa persona, e anche molto molto male. A parte queste rare (non troppo rare direi) situazioni, noi cambiamo. Per fortuna, oserei dire, anche se c’è chi riesce a regredire, peggiorare, chiudersi in sé stesso. 

Comunque sia, dicevamo, perché? Perché proprio Ing. e non Arch., Dott. e non Avv.? In cosa? Dove? Per fare cosa di preciso? Che sogni vuoi realizzare?

Sfatiamo mito:

Persone di successo NON si sono mai laureate. Vero, Steve Jobs e Bill Gates su tutti. Verissimo. Manca il resto della statistica. Per questi due fenomeni che sono diventati fenomeni anche senza una laurea, quanti ce ne sono che lo sono diventati con la laurea? Nessuno dei due avrebbe mai potuto diventare un cardiochirurgo senza laurearsi in medicina. Sono diventati gli imprenditori che sono diventati perché hanno studiato per conto loro cosa si studia a una facoltà di economia e commercio, o ing. gestionale, sicuramente, più cosa si studia in altre facoltà (informatica, elettronica, design ecc.). Infatti, entrambi sapevano benissimo come si legge un bilancio, la differenza tra hardware e software (:-)), cos’è un processore, un transistor e altro ancora. Hanno avuto contabili che facevano il lavoro “manuale” per loro, ma le decisioni che hanno preso le hanno prese per come loro leggevano e interpretavano i numeri, per tornare all’esempio della loro laurea in Economia. Quindi una parte di quel tipo di laurea lo hanno imparato sul campo. Entrambi hanno imparato sul campo nozioni di elettronica, programmazione, design. Ti sento: delegavano tutto. Syntax Error: se non conosci la materia che deleghi, potrai solo fare dei danni, Finirai prima o poi per delegare a chi si presenta meglio, non a chi sa fare meglio quel lavoro. E saranno guai seri. Quindi, sì, non si sono laureati. Poi Steve jobs ha avuto la laurea honoris causa (nel 2005 a Stanford), e perché si danno queste lauree a persone che non si sono laureate nel modo tradizionale? Perché sono riusciti senza studiare, o perché hanno studiato ugualmente senza passare per i “canali tradizionali” ma hanno comunque raggiunto e acquisito le competenze certificate da quel tipo di laurea? Secondo te gli avrebbero mai dato una laurea in Lettere e filosofia? E in storia dell’arte? In medicina? Quindi, sono stati molto bravi Steve e Bill NONOSTANTE non si fossero laureati. Non sarebbero riusciti se avessero “perso tempo” a laurearsi? Plausibile, non verificabile. Ma quanti hanno smesso gli studi e non hanno concluso niente di quello che volevano fare? Quanti non hanno potuto fare il lavoro dei propri sogni perché senza la laurea non era possibile? Vedi, siamo a “percentuali” “trend” dei primi capitoli. Se non ti vuoi laureare perché vuoi fare altro, ok. Ma se non ti vuoi laureare perché a qualcuno è andata bene anche senza laurea, allora no. Guardati allo specchio e non prenderti in giro. C’è pieno di neolaureati in cerca di lavoro, disoccupati o a fare lavori sottopagati nei quali fanno tutto tranne mettere a frutto la loro laurea. Certo, è vero. E cosa stanno facendo per migliorare la loro situazione? Quanti colloqui hanno fatto? Quanti CV mandano? Hanno mai pensato di mettersi in proprio? A chi danno la responsabilità della loro situazione? Perché “la gente” si lamenta che non c’è lavoro e gli imprenditori e le aziende si lamentano che non si trova personale? Quindi, niente scuse. Se vuoi laurearti, fallo. Se qualcuno ti ha detto che sei troppo vecchio, o tu stesso pensi di essere troppo vecchio, spero cambierai idea leggendo il libro, altrimenti chiamami: posso aiutarti. Visto che ho citato Steve Jobs, ti rimando proprio a vederti il suo discorso al giorno delle lauree, a Stanford. “Stay Hungry Stay Foolish Siate affamati, siate folli”.

Obiettivo – Ostacoli

Devi avere il TUO obiettivo CHIARO, torna a leggere come si fissa un obiettivo, qui te lo ripeto brevemente per comodità: L’obiettivo deve essere: 

