BONUS GENITORI: Questo capitolo lo dedico a te, genitore, madre o padre, che devi accompagnare tua figlia o tuo figlio in questo periodo importante della sua vita. Sono genitore anche io, anche se un tipo di genitore un po’ “anomalo”. Sono quel genitore che ha cresciuto i figli di un altro, e che li considera anche suoi figli, nonostante non ci sia né un cognome, né un documento, né un filamento di DNA a confermarlo. I miei figli si chiamano Lenka e Martin, vivono in Rep. Ceca. Ho vissuto con loro e la madre Nadia fino a pochi mesi fa: dieci lunghi bellissimi anni in cui li ho visti crescere e passare dal tenermi la mano per attraversare la strada, al chiedermi di fargli guidare la macchina. Ti spiego questo in anticipo per farti capire che tipo di esperienza ho. Dovermene andare e lasciarli è stata la decisione più difficile che abbia mai preso. La più difficile e la più sofferta. Comunque sia andata poi la storia con Nadia, continuo a considerarli i miei figli. Non so se tu abbia letto il resto del libro, comunque in sintesi ho consigliato a tua figlia/o di sognare in grande, impegnarsi per realizzare i suoi sogni, e di avere la pazienza necessaria per arrivare ai risultati che vuole. Gli ho anche consigliato di capire quali sono i suoi talenti e seguirli. Una cosa importante, gli ho detto di chiederti consiglio e di prendere le sue decisioni da sola, da solo. Spero tu voglia continuare a leggere, e cercherò di essere il più conciso possibile per farti capire ogni consiglio che ho dato e quale è, secondo me, la responsabilità di noi genitori. Il metodo che ho insegnato a tuo/a figlio/a, per prendere decisioni importanti come scegliere se e quale università frequentare, si chiama metodo PONTE. È un insieme di strategie, modi di pensare che lo/la aiuteranno a prendere decisioni più consapevoli. Consapevoli di cosa? Di tutte le opportunità che ci sono, di cosa l’aspetta se segue o non segue i suoi sogni, del fatto che noi genitori, per quanto vogliamo solo il meglio per i nostri figli, comunque abbiamo in mente la NOSTRA definizione di cosa sia o non sia giusto, buono o non buono, meglio o peggio per loro. Non ci possiamo fare molto. Io stesso, nonostante studi questi meccanismi da una vita, ho difficoltà a essere obiettivo quando si tratta dei miei figli. Per questo ho accettato subito quando mia figlia mi ha detto di voler andare da una coach (life coach specializzata in teenager). Subito al volo! Perché solo una persona esterna può coacchiare al meglio. Io sarei troppo vicino alla situazione, troppo dentro. Ho troppi “pregiudizi”, mi sono fatto troppe idee giuste o sbagliate su mia figlia, sui suoi talenti, sul suo potenziale, su quello che – ripeto – sarebbe giusto o sbagliato per lei. Quindi veniamo a noi: perché noi genitori non riusciamo a vedere il futuro dei nostri figli con l’atteggiamento giusto? Perché l’atteggiamento giusto è con distacco e oggettività, senza emozioni. Capirai che è praticamente impossibile. Inoltre ognuno guarda attraverso i propri occhi e i propri occhiali. Io vorrei che mia figlia facesse più sport perché io faccio sport? Peggio, perché io non ne faccio quanto vorrei. Vorrei che mio figlio imparasse a montare video. Perché? Perché ne ho bisogno, credo che gli piacerebbe visto che gli piace stare davanti al pc, e, lo ammetto, perché mi piacerebbe avere un “pretesto in più” per passare del tempo assieme, soprattutto adesso che siamo lontani. Vedi che sono tutti motivi strettamente egoistici da parte mia? Sono i miei figli, i miei occhi e mi miei occhiali. Qual è la differenza tra i miei occhi e i miei occhiali? Beh, i miei occhi rappresentano la mia vita, le mie abitudini, le cose che faccio. I miei occhiali possiamo intenderli come le mie convinzioni, quindi le cose che secondo me sono vere, le mie credenze, e soprattutto i miei valori. Abbiamo molti “filtri” nostri, per ognuno diversi, che ci fanno vedere la realtà in un modo piuttosto che in un altro. Rosa piuttosto che blu e così via. Quindi, se ti va, posso guidarti in un breve percorso di riflessione per aiutarti a dare il meglio come consigliere per i tuoi figli. Non voglio certo insegnarti come fare il genitore. Sicuramente posso darti spunti interessanti sui quali riflettere, per aiutare e consigliare al meglio tua figlia o tuo figlio. Bene, se stai leggendo significa che vuoi metterti in gioco. Eccomi subito al punto, al Metodo Ponte.