  • S Specifico: scegli università, facoltà, specializzazione, orientamento, piano di studi, il più specifico che puoi. 
  • M Misurabile: misura gli esami che devi dare, le pagine che devi studiare, gli esercizi che devi fare, i laboratori a cui devi partecipare. tutto nel dettaglio per pianificare nei minimi dettagli, col metodo del “mini metodo di studio”, e darti una scadenza per raggiungere la laurea. Un obiettivo a lungo termine (Laurearti entro il, in... con un voto...), poi lo dividi in obiettivi annuali, poi mensili, e per finire settimanali e giornalieri. 
  • A Ambizioso: deve emozionarti il solo pensiero di te che raggiungi questo obiettivo. 
  • R Realistico/realizzabile: fattibile, altrimenti non ci provi nemmeno. Se stai lavorando, potrebbe essere controproducente porti come obiettivo laurearti in tre anni, ma potrebbe essere realistico farlo a pieni voti con tempi più consoni alla tua situazione, al tempo che potrai dedicare allo studio. In quanto? Lo vediamo subito 
  • T Temporizzato: entro quando? Giorno preciso (non barare, includi mese e anno). Se sei all’inizio, appena ti iscrivi, il tuo obiettivo può essere, esempio, laurearti in corso quindi entro l’anno... a pieni voti. Anche se non hai ancora informazioni sufficienti per capire se per te è realistico o meno, se il tempo che ti dai va bene per te o meno, ti do io qualche dato: lascia perdere le medie. Se la media di anni per laurearsi al politecnico sono sette e mezzo, guarda quanti si laureano in corso, nel minor numero di anni possibili (5) e col massimo dei voti. Esistono? Quindi si può fare. Ma sono di più quelli che non ci riescono. Ok, vuoi imparare da chi vince o da chi non vince? Dai primi della classe o da chi arriva a metà classifica? Non sto dicendo che chi non si laurea subito con pieni voti sia in qualche modo “meno” o “inferiore” a chi lo fa. Ognuno ha la sua storia. Ti dico che per fissarti l’obiettivo è meglio seguire i migliori. Sempre. Altra parte fondamentale della lettera. Se stai lavorando, controlla chi si laurea lavorando, quanto ci mette? Considera sempre i migliori e datti un obiettivo per diventare anche tu uno di loro.

O come Osare:

Ricordati di sognare in grande, solo tu puoi farlo, altrimenti finirai col darti già limiti fissandoti obiettivi “facili”, che purtroppo non ti daranno soddisfazioni, non le soddisfazioni che potresti avere, non quelle che meriti. È tutto soggettivo, anche il sognare in grande, e l’unico giudice è la persona che guardi e che ti guarda allo specchio. Con noi stessi non possiamo fingere. Fatti aiutare dalla tua tigre buona. Se sta dormendo, svegliala.

O sono gli OSTACOLI

  • Preparati ad affrontare gli ostacoli “ma devo lavorare”. Ok, in quanti si mantengono gli studi e si laureano? In qualche anno in più degli altri? Sì, e allora? Se decido di correre la maratona, ti assicuro che l’obiettivo è arrivare in fondo per me. Di quanto ci mettano gli altri non mi interessa. Voglio arrivarci per me. Se ci metto un paio d’ore in più del primo non cambia il fatto che sia riuscito a correre per 42 km 195 mt. Non facciamo confusione. Non c’è il podio. Non c’è chi arriva prima o dopo. In questa maratona (università) se puoi arrivare in fondo e non competere con i primi perché devi anche lavorare (a parte il fatto che io fossi in te verificherei se c’è qualcuno che è riuscito anche a laurearsi nei primi, mantenendosi) il tuo obiettivo è laurearti, laureati. Ci metti due anni in più. E quindi? Sui biglietti da visita cosa scriverai? “Ing. purtroppo fuori corso 
  • Nome e cognome”? Ci vuoi ING perché hai deciso così, ti vedi fare l’ingegnere, progettare quello che vuoi, o fare il dottore e aiutare i pazienti a... fallo. Non gli interessa a nessuno in quanto ti sei laureato. Ti assicuro. A NESSUNO. Non proprio... ai miei genitori sì. Ottimo, fanno il tifo per te o esagerano? Altrimenti che si laureino loro nel tempo che vogliono, se pensano che sia così importante farlo nei tempi e con i voti che dicono loro (PS. fagli leggere il capitolo PONTE per genitori).

NO e NO Grazie

Quanti “no” sei disposto a ricevere? Ricordati non fallisci finché non ti fermi e smetti di provare. Quante volte sei disposto a presentarti a quell’esame? A quante bocciature sei disposto a resistere? 

C’è una breve storia che voglio condividere con te, è la storia vera di una ragazza che è andata all’università con tanti sogni, convinta di riuscire all’università così come era sempre riuscita al liceo, tra le prime della classe se non addirittura di tutto il liceo. Era pronta a studiare duro, come aveva sempre fatto, era pronta a fare sacrifici, rinunciare alla discoteca, rinunciare a uscire con le amiche e molto altro. Era pronta a tutto tranne a una cosa: non aveva mai preso brutti voti, né tantomeno era stata bocciata o rimandata. A questo non era affatto preparata. Le è crollato il mondo addosso al primo esame di analisi, al primo esame di chimica ha sentito sparire la terra da sotto i suoi piedi. La sua autostima è andata a farsi benedire. È sprofondata in una profonda crisi. Ha iniziato ad andare nel panico, a sentirsi una fallita, una perdente (nonostante fossero solo gli ultimi risultati a essere negativi). Ha iniziato a mettere in discussione i suoi successi al liceo, pensando che il liceo era troppo semplice, di una cittadina piccola, in una provincia piccola, tra compagni non così bravi e quindi lei era la migliore ma solo perché il livello era basso e così via in una spirale a calare e a rinchiudersi su sé stessa. Si è “rinchiocciolita” letteralmente. 

Risultato? Ha abbandonato l’università. Purtroppo non è stata la prima e nemmeno l’ultima ad arrendersi davanti ai primi “no”, ai primi fallimenti. Per questo devi prepararti, non per sperare di prendere “no”, ti auguro di non prenderne, ma per essere pronta, pronto, a reagire nel migliore dei modi. Come si reagisce ad un “no”? Si analizza cosa è successo, cosa avrebbe dovuto succedere, e si cerca una strategia per fare in modo che la prossima volta non si verifichi lo stesso problema. Non succede niente, non è la morte di nessuno non passare un esame. Ma tuo padre non ha mai ripetuto un esame? Complimenti a lui per la carriera universitaria, e mi spiace per lui allo stesso tempo, perché avrà sofferto di più prendendo i suoi “no” più avanti, al lavoro o altrove. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Concordo in questo caso. E “Follia è rifare la stessa cosa nello stesso modo aspettandosi risultati diversi” parafrasando/citando ancora il nostro amico Alberto (Albert Einstein). Bene, studiare come ho studiato, quanto ho studiato mi ha portato a non passare l’esame. Cosa posso migliorare? posso studiare di più? meglio? posso andare dal professore a togliermi i dubbi una volta in più? una volta a settimana? posso studiare con qualcun altro che sta preparando lo stesso esame così ci aiutiamo a vicenda, ci interroghiamo a vicenda? magari sarà meglio non studiare tutto all’ultimo momento come ho fatto a questa sessione? Magari devo dormire di più la sera prima dello scritto? qualsiasi cosa, l’importante è non perseverare a commettere lo stesso o gli stessi errori, e vedrai che l’esame lo passerai. Un esame non passato, un “no” in generale, è solo il segnale che qualcosa non è andata bene, che abbiamo fatto qualcosa che non andava bene, dobbiamo semplicemente capire cosa e cambiarla, migliorandola. Il mio consiglio è di studiare in gruppo, piuttosto che da soli, per interrogarvi a vicenda. E il gruppo deve avere lo stesso obiettivo (Vedi paragrafo “Gruppo dei pari”). Se devo andare da solo il sabato in sala studio o biblioteca a studiare, mentre i miei amici vanno al parco a divertirsi, mi sarà difficile. Tutt’altro se tutti i miei amici vanno in sala studio. Mi sentirei “strano” ad andare a perdere tempo al parco. Ed eccoci ai “no grazie!” A quante cose sei disposta/o a dire “no grazie”? quanti inviti di compleanno? a quanti inviti a ballare? a weekend in montagna? a quante serate al cinema, a guardare l’ennesima serie su Netflix, o a giocare a biliardo sei disposta disposto a rinunciare? Ti ricordo che, statistiche alla mano, prese dal “Piccolo manuale del talento” di Daniel Coyle, che i bambini che preferiscono rinunciare a un piacere immediato, per una gratificazione futura, hanno mediamente più successo degli altri. La stessa regola vale anche per gli adulti, ovviamente. Perché l’atteggiamento giusto è fare prima la parte scomoda (studiare, fare esercizi, lavorare, impegnarsi) per avere più risultati nel futuro. Non vado oggi in giro in centro, una volta passato l’esame potrò andarci più volte, e con la mente più sgombra e l’esame passato. Saper dire “No, grazie” ci serve per ripararci dalle trappole, soprattutto esterne (lo vedremo tra poco).

T Talenti, Trappole, Tempo…
Talenti

Capisci quali sono i tuoi talenti, cosa ti piace fare e cosa ti riesce particolarmente bene. Quali sono le cose che ti fanno perdere il senso del tempo. Quelle cose che faresti da mattino a sera, che faresti anche gratis pur di farle. Un talento è un’abilità fuori dal comune, un’abilità che è riconosciuta anche degli altri in te. Un’abilità per la quale ti fanno complimenti. Quella cosa che per molti altri è difficile e a te viene naturale. Può essere anche “solo” l’essere sempre ottimista. Può sembrare banale ma non lo è. C’è anche chi è sempre sorridente, ha capito di essere di fronte a un dono, un talento, e ci ha fatto una carriera di successo scrivendo libri, venendo pagata per parlare in pubblico in giro per il mondo. Magari non hai ancora capito quali sono i tuoi talenti, semplicemente perché non li hai ancora riconosciuti o non ti si sono ancora “rivelati”. Un consiglio in questi casi è di provare cose diverse, e provarne tante. Non puoi aspettarti che idee, talenti, passioni ti capitino all’improvviso senza fare niente. All’improvviso sì, ma se hai un talento per lo sport, non te ne accorgerai rimanendo sul divano a giocare con la playstation. Giusto? Bene, quindi cerca sia le cose che ti piace fare (sono i tuoi punti di forza), sia quelle che ti riescono particolarmente bene (talenti). Ma deve essere per forza talento e punto di forza? Certo che il massimo è trovare un talento che ti piace, ma se il talento che hai per caso, è una cosa che non ti piace fare, una cosa che quando la fai ti stanca (non parlo di stanchezza fisica, ma di stanchezza emotiva), allora può risultare una trappola per te. Ti ricordo che lo scopo di tutto è vivere felici e realizzati. Non è fare cosa ci riesce bene solo perché ci riesce bene. Se mi riesce bene ma non mi piace, inutile farlo. Talento sprecato? Direi più che altro che sei davanti a un talento che non ti porterà a essere felice, quindi puoi scegliere di seguirlo per “poter avere la vita facile” (illusione) o non seguirlo e cercarne altri per cercare una vita più felice. Cercarne o crearne un altro con la passione e la pratica.