PONTE
PER GENITORI
P
P = Perché. Perché vuoi consigliare tua/o figlia/o? Qual è la cosa che auguri più di ogni altra cosa a tua figlia, tuo figlio? E perché proprio questa cosa? Cosa ne ricaverebbe, cosa se ne fa di quello che le/gli stai augurando? Ti faccio un esempio: potresti augurare a tua figlia di guadagnare più di quello che guadagni tu (cosa comune tra noi genitori). Ok, e Perché? Cosa vuoi che faccia con questo denaro? Perché dovrebbe guadagnare di più? Esempio: per non dover lavorare come ho fatto io dodici ore al giorno e non godersi la vita (sempre esempio). Bene, il genitore di questo esempio, scavando, si rende conto che quello che vuole per la figlia non è denaro, ma quello che potrà permettersi con quel denaro, e cioè in questo esempio la possibilità di godersi la vita senza dover lavorare tanto… bene. Più “giri di Perché” facciamo, più arriviamo alla radice. Potrebbe essere, per esempio, che alla fine quello che desidero di più per mia figlia è che sia felice. Ottimo, sono arrivato al mio perché. Consiglio mia figlia perché voglio che sia felice. Già a questo punto, dovrei fermarmi a chiederle cosa sia per lei la felicità. Per essere sicuro che la mia definizione di felicità e la sua coincidano. Altrimenti sarebbe come voler sfamare mio figlio con filetti e cotolette senza sapere se mio figlio è carnivoro o vegetariano. Ok? Certo che sai se è vegetariano, vegano oppure onnivoro, ma potresti non sapere cosa per lui è veramente la felicità. Ti racconto un piccolo episodio. Martin all’epoca era un bimbo che aveva bisogno di salire su uno scalino di plastica per arrivare al tavolo della cucina (6-7 anni circa). Appassionato di cucinare dolci di qualsiasi tipo, basta impastare farina, riempirsi le manine di pasta e assaggiarla continuamente non appena la mamma e io non guardavamo. Bene, era così contento che gli ho chiesto cosa volesse fare da grande e lui, ovviamente, mi ha detto che voleva fare il fornaio (in ceco c’è un nome specifico per il fornaio di dolci, una specie di pasticcere diciamo). Ottimo, allora io (che stranamente avevo solo il business in testa, all’epoca forse più di adesso) gli ho detto “Bene, e se fai tanti dolci poi puoi aprire anche una fabbrica.
Papà (quello biologico) ha una società con tanti camion ed è partito dal guidarne uno. Tu puoi fare lo stesso con i dolci”. E lui con tutto il candore di un bimbo mi ha risposto:
Eh no, Claudi, se poi apro una fabbrica di dolci non avrò più tempo di impastarli. Io voglio impastare dolci.