Che parte del talento

Ci tengo ad aprire una parentesi per fare una precisazione. L’ho già accennato prima nel capitolo Talenti, ma sempre meglio ripetere (nel caso qualche lettore “veloce” stia leggendo solo questo capitolo). Se c’è una cosa che mi riesce particolarmente bene ma non mi piace non mi soddisfa anzi mi stanca, prima di scartarla a priori, è meglio “smontarla” pezzo per pezzo per capire esattamente cosa non mi piace di questa attività. A me è successo con la vendita, anni fa. Mi era venuta la nausea. Al solo pensare di dover andare a parlare con nuovi potenziali clienti mi veniva mal di testa. Iniziavo a pensare che la vendita mi avesse stufato. In parte era anche vero, ma non era la vendita in sé. Premetto che era molto tempo fa, non avevo ancora conosciuto né l’arte del Closing (la vendita etica di alto livello) né il Coaching. Ero ancora nel periodo in cui vagavo nella mia vita senza sapere di aver bisogno di una meta chiara, di una missione, di uno scopo. Vendevo per guadagnarmi da vivere. Parlando con la mia cara amica Silvia, che mi conosce dal primo giorno di università, da una sua frase ho capito tutto. Dopo avermi sentito brontolare su tutto quello che non mi piaceva più del mio lavoro, mentre io me la prendevo col tipo di lavoro, con la vendita in generale, se ne è uscita con questa sintesi 

non dire stupidaggini, non sei stufo di vendere. Vendere ti è sempre piaciuto. Sei stufo di vendere quello che stai vendendo

... Ah ecco! Rivelato il mistero. Aveva ragione. Non ero stufo di vendere, ma ero stufo di vendere quei prodotti, in quel modo, sempre in giro a portare chili di cataloghi di tubi, raccordi, sifoni e compagnia e voler convincere potenziali clienti a cambiare fornitore, per risparmiare il tre per cento del nulla. Mi sentivo a caccia di elefanti con un fucile a tappi. Questo mi aveva stufato. Non la vendita. Tutto quello che stavo leggendo sulla vendita veniva smentito dall’area manager di turno che sembrava avesse letto altri vangeli, di altre religioni, su altre galassie. Non mi ero stufato della vendita. Mi aveva stufato QUEL tipo di vendita. Silvia in quel frangente mi ha fatto da coach, vedendo dall’esterno che sbattevo il naso in un muro, mentre avevo porte aperte ovunque. Poi da amica,35 mi ha fatto vedere le porte aperte, cioè la possibilità di vendere per altre aziende, in altri mercati, con altri prodotti. E mi è tornato l’entusiasmo. E non poco: mi si sono dilatate le pupille, è aumentata la salivazione, si è alzato il battito cardiaco e si sono allargate le narici per fare entrare più ossigeno: mi sentivo finalmente di nuovo un cacciatore. Un cacciatore affamato di nuovi stimoli, nuovi prodotti, nuovi clienti, nuovi mercati. Mi è tornata l’adrenalina che ho sempre avuto vendendo. Mi sono reso conto di essere in una savana piena di animali, o di essere un pescatore in un fiume ricco di pesci. Stavo continuando semplicemente a pescare con l’esca sbagliata, ed ero sulla barca con improvvisati pescatori che mi davano i consigli sbagliati, vestiti da esperti del “abbiamo sempre pescato così”. Bravi bravi continuate pure a pescare così. Io mi prendo un’altra barca, vado un po’ più al largo, mi porto quattro canne da pesca anziché una, con esche diverse, e poi vediamo chi si cucina prima un bel pesce alla griglia. Visto che la benzina nella barca la metto e pago io, vado a pescare dove e come voglio. E magari inizio a provare quelle tecniche di cui parlano i libri che sto leggendo... che sono un po’ diverse dalle tecniche che mi fai usare tu. Risolto il problema. Tornata in un attimo la voglia di alzarmi all’alba per andare a pescare, a fare tardi la sera leggendo libri di pesca e impegnarmi, impegnarmi impegnarmi, con quasi tutte le E che vedrai dopo (Energia ed Entusiasmo). 

Quindi? Se il primo lavoro come “…” non ti piace, prima di dire che tutti i lavori di questo tipo non fanno per te, chiediti se è proprio il lavoro in se a non piacerti o sono alcune condizioni del posto di lavoro specifico. Così eviti di generalizzare troppo. Potresti chiederti ad esempio: se mi pagassero il doppio mi piacerebbe? Magari capisci che la tua insoddisfazione è dovuta allo stipendio, non al lavoro in sé. C’è un posto in cui questo lavoro viene pagato di più? Se cambiassi il settore in cui sono, mi piacerebbe di più questo lavoro? Esempio banalissimo: se scrivi di un argomento che non ti piace e non ti interessa, magari il problema è l’argomento di cui scrivi, non la scrittura in sé. E così via.


Trappole

Le trappole, quando ti trovi a decidere se proseguire gli studi e scegliere una facoltà o un’università, o addirittura se rimanere nella tua città o andare a studiare altrove sono molte. Sempre dei soliti due tipi, interne ed esterne. Te ne elenco alcune e ti spiego come gestirle. I tuoi genitori: i tuoi genitori potrebbero darti dei consigli, ascoltali poi fai di testa tua perché il TUO mondo non è come lo vedono loro, né tantomeno come lo vedevano quando avevano la tua età ed erano nella situazione in cui sei tu adesso. Ringrazia del consiglio, spiega il tuo punto di vista e decidi in base a cosa scegli tu. No? Non puoi? Scusa, ti serve più aiuto del leggere un libro, probabilmente. Comunque prova a far loro leggere il capitolo PONTE x GENITORI. Potrebbe anche essere un partner che vuole tu rimanga dove sei (molte volte non solo fisicamente): lo abbiamo visto, il senso di protezione, volerci evitare fallimenti è innato, ma rischia di tenerci come un’aquila legata a un palo. Quando capisci di essere un aquila, capisci anche che non vivrai bene legata a nessun palo. 

Altre trappole: scarse informazioni, incomplete, di parte (Senti chi parla). Ti piace storia dell’arte, la stai valutando come università, ma il tuo insegnante del liceo ti dice che l’unica alternativa, dopo la laurea in storia dell’arte, è l’insegnamento. E a te non piace insegnare (non ti ispira anche se non hai mai provato). Considera che: il tuo professore è un professore (che scoperta!) che forse voleva insegnare, forse no. Prima cosa da chiedere. Se non voleva insegnare, si è laureato in storia dell’arte e poi cosa ha fatto? Quanto e cosa ha cercato? quindi non ha trovato altro? Sapere come NON trovare una cosa, come NON riuscire a fare qualcosa, ci serve a poco o niente. Devi parlare con qualcuno che, dopo una laurea in storia dell’arte, è contento del proprio lavoro e magari lavora in un museo (se è quello che vuoi fare tu). A lui puoi chiedere come ha fatto. Se ti dice che ha avuto fortuna, insisti, chiedi come ha fatto ad avere fortuna. Che tipo di professionalità cercano nel museo in cui lavora lui? E negli altri musei? Può darti qualche contatto, presentarti a qualcuno? Ahh, ti ho sentito! Non significa farsi raccomandare ma farsi presentare. Chi trova lavoro perché è raccomandato, al 90% (forse 99%) non è adatto e non si merita quel lavoro. Un danno al cubo per tutti. Ah ma devi essere uno dei più bravi. Ok, e quindi? Essere tra i migliori in qualsiasi campo paga sempre (questo dovrebbe insegnare ogni genitore ai propri figli, così come fa il mio amico Mario P.). E puntare in alto fa sempre bene, così come prepararsi al meglio. Ahah sei sempre così competitivo? Non lo so, fai tu, c’è il posto di lavoro dei tuoi sogni, ce n’è uno solo, e siete in cinquanta a volerlo. A qualcuno lo daranno, giusto? Allora? Sei veramente interessato e disposto a dare il massimo per qual posto di lavoro? Diventa il candidato migliore, la candidata migliore. AH che fatica! Certo. E pensa che fatica fare un lavoro che non ti piace tutta la vita! Ah no, tu continui a cercare... Mi spiace, non con questa mentalità. Con la mentalità di una persona che gioca per vincere, allora sì, continuerai a cercare finché non troverai il lavoro della tua vita o dei tuoi sogni. Perché chi gioca per vincere non si dà mai per vinto! Chi gioca per partecipare, finisce sempre in panchina a guardare giocare gli altri. Non ci sento. O ti impegni o non combinerai niente né col lavoro dei tuoi sogni né con nessun altro lavoro. Quindi la trappola dell’Accontentite, della Tolleratite ancora peggio, evitare come la peste. Mi laureo in lettere perché è facile, almeno faccio contenti i miei, intanto non c’è lavoro, c’è la crisi. Beh, ci sono molti usi di un ponte ma sentire frasi del genere me ne fa venire in mente ancora un altro. Se stai ragionando così, per cortesia, fatti un grande favore: cambia atteggiamento. C’è sempre lavoro per chi vuole impegnarsi e ha le capacità giuste. Quindi quando devi scegliere un corso di studi piuttosto che un altro, scegli quello che più ti risuona, ti ispira, ti fa venire voglia di studiare. Se pensi che non dia sbocchi, cerca chi quegli sbocchi li ha trovati o se li è creati, partendo da quell’università, e impara! Matematica al contrario (do un po’ di numeri, non ti preoccupare): X% dei laureati in AAA trova lavoro, Y% non lo trova Z% dei laureati in BBB trova lavoro, K% non lo trova. Nessuno ha mai intervistato Y o K per chiedere quanto hanno cercato, quanto si sono impegnati, se sono usciti a pieni voti o col minimo, se erano fuoricorso, se era la loro strada o si sono accorti tardi che non era la loro facoltà, la loro materia. Da XYZK prendi solo una cosa fondamentale: sia con A sia con B si trova lavoro. Non tutti. Tu vuoi essere tutti o vuoi essere quella/o che trova lavoro? Sei disposta/o a lavorare e impegnarti per trovarlo? Bene, puoi leggere il capitolo PONTE per Colloqui di lavoro e iniziare dal primo anno a crearti la tua pipeline (lista contatti) di potenziali aziende in cui vuoi lavorare.