AH ECCO. E ha proprio ragione. Se gli piace impastare e cuocere dolci, che cosa se ne fa di una fabbrica in cui impastano e cuociono altri? Mi sono sentito così… pirla (si può scrivere o è volgare?). Volevo insegnare qualcosa a mio figlio e invece lui ha insegnato qualcosa a me. Mi ha insegnato che ognuno sogna a modo suo. A ognuno piacciono cose diverse, per motivi diversi. L’importante è che non sia io, non siamo noi genitori, a far abbassare l’asticella ai nostri figli, che se vogliono aprire un’attività non iniziamo a mettere paletti o freni con le stra-sentite frasi del tipo “non fare il passo più lungo della gamba”, “vola basso” “chi va piano va sano e va lontano”. Perché? Perché sono sempre dette queste frasi fatte troppo generiche, fuori contesto, e sono tutte frasi che limitano. INCISO: Troppe volte sento persone della mia età dire che non gli piace il proprio lavoro. Ma, dico, chi ti ha obbligato? Chi ti obbliga tutti questi anni a fare un lavoro che non ti piace? Ma c’è la crisi tu non capisci! No, c’è la crisi si, ma la tua crisi la stai creando da solo regalando tutte queste ore tutti i giorni ad un lavoro che non ti piace. Ti stai inaridendo giorno per giorno e fai un danno enorme alla società. Sì, ti guadagni da vivere per te e la tua famiglia? Poco rispetto al danno che fai a tutte le persone che ti incontrano svogliato sul lavoro. I colleghi, i clienti, i fornitori, il capo. Hai il dovere morale di trovarti un lavoro che ti soddisfi. Altrimenti oltre ad inaridirti, inaridisci gli altri. Lo fai per i tuoi figli? Bella scusa. Cosa gli stai insegnando? Di accettare il primo lavoro che capita, farlo solo per guadagnarsi da vivere, e accettare di essere infelice otto ore al giorno per il resto della propria vita. Questo stai insegnando. Altra cosa è fare un lavoro che non ti piace per portare a casa da mangiare, e nel mentre cercare e non smettere di cercare qualcosa di meglio. Così insegni il sacrificio e la voglia di migliorarsi. Questo è un aiuto per i tuoi figli. Non portargli “il pane a casa” e portargli un genitore scontento, svogliato, demotivato per non dire peggio. Se ti sei offeso… basta scuse, basta dare la responsabilità agli altri. Cambia. Perché? Perché i nostri figli imparano dalle nostre azioni, non da cosa diciamo loro. Sempre (dagli otto anni in su).
O
O = Obiettivi. Che obiettivi ha tua figlia, tuo figlio? Che obiettivi hai tu? Diciamo che abbiamo capito che lo scopo, il tuo perché è aiutare tua figlia a vivere felice (esempio di sopra, tu metti il tuo). Che obiettivi vuole raggiungere lei? Prendine atto, e fai attenzione a non mettere i bastoni tra le ruote. Ti ricordo che tua figlia, così come tutti i bambini del mondo, è caduta e si è rialzata una media di ottocento volte. Per questo ha imparato a camminare. Cammina non perché tu l’hai aiutata ad alzarsi. Cammina perché tu l’hai lasciata cadere e rialzarsi da sola finché non ha imparato a stare da sola in piedi. Non le hai contate tutte quelle culate con i pannolini, ma qualche studioso lo ha fatto, per tanti bambini, prima di tirare fuori questa media. Adesso non si tratta più di cadere a terra, adesso si tratta di sbagliare con le proprie forze, con la propria testa, con le proprie idee. Significa che se vedi tua figlia che sta per commettere un errore madornale non puoi aiutarla? Datti tu la risposta, in base all’errore, a cosa potrebbe o non potrebbe succedere, sia nel caso tu intervenga, sia nel caso tu non lo faccia. Non è neanche detto che se a te una cosa è andata male, debba andare male a lei. Questo sarebbe disastroso, pensare che i nostri figli debbano fare errori come li abbiamo fatti noi. Lo so, difficile tenere il passo di questo discorso. Torno sulla terra con un esempio: se io ho aperto una attività, diciamo un bar, ci ho lavorato giorno e notte, mi sono indebitato, mi sono ammalato, ho perso tutto e sono tornato a lavorare come dipendente e ho trovato la felicità, questa è la mia esperienza. Il problema a trasferire questa esperienza a mio figlio è una sola: la mia col bar è stata un’esperienza fallimentare. Che insegnamento posso dare con un’esperienza fallimentare? Posso solo dire cosa ho sbagliato. Il problema è che se poi ho smesso di provare, è molto difficile che io abbia imparato la lezione. Altro conto è se mio figlio vuole aprire un bar, che vada a chiedere a chi di bar ne ha tre o quattro o quaranta. Quasi sicuramente anche lui avrà avuto i problemi che ho avuto anche io, con una differenza: mentre io ho deciso/capito che il bar non era per me e ho trovato la mia felicità altrove, lui ha insistito finché non ha trovato il modo di far funzionare un bar, poi due poi tutti gli altri. È chiaro? Lui è più autorevole per insegnare a mio figlio qualcosa sui bar. Io ho solo un’esperienza negativa da condividere. Ci sono bar aperti? Quando io ho chiuso hanno chiuso tutti? No, allora vuol dire che qualcuno ha fatto meglio di me. Se inizio a pensare che chi è riuscito dove io ho fallito, ha avuto solo fortuna… Beh. Cosa voglio insegnare a mio figlio? A sperare nella fortuna? Sul serio?