Paperino avido

Appena senti la trappola peggiore, il paperino malefico, lo stoppi, gli dai ragione 

sì, hai ragione, trovare il lavoro perfetto sarà impegnativo

 e poi gli chiedi 

e come sarà invece fare un lavoro che non ci piace? Come sarà alzarsi la mattina per andare in un posto che non ci piace, con persone che non ci piacciono, a fare cose che ci piacciono ancora meno? Non sarà impegnativo? 

In effetti, qual è l’alternativa allo scegliere una facoltà che ti piace? ne scegli una che non ti piace per fare un lavoro che ti piacerà ancora meno? perché sono più possibilità di trovare lavoro? Non scherziamo! E se vai a finire comunque nella % di quelli che non trovano lavoro anche con la laurea che non ti è piaciuta? Avrai oltre al danno (niente lavoro da laureato/a) la beffa (avrai investito anni a studiare una materia che non era la tua preferita. Sì, ma mi piace lo stesso anche questa. A chi lo racconti? Se ti piacciono entrambe, ok, allora immagina di avere la possibilità di entrambi i “lavori da sogno”, con la laurea A e con quella B. Quale ti piace di più? Se non fosse una questione di soldi se entrambi ti potessero portare allo stesso benessere finanziario, quale sceglieresti? Se non dovessi lavorare per vivere, quale dei due lavori faresti? Perché ti dico questo? Perché ho scelto di diventare un ingegnere scartando subito l’opzione lettere, perché anche io avevo l’equazione lettere = insegnante malpagato. O comunque molto meno pagato di un ingegnere. Informazione all’apparenza giusta, ma niente di più sbagliato da generalizzare. Laurea in lettere poteva dire anche giornalista, piuttosto che scrittore, reporter (Blogger, copywriter non c’erano ancora, o per lo meno non erano così popolari). Quindi? Secondo te guadagna più un giornalista del NewYorkTimes o un ingegnere di una srl che produce componenti in plastica per altre fabbriche che a loro volta li assemblano in altri componenti che vanno chissà dove?

Finte sfere di cristallo

La finta sfera di cristallo dà sempre delle imprecisioni, infatti è finta. Dice cose verosimili, ma non sa tutto, non vede tutto, vede solo quello che vedi tu. Non ha l’intero quadro della situazione, quindi immagina come potrebbe essere il futuro, o i possibili futuri, in base a informazioni incomplete, se non errate. Ad esempio, la mia mi diceva che un ingegnere guadagna più di un laureato in lettere. Chiediti: sono disposto a impegnarmi, tanto da diventare veramente bravo nel mio lavoro, facendo A? e facendo B? Ammesso e non concesso che B paghi più di A all’inizio. A te piace più A. Comunque sia per fare carriera, ovunque, bisogna impegnarsi. Migliorarsi. Crescere. Si tratta sempre di impegno. Certo, se qualcuno crede che finita l’università si possa smettere di formarsi e crescere, può sempre cercare un lavoro presunto “fisso”, magari statale, nella speranza che lì non serva migliorarsi e crescere (ne dubito fortemente, ma se è possibile, non di certo in una società privata e ancora meno in proprio). Ho delle serie difficoltà, anche se so che molti la pensano così, a immedesimarmi in una persona che non voglia crescere e migliorarsi. Che voglia un lavoro 8-17.00 e 17.01 fuori dall’ufficio. Scusa, è un mio limite. Non ce la faccio proprio. Capisco la vita privata, la famiglia, gli hobby, ma non credo che per le altre faccende della tua vita guardi il minuto. Se pensavi che la settantesima puntata della tua serie preferita durasse 45 minuti, e poi invece è un episodio più lungo... lo spegni al minuto 45? sul serio? e se sei in discoteca e pensavi di tornare a casa alle 3.00, poi alle 2.55 incontri un amico o un’amica che non vedi da un po’, cosa fai, dopo cinque minuti ti congedi? sul serio? È questo il punto, devi fare in modo che il lavoro ti piaccia come ti piace il tuo hobby (cercando il lavoro giusto), come stare con amici con cui passi volentieri del tempo. Altrimenti stai cercando un posto da “robottino”. Quindi, attento alle trappole della finta sfera di cristallo. Non farti abbindolare da possibili o impossibili guadagni futuri. I soldi arrivano sempre quando fai bene il tuo lavoro. L’importante è fare bene qualcosa che ti piace.

Tempo

Seneca diceva 

La vita non è breve, ne sprechiamo troppa. 

Hai il tempo necessario per fare tutto, soprattutto alla tua età. Io ho 47 anni e fra poco 48. Ho tempo per fare tutto da capo, comunque. Non lasciarti ammaliare dalla voglia di guadagnare subito. Pensa sul lungo periodo, pensa alla tua vita intera. Gli anni dell’università potranno essere un’esperienza incredibilmente affascinante. Non te la precludere per voler guadagnare subito. Poi ti mancherà. Se non puoi per motivi economici, cerca di risolvere il problema piuttosto che accettarne le conseguenze. Datti tempo. Usa il tempo con giudizio, senza sprecarlo. Magari sei al quarto anno delle superiori, hai un anno intero per scegliere cosa fare dopo. Informati. Vai sui canali delle università. Parla con professionisti che fanno un lavoro che vorresti fare. Ricordati di parlare con persone di successo, sempre, altrimenti rischi di ricevere dei “consigli trappola”. Ricordati: “non puoi pretendere di imparare a vincere, da un perdente” (Coach Claudio), la giro in salse diverse, ma il punto è sempre lo stesso. Non ti serve capire cosa non funziona. Ti serve capire cosa funziona e come. Se sei indeciso fra 4-5-10 percorsi diversi, intanto significa che sei molto curioso e hai molti interessi. Bene, approfondiscili. Non hai un anno di tempo per decidere e hai ancora dubbi? Prima cosa rilassati, ti serve innanzitutto calma per riflettere. Consiglio vivamente il libro “Trova il tuo perché” di Simon Sinek, vedrai che ti basta qualcuno che ti aiuti. Fatti aiutare a trovare il tuo Perché seguendo le istruzioni di Sinek. Può aiutarti un amico, un conoscente, anche un parente, e parti da quello. Parti dal tuo Perché e scegli il percorso che più ti aiuterà a raggiungerlo e a coltivarlo. Rileggi questo capitolo, rileggi il libro. Entra nei miei social e chiedi consigli mirati per il tuo caso specifico. Non posso prometterti di riuscire a risponderti, ma farò del mio meglio per farlo. Ti sei accorto di aver fatto la scelta sbagliata? Puoi sempre cambiare. No? Se volessi andare a Roma e ti accorgessi di essere sull’autostrada giusta ma nella direzione opposta, diciamo direzione Napoli, cosa faresti? Continueresti a guidare fino a Napoli, per poi tornare indietro a Roma? Sul serio? Ahah no, ok, usciresti al primo casello e imboccheresti l’autostrada direzione Roma. Ottimo. Stessa cosa. Ma ormai vuoi finire. Beh, se ti manca qualche km per arrivare a Napoli, e vuoi vedere com’è, puoi. Fai attenzione solo che Napoli non sia una sirena che poi ti trattenga e ti impedisca di andare a Roma. Soprattutto, prendi questa decisione importante non come una disgrazia ma come una possibilità di crescita importante. Nessuna decisione è peggio di una “non decisione”. Meglio sbagliare che rimanere fermi a subire gli eventi. Sempre. Le decisioni più difficili sono anche quelle che ci fanno crescere di più. Dobbiamo affrontarle con serenità e calma. In questo libro hai molti strumenti per fare un buon lavoro, per prendere decisioni e fare scelte consapevoli. Buone scelte e buoni ponti.