N
N=No. Ho detto a tuo figlio che i “no” fanno parte della vita, del successo. Nessun successo arriva come una sfilza infinita di “sì”. Una laurea non arriva sempre con tutti 30 e lode, e ci si può laureare anche ripetendo più volte gli esami. Nel tuo caso, se sei sicuro di avere il consiglio giusto per tuo figlio, quante volte sei in grado di ripeterlo e sentirti dire “no”? Se ti dice “no” è perché vuole fare con la sua testa, gli hai insegnato (ha imparato) ad usare la sua testa. “Te l’avevo detto” è una frase da cancellare. O li vogliamo aiutare o non li vogliamo aiutare. Che ascoltino e seguano o meno i nostri consigli è una decisione che spetta a loro. Cosa possiamo fare è dare consigli solo su argomenti sui quali ci sentiamo ferrati e autorevoli. Per tutto il resto abbiamo il diritto di dire come la pensiamo, non sono consigli sono le nostre opinioni. Le opinioni di un genitore che fa tutto nel bene del figlio. Secondo però quel bene che noi abbiamo in testa.
Altri NO sono i “NO GRAZIE” che ho detto a tuo figlio di prepararsi a usare, come uno scudo, tutte le volte che ci sarà qualcosa che si metterà tra lui e i suoi obiettivi. No grazie agli amici che vogliono andare a divertirsi, quando lui deve ancora finire quello che vuole fare per preparare i suoi esami. No grazie alle tentazioni di lavori allettanti da punto di vista economico, quando non sono ciò che lui vuole fare (e quindi non lo renderanno felice). No grazie e impegno impegno impegno per raggiungere i propri obiettivi. Il tempo per gli amici, la famiglia, il riposo e lo sport ci devono essere, tutto col giusto equilibrio.
T
T= Talento. Ho detto a tua figlia/o di seguire il talento o i talenti che ha. Adesso, francamente, se hai un figlio o una figlia all’università hai vissuto abbastanza per sapere di cosa parlo. Hai seguito i tuoi sogni?
Hai sfruttato i tuoi talenti? Li hai coltivati? Se sì, ti prego di insegnarlo ai tuoi figli. Se non lo hai fatto, adesso, francamente, se tornassi indietro faresti le stesse scelte? Per cortesia non rispondere “sì, perché così sono felice perché poi è successo questo, ho conosciuto quello…” Non è un gioco, stiamo parlando del futuro di tua figlia. Ti chiedo di essere sincera/sincero. Se hai trascurato il tuo talento, lo rifaresti? Se stai pensando che col tuo talento non avresti potuto guadagnarti da vivere, e permettere a tua figlia la vita che ha avuto posso capirti. Ma al giorno d’oggi le cose sono tremendamente cambiate. È possibile guadagnarsi dignitosamente da vivere aprendo un canale YouTube, lavorando sodo e facendo vedere come cuciniamo i nostri piatti preferiti. Sembra semplice, in realtà non lo è ma è sicuramente possibile. Secondo te non è un lavoro sicuro? Quando andavamo ad affittare le VHS con i film di Stallone e compagnia, avremmo mai pensato di vedere Blockbuster fallire? E la Nokia? Eppure sono fallite. (La Nokia mobile è stata venduta a Microsoft, poi è sparita, ne è rimasto solo il marchio ceduto da Microsoft all’azienda che lo usa tuttora (HMD Global), che non c’entra più nulla con la storia della Nokia). Kodak e Polaroid dominavano il mercato delle pellicole fotografiche. Se ne trovi un paio in cantina e le fai vedere a tuo figlio è molto probabile che non sappia cosa siano, stessa cosa con i VHS o le cassette. Quante aziende hai visto chiudere? Quante ne hai viste aprire? Quante banche abbiamo visto chiudere? Lo so, meglio non pensarci. Tutto questo per dirti che adesso le opportunità che hanno i nostri figli sono completamente diverse, sono cresciute esponenzialmente, così come esponenzialmente sono cresciute le distrazioni, purtroppo. Le notifiche per noi erano un amico che veniva sotto casa a chiamarci, poi il telefono di casa che squillava, rispondeva la nonna (quando sentiva) e lasciava un messaggio scritto in stampatello sul mobiletto del telefono, per non dimenticarsi. Adesso chiunque può disturbarci, chiunque può interrompere tua figlia, così come la mia mentre studia, mentre legge, mentre parla con noi. Bi-Bip e che… Se credi ancora che i nostri figli possano lavorare tutta la vita nello stesso posto, per la stessa azienda… Non ci credi vero? Io non ci sono riuscito e conosco poche persone della mia età (leva ‘74) che ci sono riuscite. Quindi tornando al talento: meglio studiare quello che ti piace o quello che “ti farà guadagnare di più”? Se poi vedi che un influencer patito di salsa guadagna più del tuo capo, e più del capo del tuo capo facendo (in modo intelligente) quello che piaceva fare a te, mentre tu fai un lavoro che non ti è mai piaciuto e mai ti piacerà? Certo, se balli salsa per le strade e chiedi l’elemosina forse guadagni meno e vivi peggio, ma se sei scarso ti licenziano anche se fai il contabile o l’ingegnere. O qualsiasi altro lavoro “per guadagnare di più”.
Giusto? Spero che sia chiaro dove voglio arrivare. Altrimenti ti chiedo la cortesia di scrivermi (vai sul sito www.coachclaudio.it). Quindi, tornando a te, qualsiasi sia la tua età, ti consiglio di coltivare i tuoi talenti. Da tanta felicità. Probabilmente ormai per le olimpiadi è tardi, ma vuoi mettere, fare qualcosa che ti piace? ... Cosa? Lo farai in pensione? Sul serio? Ho capito bene? Hai detto pensione? Non so te, ma io credo che avrò meno energia e meno forza, e meno capelli probabilmente quando arriverò alla pensione... Non posso capire? Certo, tu leggi ma a parte leggerti nel pensiero ogni tanto, non riesco ad avere un dialogo che si possa definire tale. Lo so. Non credo nemmeno sia possibile on line, ma chissà... intanto ti consiglio di leggere il libro dall’inizio, se stai leggendo solo questo capitolo per i genitori. Chissà che non ti venga voglia di riprendere qualche vecchia passione. PS.: Se mi scrivete in tanti, genitori, posso scrivere di più per voi, se vi interessa.
Altra T Trappole
Altra T è la T = Trappole. Le trappole sono dei sabotaggi, non le vediamo ma quando ci capitiamo sopra ci rallentano, ci bloccano e ci fanno male. Si dividono un due tipi principali: quelle interne e quelle esterne. Le trappole interne sono tutte quelle cose che crediamo essere vere e che invece non lo sono, e solo per il fatto di esistere nella nostra mente ci impediscono di “fare”. La più forte trappola da conoscere ed evitare è la nostra vocina depotenziante interna. Si spaccia per “noi” ma è solo un sistema di difesa. Ci difende da tutto quello che non conosce (che non conosciamo) e farà di tutto per impedirci di provare cose nuove. Le trappole esterne, stessa cosa, credenze che ci hanno trasmesso “gli altri” (tv, social, amici, parenti, genitori). Come vedi, noi siamo potenzialmente una trappola per i nostri figli. E si capisce anche perché: anche noi cerchiamo di proteggere i nostri figli da quello che non conosciamo, e vogliamo proteggerli dal dolore del fallimento come abbiamo visto prima. Praticamente vogliamo che imparino a camminare da soli senza prendere culate. Vogliamo che facciano la loro vita senza dargli l’opportunità di imparare a vivere. No, io non voglio solo che sbaglino e si facciano male… appunto, che imparino. E tu? Cosa ti dice la tua vocina interna? Se senti la voce che ti incita, che fa il tifo per te, che ti aiuta a rialzarti quando sei a terra, che ti fa fare un’altra flessione quando hai le braccia stanche, che ti fa fare un’altra telefonata quando vorresti andare a casa… allora senti la voce potenziante. Io la mia la vedo come una tigre buona, che mi parla. In crescita personale viene indicata in modi diversi: parte potenziante, anima vincente, lupo bianco. Se invece senti la vocina dirti di lasciar perdere, che non ti meriti quello, che non sei abbastanza per… che hai sempre fallito, che è inutile provare e altre cose del genere, beh, quella è l’altra faccia della medaglia. È quella che io chiamo il paperino antipatico. La parte depotenziante, l’anima perdente, il lupo nero. Esistono entrambe. Vince sempre quella a cui diamo ascolto, il lupo a cui diamo da mangiare. Se ti interessa l’argomento, ti consiglio di andare al paragrafo
Lupi Bianchi Lupi Neri, Tigri e Paperini.
Altra T: Traiettoria
Traiettoria. Qual è la traiettoria migliore per raggiungere i nostri obiettivi? Diciamo che il nostro obiettivo è fare arrivare il nostro messaggio a nostro figlio, cioè convincerlo ad iscriversi all’università. Che lui poi decida di seguire il nostro consiglio o meno, dobbiamo almeno essere sicuri di averlo comunicato nel modo giusto, non credete? Nostra figlia, nostro figlio non ragionano come ragioniamo noi per molti motivi: vivono nel loro mondo, noi nel nostro e i due mondi sono diversi. Nel nostro ci sono obblighi, doveri, lavoro, mutui da pagare, capi o azionisti a cui obbedite. Nel loro mondo ci sono professori, esami da passare un mondo da scoprire. Vale la pena capire come loro vedono il mondo, per evitare di parlare due lingue diverse. Nel prossimo capitolo al paragrafo “Non siamo tutti uguali” vedrai quali sono le principali personalità. Cerca di capire a quali personalità si avvicinano di più i tuoi figli e avrai strumenti nuovi e migliori per comunicare con loro. Ti ricordo che quando qualcuno non capisce cosa diciamo, la responsabilità solitamente è nostra, perché non siamo riusciti a farci capire, a comunicare nel modo giusto. Poi, non fraintendermi, quando qualcuno non vuole sentire non vuole sentire, ma almeno possiamo mettercela tutta.
Ultima T il Tempo
Per un genitore il tempo passa troppo in fretta, soprattutto quello in cui i figli hanno bisogno di noi, ci cercano sempre, ci fanno mille domande. Poi crescono, iniziano a volere la loro indipendenza e a noi sembra quasi di venire messi in disparte. Sono fasi in cui siamo passati tutti, sono “tempi” diversi, e per ognuno di questi tempi ci dobbiamo ri-settare perché le regole cambiano. Detto questo, la cosa più importante da capire è che il tempo delle scelte importanti deve essere loro. Non dobbiamo interferire. Possiamo consigliare ma non possiamo pretendere di vivere per loro. A volte è proprio difficile vedere un figlio intestardirsi e prendere una decisione che per noi non ha senso, ma se da una parte abbiamo il dovere di avvisarli, dall’altra abbiamo anche il dovere di lasciarli prendere le loro decisioni, fare le proprie scelte, anche i propri errori se necessario. Appoggiarli e sostenerli anche quando stanno facendo scelte che sono diverse da quelle che avremmo fatto noi (cose illegali escluse, ovviamente). A volte sento genitori che inconsapevolmente stressano i figli con pressioni del tipo “se perdo un anno di studio perdi un anno di vita”. Certo che non piace a nessuno, ma dovremmo capire che a volte nostro figlio o nostra figlia è già abbastanza sotto pressione per conto suo, e aggiungere pressione non può che peggiorare la situazione.
Senza parlare del fatto che ripetere un anno non è una catastrofe. Dipende sempre se si è imparata la lezione o no, e da come si usa quel tempo. Se al secondo anno di università nostro figlio si rende conto di aver sbagliato strada, dobbiamo aiutarlo a capire che può cambiare, che non è la morte di nessuno. Non si può pretendere che continuino un percorso solo perché lo hanno iniziato, perché vorrebbe dire condannarli all’infelicità. Sento anche dire che un anno perso equivale ad un anno di stipendi in meno. Certo, ma se lo stipendio deve essere guadagnato facendo un lavoro che non gli piace, meglio studiare un anno in più e fare la scelta giusta. Dopotutto ci siamo passati anche noi, e credo di non essere il solo che se potesse tornare indietro proverebbe strade diverse. In sintesi, i nostri figli devono prendersi il tempo per scegliere, ovviamente senza sprecarne.
E
Ed eccoci all’ultima lettera, l’ultimo pilastro del metodo PONTE E= Energia, Entusiasmo, Eudaimonia. Ho insegnato a tuo figlio di assicurarsi di sentirsi entusiasta del percorso che sta facendo, della facoltà in cui sta studiando, del professionista che diventerà. Altrimenti significa che la strada non è quella. Se non c’è niente che lo entusiasmi, allora deve tornare indietro e scegliere meglio. Il metodo è infallibile? Non lo è. Evita sicuramente di prendere decisioni affrettate. Se ci si rende conto che la strada intrapresa non è quella giusta, che non ci entusiasma, che ci prendere energia invece di darcene, non è mica la fine del mondo!
Dobbiamo trovare quella giusta e ripartire. O no? Dobbiamo (devono) finire quello che abbiamo (hanno) iniziato? Sicuro? Solo perché ci hanno insegnato così? Beh, ci hanno insegnato un bel po’ di stupidaggini, sarà ora di rendercene conto e fare di meglio, non credi? Le persone che andavano controcorrente ci sono sempre state. Certo, sono sempre stati delle minoranze, ma se devo scegliere tra essere una minoranza felice o una maggioranza infelice? Cosa è meglio? E chiude il cerchio l’ultima parola è l’EUDAIMONIA, la Felicità secondo gli antichi greci, data dal conoscere i propri talenti e svilupparli. Questa in estrema sintesi, cosa ha letto tua figlia, tuo figlio. E quello che consiglio anche a te, qualsiasi età tu abbia. Qualcuno potrebbe obiettare che mi rivolgo solo a genitori “di un certo tipo”. Può essere. Se vi riferite a quei genitori che spingono i propri figli a seguire le proprie orme, spero che si ricredano. Se c’è qualche genitore che crede che il proprio figlio o la propria figlia non siano capaci di fare qualcosa, beh, può essere. La domanda per voi è: chi li ha educati? Chi non li ha educati? Di chi è la responsabilità? Dobbiamo ricordarci che i nostri figli dai dieci anni in poi non ascoltano cosa diciamo, guardano cosa facciamo. Imparano dai nostri comportamenti, dalle nostre abitudini. E imparano in due modi completamente diversi: nell’80% dei casi copiano/ricalcano quello che facciamo noi. Nel 20% dei casi fanno l’opposto di quello che facciamo noi. Già questo ci dà un’enorme responsabilità, perché condizioniamo i nostri figli sia che lo vogliamo, sia che non lo vogliamo. Se vogliamo essere genitori illuminati dobbiamo sforzarci di far vedere il mondo ai nostri figli da angolazioni diverse dalla nostra. Lo so, più facile a dirsi che a farsi. Almeno l’importante è non limitarli. Già così avremo fatto un buon lavoro. Se loro vedono il mondo in modo diverso, sforziamoci di capirlo, di capire il perché.
Se sei un genitore che ha sempre aiutato i propri figli a non dover fare fatiche che hai fatto tu, se ha sempre cercato di rendere loro la vita più facile di quanto non sia stata la tua … purtroppo potrebbe essere che tu non abbia lasciato loro la possibilità di “allenarsi a dovere”. Il punto è che prima o poi la vita arriverà con i suoi insegnamenti. Allora dovrai essere li ad aiutare i tuoi figli a gestire queste “lezioni”: rifiuti, ostacoli, no, delusioni. Ci passiamo tutti, ognuno a suo modo, ognuno con i suoi tempi. Il punto è che sono lezioni che ci aiutano a crescere. Ti chiarisco con un esempio: se hai sempre comprato ai tuoi figli tutto ciò che volevano, perché magari tu hai avuto un’infanzia di restrizioni economiche e non vuoi che le provino loro, li stai abituando ad avere tutto senza fatica, senza meritarselo, senza guadagnarselo. Qualche ragazzo potrebbe pensare che tutto gli sia dovuto anche se tu non lo fai con questa intenzione, ovviamente. Invece sappiamo benissimo che nella vita non funziona così. Soprattutto per le cose importanti ci vuole sempre impegno e tempo, e ci sarà sempre un prezzo da pagare, qualche rinuncia da fare. Si rischia di non prepararli a impegnarsi per i propri sogni. Questo è il punto. Come se inconsapevolmente li stessimo portando sulle spalle e non li lasciassimo imparare a camminare. Nonostante sia stato un genitore part-time (diciamo pure così), quello del genitore è il “lavoro” più complicato che abbia mai fatto. Il lavoro di più grande responsabilità. Anche ovviamente il più ricco di soddisfazioni.
Metodo Ponte
Come laurearsi senza rinchiocciolirsi