E - la prova del nove

Non so se si usa ancora, ma la prova del nove è la prova che facevo alle elementari per verificare l’esattezza di un’operazione (i matematici non me ne vogliano se, in realtà, la prova del 9 non è una condizione sufficiente a provare l’esattezza dell’operazione). Qui la lettera E ci aiuta proprio a verificare che tutto sia in ordine e che stiamo prendendo la decisione giusta. Vediamo come

Energia Entusiasmo Eudaimonia

Questa è la prova per vedere se tutto torna. Stai scegliendo l’università, quella in questa città, quella facoltà, probabilmente anche quell’indirizzo/orientamento di studi (oppure hai deciso di metterti a lavorare). Comunque sia hai deciso quale ponte costruire nei prossimi 3-5-N anni. Bene. Come ti senti? Chiudi gli occhi e immagina il miglior futuro possibile una volta arrivato sulla sponda che hai deciso di raggiungere. Come si sta? Cosa fai? Ti senti realizzata/o? A fare cosa? A farlo come? Come sei arrivata/o fin li? Ti è piaciuto il viaggio? La costruzione del ponte come è andata? Bene? faticosa? Perché? Cosa ti è piaciuto? cosa non ti è piaciuto? Se tornassi indietro, rifaresti la stessa scelta? Punteresti questa sponda e costruiresti questo ponte? Se rispondere a queste domande ti fa stare bene, pieno di energia, e ti vedi costruire il ponte mattone dopo mattone, pilastro dopo pilastro, esame dopo esame con grinta ed entusiasmo, allora stai prendendo la decisione giusta. Se invece senti una vocina che ti dice che preferirebbe costruire un altro ponte e raggiungere un’altra sponda, non preoccuparti. Assicurati che non sia il paperino, che ti ha fatto vedere un futuro mediocre, poi ascoltala, capisci di cosa si tratta, e poi rifai l’esercizio immaginandoti su questa nuova sponda, fra 5 anni (o quelli che ci vogliono per arrivarci). Fatti aiutare da qualcuno che ti rilegga le domande mentre tu chiudi gli occhi e ti immagini dall’altra sponda. Ti serve qualcuno che non giudichi e che semplicemente ascolti. Se puoi registra le tue risposte e riascoltati. Senti il tono della voce. Se quando parli di una carriera in A c’è più serenità, e in una carriera in B c’è più tensione, potresti credere più difficile B, ma se continui ad esserlo quanto ti immagini al top in B, allora è un top che non ti emoziona come quello che potresti raggiungere facendo il percorso/la scelta/il ponte A. Un conto è credere che sarà un ponte più difficile da costruire, più faticoso. Un altro conto è credere che mi porti su una sponda in cui non mi troverò così bene come da un’altra parte, come su un’altra sponda. Mi sono spiegato? Spero di sì, altrimenti bombardami di mail e messaggi sui social. Questo concetto è importantissimo.

Lavori impensabili

Considerando il fatto che molti dei lavori di oggi non esistevano nemmeno venti anni fa (SMM, Youtuber, Influencer, Ads-Copyrighter, WebDeveloper, DigiCoach e potrei continuare), limitarsi a valutare le opzioni tradizionali, per valutare i possibili scenari dopo una laurea, è quantomeno riduttivo non che pericoloso. Per farti un esempio concreto ti parlo di un lavoro veramente impensabile, il pescatore youtuber, così ti renderai conto che le opportunità sono veramente molte e c’è veramente da sbizzarrirci con la fantasia, la creatività e l’immaginazione per creare possibilità di lavoro incredibili.

Pescatore youtuber

In Rep. Ceca c’è un ragazzo che si chiama Jakub Wagner, lo seguiva mio figlio su YouTube. Vive girando il mondo a pesca di qualsiasi tipo di pesce, soprattutto se gigante. Guadagna come un attore, vive come un attore, è un influencer, ha sponsor e fa la vita che vuole, seguendo la sua passione per la pesca sportiva. Qui, se qualche ceco (abitante della Rep. Ceca) leggesse, potrebbe obiettare che è un figlio d’arte, che il padre è un famoso attore, ricco, che lo ha sponsorizzato. Quindi? Quindi, anche se fosse (e non credo che. abbia avuto vita facile a convincere i genitori a lasciargli fare il pescatore) se non hai un padre che ti appoggia e ti sponsorizza? Ti servono semplicemente un appoggio e uno sponsor. Ma è difficile trovare sponsor se non sei nessuno. Certo. Diventa qualcuno. Inizia a fare il tuo canale YouTube un video alla volta, impara come si montano i video. Riprenditi quando peschi. Inizia a dire cose che attirino l’attenzione degli appassionati. 

Ma io voglio pescare, non montare videeo

... bravo. Allora paga qualcuno che ti monti i video... “Ma io non ho soldi”. Ok, sai perché non hai soldi? Perché vedi solo problemi invece di opportunità. Perché ti lamenti invece di darti da fare e imparare a montare un video di dieci minuti. E montarteli da solo finché non trovi lo sponsor e ti puoi permettere di farteli montare. Ma tu vuoi pescare. Infatti non ti riprendi mentre dormi o mangi o chissà che. Ti riprendi mentre peschi. Poi devi imparare un po’ di altre cose. L’alternativa è pescare nei fine settimana, senza lo stress di dover montare video, e fare un lavoro che probabilmente non ti piace per tutti gli altri giorni. Quindi?

Metodo Ponte
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi